martedì 22 novembre 2011

Galileo Chini.

Da Wikipedia.
Galileo Andrea Maria Chini e' nato il 2 dicembre 1873 a Firenze, in Toscana, da Elio Chini, sarto e e Aristea Bastianie, e' morto il 23 agosto 1956 nella medesima citta' e' stato disegnatore, pittore, architetto e ceramista.
Galileo Chini, nasce da una famiglia di modeste origini, il padre lo lascia quando lui ha solo 13 anni. Dopo aver completato le scuole elementari si iscrive ai corsi di decorazione della Scuola d'Arte di Santa Croce a Firenze, ma la deve abbandonare, dopo due anni e mezzo di frequenza, a causa degli impegni di lavoro, era infatti entrato come operaio nello stabilimento chimico Pegna prima di cominciare a lavorare come apprendista restauratore nello studio dello zio Dario, e aveva cominciato a frequentare gli studi di pittori come Amedeo Buontempo e Augusto Burchi. E' in questo momento nello studio delli zio che Chini s’impadronisce delle diverse tecniche per il restauro di antichi dipinti.
Nel 1887 si iscrive alle scuole serali di via Maggio e alle scuole domenicali Dazzi a Firenze. L’anno successivo conosce il pittore Giulio Bargellini che lavora con Augusto Burchi. Questi gli affiderà l’incarico di eseguire alcune decorazioni nel palazzo Budini - Gattai di Firenze. Frequenta il decoratore friulano Amedeo Buontempo per apprendere le tecniche della decorazione.
Nel 1893 aderisce al gruppo di Nino Costa fautore di un ritorno alla tradizione italiana nella pittura.
Dal 1895 frequenta saltuariamente, per due anni, la Libera Scuola di Nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, Diventa socio del Circolo degli Artisti e oltre a Plinio Nomellini e Telemaco Signorini, Enrico Sacchetti, Sem Benelli e Giovanni Papini, Lodovico Tommasi, Salvino Tofanari, Libero Andreotti conosce Elvira Pescetti, che diventera' sua moglie.
Nel 1896 a Firenze crea una manifattura l'Arte della Ceramica in collaborazione con Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici e Vittorio Giunti. lui e' direttore artistico. E' una piccola fabbrica ma produce oggetti molto belli. Come ceramista Chini introdurra' lo stile Liberty e quello della Secessione Viennese in Italia e imprimera' un mutamento profondo nella produzione italiana, dando una nuova fisionomia alla maiolica nazionale. Le ceramiche della manifattura ebbero larga diffusione, imponendosi sia nei mercati europei che negli Stati Uniti. Con le ceramiche si presentera' alle mostre internazionali di Londra (1898), di Parigi (1900), di Torino (1902). Lavora anche a San Miniato e agli affreschi che decorano la sala del consiglio comunale e la chiesa di San Domenico. Inizia a collaborare con la rivista Fiammetta per la quale fara' illustrazioni di gusto preraffaellita.
Nel 1898 i prodotti dell'Arte della Ceramica vengono esposti all'Esposizione Internazionale d’Arte di Torino dove ottengono la medaglia d’oro.
Nel 1899 sposò Elvira.
Nel 1900 nasce la figlia Isotta. I prodotti della manifattura ripetono il successo all'Esposizione di Parigi. In questi anni i suoi lavori in ceramica partecipano con successo a mostre internazionali a Bruxelles, San Pietroburgo e St. Louis, dove vincono premi. Come restauratore partecipa ai restauri della chiesa della  Santa Trinita a Firenze, a fianco dei pittori Cosimo Conti e Augusto Burchi, questi lavori durano due anni e finiranno nel 1902. .
Nel 1901 nasce il figlio Eros. La manifattura intanto si trasferisce in una sede più ampia situata in località Fontebuoni. Partecipa alla Biennale veneziana presentando il dipinto La quiete.
Nel 1902 in occasione della mostra nazionale di floricoltura di Firenze, collabora alla costruzione del padiglione della ceramica con l’architetto Castellucci. Sempre nello stesso anno, partecipa con le ceramiche della manifattura all’Esposizione di Arti Decorative di Torino, ottenendo il diploma d’onore e due gran premi.
Nel 1903 partecipa alla Biennale di Venezia, dipinge la volta della sala della Toscana, e due porte di marmo ornate con arabeschi in oro e intarsi in pietre dure.
Nel 1904, a seguito di disaccordi con il management, lascia la fabbrica Arte della Ceramica. Affresca internamente una parte della villa Targioni a Calenzano.
