martedì 6 settembre 2011

Fernao Mendes Pinto.

Fernao Mendes Pinto si reco' due volte in Siam verso la meta' del XVI secolo. Nel brano che segue Fernao descrive con precisione i riti funebri reali in Siam del suo periodo:
"Infinita fu la pena e il dolore di tutte le classi sociali di fronte al re, il cui corpo morto fu deposto di fronte a loro e infinite le lacrime spese per lui. Tuttavia ogni cosa deve giungere alla fine e tutti i preti della citta' che si dice fossero in numero di 20,000, si riunirono insieme ai piu' importanti cittadini del regno per discutere l'arrangiamento del corpo per il funerale e delle cerimonie da celebrare per i riti funebri. Fu deciso che il corpo doveva essere cremato immediatamente in modo che il veleno che aveva causato la sua morte non facesse emanare al corpo un odore sgradevole, se cio' fosse accaduto non ci sarebbe assolutamente stato nessun modo per la sua anima di salvarsi, cosi' stava scritto nei loro libri. Fu fatta quindi erigere in tutta fretta un'alta pira di sandalo, di legno di aloe, di calambac e di benzonio alla quale si appicco' con grandi cerimonie, il fuoco e sulla quale brucio' il corpo di questo defunto, fra pianti sconsolati di tutto il suo popolo. Poi le sue ceneri vennero messe in una cassa d'argento, la quale fu imbarcata su una ricca laule', detta la cabizonda, titrata da centoquaranta serus, armati di talagrepos, i piu' alti dignitari nel loro sacerdozio. Essa era inoltre scortata da una moltitudine di altre imbarcazioni che portavano infinita quantita' di genti, e fra esse cento grandi barconi carichi di diverse specie di idoli, in figura di serpenti, di lucertole, di leoni, di tigri, di rospi, di pipistrelli, di oche, di caproni, di cani, di elefanti, di avvoltoi, di gatti, di vermi, di corvi e di molti altri animali. Immagini fatte d'un tale naturale da sembrare vive. E ciascuno di questi idoli era, in segno di lutto, drappeggiato con una pezza di seta con i suoi colori, e c'erano tanti di questi, in cosi' enorme numero che si diceva - in base alle testimonianze di coloro che erano stati presenti - che erano swtati usati piu' di cinquemila bulloni di seta per le stoffe a lutto che coprivano quella grande schiera di demoni.
Su un'altro grande vascello veniva il re di tutti questi idoli - che essi chiamavano "Il famelico serpente dei profondi fondali della casa del fumo" - nella forma di un serpente estremamente mostruoso a guardarsi, grande piu' di un barile di vino, con nove spirali che, se allungate per tutta la loro lunghezza, sarebbero state probabilmente lunghe piu' di cento palmi e che sostenevano il suo alto collo. Sparati fuori dagli occhi, dalla bocca e dal seno di questo serpente erano grandi spira di fuoco artificiale dandogli una parvenza cosi' paurosa e brutta che la sua vista era sufficiente a dare un fremito alla pelle. Su un'alta, dorata e riccamente ornata piattaforma che sembrava fosse alta almeno tre braccia c'era un bellissimo bambino di quattro o cinque anni di eta' tutto coperto da fili di perle, catene e braccialetti di pietre preziose con ali e vestiti tessuti con oro, esattamente il modo come gli angeli sono dipinti da noi, una spada riccamente ornata stava nelle sue mani, lasciando credere a chi lo vedeva, tramite quel simbolismo, che egli era un angelo del paradiso mandato dal dio a prevenire che la moltitudine di demoni danneggiassero l'anima del re prima che egli raggiungesse la gloriosa dimora preparata per lui come ricompensa delle buone azioni che egli ha fatto nel mondo.
In quest'ordine tutte le imbarcazioni toccarono terra di fronte a una pagoda dedicata a Quiai Pontar dove, dopo aver bruciato la cassa d'argento contenente le ceneri del re essi rimossero il bambino dalla piattaforma e si appicco' il fuoco a quella folla di idoli, cosi' come erano, con le barche e tutto, con l'accompagnamento di un gran frastuono di grida, urla, schiamazzi, tiri d'artiglieria e di armi leggere, con tali suoni di campane, bacinetti, trombe, corni e molte altre sorte di dissonanze svariate, che ne tremavano le carni"
Fernao Mendez Pintos, "Peregrinazioni" Lisbona 1604.

Fernao Mendes Pinto (c. 1509(?)-1583) è nato nella città portoghese di Montemor-o-Velho non lontano dalla città universitaria di Coimbra. I primi anni non devono essere stati niente di speciale se riguardo a essi lo stesso Fernao scrive:
"... ho cominciato a vivere fino all'età di dieci o dodici anni in povertà e ristrettezza nella povera casa di mio padre nel villaggio di Montemor .... "
Circa nel 1521 la famiglia di Ferdinando parte o forse scappa a Lisbona. Lui aveva circa dieci o dodici e se ne prende cura uno zio che lo fa entrare a servizio nella casa del Duca D. Jorge, figlio del re D. João II. Li lavoro' per cinque anni, due dei quali come cameriere del giovane duca, il che gli permise di ottenere uno status più alto per la sua famiglia, rispetto alla precaria situazione economica precedente..