Dal 1905 lavora per decorare e restaurare la chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze. Realizza anche una serie di affreschi di affreschi all'Hotel Cavour di Firenze e presso il Grand Hotel La Pace a Montecatini. Alla Biennale veneziana espone due dipinti: Il trionfo e La campagna.
Nel 1906 con suo cugino Chino Fornaci fonda la Fornaci di San Lorenzo per realizzare ceramiche e vetrate ma anche arredamenti d'interni e progettazione di mobili in legno decorati da piastrelle, ceramiche e vetri. Dai motivi vegetali degli esordi, la ricerca formale di Chini sulle ceramiche si sposta verso motivi geometrici e zoomorfi, e a tonalità d’oro, argento e rubino, ripiegando, negli anni successivi, verso soluzioni vicine al Decò. L'opera iniziata in questo senso dal Chini ancora prosegue nel lavoro degli eredi della Manifattura Chini, nel Mugello, a Borgo San Lorenzo. Il Chini intanto continuava a partecipare a numerose esposizioni.
Nel 1907 espone alla Biennale di Venezia, al cui interno allestisce con lo scultore De Albertis, la Sala del Sogno. E’ proprio nel 1907 durante la visita alla Biennale di Venezia che re Rama V, dichiara di aver trovato e di volere proprio quel pittore italiano, per decorare il Phra ti Nam, dopo aver visto ed essersi innamorato della “Sala del Sogno”.
Nel 1908 inizia a insegnare Decorazione alla Regia Accademia di Belle Arti di Roma, manterra' la cattedra fino al 1911. Allo stesso tempo comincia a lavorare come scenografo teatrale. in questo campo col suo lavoro si propose di rinnovare gli sfarzi un po’ pesanti delle antiquate scenografie barocche, riuscendo ad imprimere il nuovo linguaggio Liberty. Antonio Fradeletto lo incarica di decorare l’ambiente di ingresso della Biennale veneziana.
Nel 1909 si dedica alla cupola della sede centrale della Biennale di Venezia. Esegue le scene e il manifesto per la Cena delle beffe di Sem Benelli, che viene presentata al Teatro Argentina di Roma.
Nel 1910 il re del Siam, Rama V, affascinato dal lavoro da Galileo Chini alla Biennale di Venezia, lo invita a lavorare alla sua corte a Bangkok. Egli voleva che ad andare ad affrescare il salone del palazzo reale con gli espisodi più salienti della sua dinastia, fosse il più noto affreschista dell'epoca. All’Esposizione internazionale di Bruxelles del 1910 decora il padiglione italiano.
Nel 1911, esegue le illustrazioni per L’amore dei tre re di Sem Benelli. Sempre in quest'anno ottiene assieme all’architetto Giusti, l’incarico dalla Camera di Commercio di Firenze di progettare il padiglione toscano per la mostra etnografica delle Regioni italiane in Piazza d’Armi a Roma. Nel giugno Galileo Chini si imbarcò a Genova con meta il lontano Estremo Oriente. Chini sapeva che a Bangkok non sarebbe stato solo, all'inizio del secolo, mentre nuovi movimenti sorgevano in Europa furono moltissimi gli artisti affascinati dall'Oriente ma fra tutti quelli che si recarono in Siam ben pochi seppero catturare i colori e le atmosfere dell'Asia come il Chini. Re Rama V era morto, gli era successo il figlio Rama VI che accoglie l'artista a Bangkok. Gli affreschi eseguiti da Galileo Chini nella vasta sala del Trono, proprio sotto la cupola che si eleva per oltre cinquanta metri, rievocano i momenti significativi dei sette ultimi re del Siam (dal Settecento al Novecento) immortalandoli nella storia, compreso il re Rama V, (1868-1910), che aveva concepito l’idea del palazzo e che durante il suo regno si era distinto per vaste riforme sociali attuate nel paese. Chini esegui' anche una serie di ritratti ufficiali della famiglia reale e dei dignitari di corte.
Nel 1913 torna in Italia porta con se diversi paesaggi e vedute che espone nel 1914 alla Mostra della Secessione Romana. Porta anche con se una collezione di oggetti orientali che nel 1950 donera' al Museo Etnografico dell'Università degli Studi di Firenze.