Poi: "è successo qualcosa che mi ha messo in pericolo grande che sono stato costretto a lasciare la casa al momento della notizia e fuggire per la mia vita."
Non sappiamo che cosa era successo. Pinto Mendes fuggi' da Lisbona, prese una nave diretta a sud del Portogallo. Quindici miglia dalla destinazione fu catturato dai pirati francesi, siamo nel 1523. Pinto fu rilasciato sulla costa della Spagna e si diresse verso la città portoghese di Setubal. Entro' alle dipendenze di una nobile, Francisco de Faria, e rimase a Setubal per un anno e mezzo.
Determinato a cercare fortuna altrove, Pinto Mendes salpò dal Portogallo l'11 marzo 1537 diretto verso l'India, navigo' attorno al Capo di Buona Speranza, si fermò in Mozambico, e arrivo' alla fortezza portoghese di Diu, sulla costa nord-occidentale dell'India, il 5 settembre 1537. Successivamente entro' a far parte di una spedizione sul Mar Rosso poi viaggio' per consegnare un messaggio ai soldati portoghesi che combattevano dalla parte del re cristiano d'Etiopia. Lasciando l'Etiopia, la sua nave venne catturata dai Turchi e l'equipaggio fu portato al porto di Mocha nello Yemen e venduto come schiavi. Fu comprato da un mercante ebreo, e portato al porto di Ormuz, sulla costa sud della Persia, dove, liberato da suoi amici, si unisce a una nave commerciale portoghese, al comando di Pedro de Faria. Inizia in questo momento la sua più grande avventura. E' questo il punto di partenza di 21 anni di sorprese, paure e minacce e vicende uniche. Un periodo in cui viaggia fino alle coste della Birmania, nel Siam, vede le Isole della Sonda, le Molucche, la Cina e il Giappone dove scopre un nuovo mondo. E' mercante, soldato, ricco e pezzente, perfino schiavo e pirata.
Raggiunse la sede portoghese di Goa ed entro' poi al servizio del capitano di Malacca, sulla costa malese. Arrivò a Malacca nel 1539 e lavoro' per il capitano della fortezza, come un emissario per i regni di Sumatra e Malesia. Continuo' i suoi viaggi verso Patani sul lato est della penisola malese dove avvio' un fiorente commercio di affari con i thailandesi. Derubato da pirati, lui e i suoi soci si presero la rivincita, diventando essi stessi pirati. Segui' un periodo in cui commercio' lungo le coste dell'Indocina. Naufrago' sulle coste della Cina fu catturato e venduto come schiavo, fu posto a lavorare sulla Grande Muraglia cinese. E' lo stesso Pinto che racconta questo naufragio nel suo libro "Peregrinazioni" egli racconta amche di essere stato catturato e venduto come schiavo 16 o 17 volte.
Per aver aiutato gli invasori Tartari a penetrare in Cina, fu liberato e torno' in Indocina, con la segreta speranza di poter tornare in India. Pinto Mendes prese un passaggio su una giunca pirata cinese che fu portata fuori rotta durante una tempesta e finì sull'isola giapponese di Tanegashima, a sud di Kyushu nel 1542 o 1543, Egli diventa cosi' il primo europeo ad arrivare in Giappone e a far in seguito conoscere le ricchezze naturali del paese. Tornò poi a Canton, nel sud della Cina, li convinse alcuni mercanti portoghesi che si potevano guadagnare ricchezze commerciando con il Giappone. Parti per accompagnare un gruppo di loro, naufragarono nelle isole Ryukyu, dove furono salvati dalle donne dell'isola. Tornò poi a Malacca.
Da Malacca fu inviato in missione dai birmani che avevano appena catturato il regno di Pegu. Fu fatto prigioniero dai birmani e viaggio' fino a Luang Prabang in quello che oggi è il Laos. Fuggì e tornò a Goa. Intraprese una missione commerciale a Java, dove fu coinvolto in una guerra locale e riusci' a fuggire appena in tempo. Tento' di viaggiare in Cina, ma la sua nave fu attaccata dai pirati giapponesi e fece naufragio sulle coste della Thailandia. Lui e i suoi uomini costruirono una zattera e finirono nuovamente a Giava. Qui per sopravvivere lui e i suoi uomini si diedero al cannibalismo, furono poi catturati e venduti come schiavi. Liberato di nuovo, Pinto Mendes prende in prestito denaro per avviare un'operazione commerciale con la Thailandia. Pinto descrive come il Re del Siam avesse chiesto ai residenti portoghesi di offrirsi per combattere una rivolta presso i confini a nord. Re Phrabat Somdet Phra Chairachathirat, o Chairacha, venne avvelenato dalla Regina, Si Suda Chan, che aveva anche ucciso il giovane erede al trono, Phrabat Somdet Phra Yodfa, e aveva messo il proprio amante, Worawongsathirat, al posto del ragazzo (A questo episodio si riferisce il brano preso da "Peregrinazioni"). Il nuovo Re Worawongsathirat, duro' in carica come re 42 giorni poi venne ucciso, e il Re della Birmania diede via agli attacchi contro Ayutthaya, capitale del Siam. Fernando si trovo' quindi coinvolto nelle guerre birmano-thailandesi e scrisse il primo resoconto europeo sulla politica e la storia birmana. Questo resoconto e' tra i più dettagliati che si possono trovare nella storia moderna occidentale.