Nel 1914 esegue per la Biennale veneziana diciotto pannelli decorativi per la sala dedicata allo scultore Ivan Mestrovic. Ottiene in quest’anno la cattedra di decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Nel 1915 insegna Ornato di Scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Affresca il municipio di Montecatini e la Camera di Commercio di Firenze, e' anche sempre piu' preso dall'attivita' di scenografo tanto che lavora per Giacomo Puccini all'opera Gianni Schicchi. Fa costruire a Lido di Camaiore la sua casa per le vacanze, che ritrasse innumerevoli volte nei suoi quadri. L'arredo' secondo i suoi desideri ne disegnò i mobili, e più tardi ne affrescò le pareti della sala da pranzo e del soggiorno con soggetti d'acquario e motivi orientali. Negli ultimi anni della sua vita questo sara' il luogo dove passera' la maggior parte del tempo. La villa e' oggi stata trasformata nell'Hotel Club i Pini. L'hotel, si trova a 200 mt. dal mare, e' nel centro di Lido Di Camaiore, tra Viareggio e Forte dei Marmi. Al suo interno si possono vedere alcuni dei quadri e delle opere d'arte del Chinni.
Nel 1917 pubblica il manifesto Rinnovando Rinnoviamoci assieme a Cifariello, Grubicy, Casorati, De Carolis, Michetti, Morbelli, Sartorio e Soffici. Tale manifesto proponeva l’abolizione delle Accademie e auspicava la fondazione di scuole artistiche industriali.
Nel 1918 esegue un bozzetto per Il tabarro di Giacomo Puccini e le scene per il Gianni Schicchi. Per la Biennale veneziana del 1920 decora il salone centrale ispirandosi al periodo bellico.
Nel 1921 espone alla prima Biennale di Roma. Esegue le decorazioni della villa Scalini a Carbonate sul lago di Como.
Nel 1923 esegue le scenografie per la Turandot di Giacomo Puccini. In questo anno termina la decorazione dello scalone dello stabilimento termale Lorenzo Berzieri a Salsomaggiore e decora il Salone Moresco e la Taverna Rossa all’Hotel des Thèrmes sempre nella stessa località.
Nel 1924 espone alla Biennale di Venezia.
Nel 1925, decorò le sale del centro congressi e del centro benessere delle Terme Berzieri a Salsomaggiore e le cabine della nave Augustus.
Nel 1927 ottenne la cattedra di decorazione pittorica alla Scuola Reale di Architettura a Firenze. Esegue le decorazioni nell’interno della villa Donegani sul lago di Como. Dalla fine degli anni Venti si dedica sempre più alla pittura da cavalletto continuando ad esporre alle Biennali veneziane fino al 1936. Nonostante la progressiva cecità continua a dipingere fino agli inizi degli anni Cinquanta.
Nel 1928, esegue gli affreschi della sede di Milano della Società Elettrica Montecatini.
Nel 1930, torna alla Biennale di Venezia e nel periodo 1930-1940, esposto le sue opere in prima persona in Italia e all'estero. E' in questi anni che soffre di una crisi interiore, il ruolo di artista ufficiale si appanna e la sua ricerca ritorna verso quel periodo in cui aveva frequentato gli artisti macchiaioli. Ha inizio così una stagione particolarmente felice, caratterizzata da piccole composizioni ispirate dal paesaggio, stagione che lo accompagnò fino alla fine.
Nel 1938 abbandonò l'insegnamento per motivi di età. Continua a organizzare mostre di opere personali a Bologna, Parigi, Roma, Dusseldorf, e in altre citta' fino al 1942.
1942 l'evolversi della situazione bellica lo porta a cessare qualsiasi attivita'.
Nel 1945 dona alla città di Firenze una serie di quadri, vedute delle zone della città distrutte da azioni belliche. 
Nel 1946 sua figlia Isotta Isotta muore e la sua attività diminuisce gradualmente a causa di problemi di vista che alla fine lo porteranno alla cecità.
Nel 1951 espone alla Mostra Internazionale di Arte Sacra a Roma e l'anno successivo Firenze gli dedica una retrospettiva.
Nel 1954 espone di nuovo a Roma per la Mostra d'Arte Contemporanea.
1856 espone a Bogota' in Colombia
Il 23 agosto 1956 muore nel suo studio in via del Ghirlandaio 52 a Firenze. È sepolto nel cimitero monumentale dell'Antella.
Le opere del Chini sono state sempre apprezzate, un suo appassionato collezionista e' stato il regista  Luchino Visconti, le sue opere stanno conoscendo un periodo di rivalutazione, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma.gli ha dedicato una mostra nel 2006.

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