Dalla Thailandia Pinto organizzo' il suo secondo viaggio in Giappone dove sbarco' nel porto di Kagoshima. Quando ritorno' dal Giappone porto' con se un clandestino giapponese che poi consegno' a San Francesco Saverio a Malacca, Fu quasi sicuramente questo fatto che ispiro' Saverio ad andare in Giappone e tentare di cristianizzarne gli abitanti. A volte, ad alterni periodi, in questi anni trascorsi in Asia, Pinto Mendes aveva accumulato grandi fortune. Egli era un ricco mercante, quando nel 1551 fece il suo terzo viaggio in Giappone. Intanto Francesco Saverio si era installato presso la corte di uno dei signori feudali del Giappone meridionale, in quel periodo le armi da fuoco in Giappone erano sconosciute e questo ha destato sicuramente gli interessi dei signori fudali permettendo a Fernando di aprire un lucroso commercio. Egli diede a Saverio i soldi per costruire la prima chiesa cristiana in Giappone.
Nel 1554 Mendes Pinto decise di tornare con la sua fortuna in Portogallo. Attese in Goa una nave che facesse ritorno in Europa, ed ebbe un'improvvisa conversione che lo trasformo', regalo' piu' metà della sua fortuna ai missionari gesuiti e fu accettato da loro come un fratello laico nella Compagnia del Gesu'. Questa decisione cambia radicalmente i suoi progetti e la sua vita, libera i suoi schiavi, dona i suoi beni ai poveri e alla chiesa e torna nuovamente in Giappone in compagnia di un gruppo di missionari. Egli fu incaricato dal governatore portoghese di Goa, di aprire relazioni diplomatiche tra il Portogallo e Giappone. Mendes Pinto era inoltre in gran parte responsabile del pagamento per questa missione. E' durante questa spedizione che egli fondò il primo insediamento europeo nel paese, nei pressi di Yokohama. Ad un certo punto, dopo la sua partenza definitiva dal Giappone nel 1557, egli volontariamente si separo' dai gesuiti, anche se è rimasto in buoni rapporti con la Chiesa.



Pinto ritorno' in Portogallo il 22 settembre 1558. Rimase a corte per quattro anni, sperando in una ricompensa o un riconoscimento per i suoi anni di servizio in Estremo Oriente. Quando vide che questo non era imminente, si ritirò in una piccola proprietà sul fiume Tago opposta a Lisbona, siamo circa nel 1562, si sposo' con Maria Brito Correia, una donna di 30 anni piu' giovane di lui, si creo' cosi' una famiglia.
Il primo racconto dei suoi viaggi si trova in una raccolta di lettere dei gesuiti pubblicato a Venezia nel 1565, Tra il 1569 e il 1578 scrisse "Peregrinazioni", un libro che non fu pubblicato fino al 1614, dopo la sua morte, ma che da allora fu tradotto in più lingue occidentali ed è divenne un best-seller in tutta Europa. Tuttavia le storie vere che narrava sembravano fantastiche e il libro fu considerato un lavoro di fantasia. "Peregrinazioni" è un libro di viaggi che descrive, in dettaglio, tutte le gesta, avventure e disavventure di Fernao Pinto Mendes. Il suo contenuto è esotico e raro. L'autore sembra quasi rivestire il ruolo di un pittore quando descrive la geografia di luoghi esotici e sconosciuti, al momento, come India, Birmani, Siam, Cina e Giappone e mostra l'etnografia, le credenze, le leggi, le usanze, i costumi, le feste, il commercio, la giustizia, le guerre, i funerali, ecc... L'autore è talmente descrittivo e avventuroso che ha generato le ironie che circonda l'opera. Nessuno poteva credere che avesse partecipato a tante feste, tante guerre e tanti funerali, e tutto così diverso, cosi' strano agli occhi del mondo occidentale. Degno di nota è anche la previsione, fatta da Fernao della scomparsa dell'impero portoghese, eroso dai vizi e abusi. Affermazioni come questa mostrano come Pinto fosse scontento della politica coloniale portoghese in estremo oriente, e adotto' su questa un punto di vista che in quel momento avanzava i tempi in quanto in seguito si diffuse: egli avanzo' obiezioni di tipo morale e religioso verso ciò che gli sembrava un'impresa ipocrita, imbevuta di avidità ma sostenuta come missione religiosa.
E 'stato solo quando cominciarono ad essere disponibili ulteriori informazioni sui luoghi esotici che Pinto aveva visitato che il libro è stato riconosciuto essere vero in gran parte, ma non del tutto. Secondo il parere di molti storici, il testo stampato non corrisponde interamente all'autore. Alcuni brani sono stati sottratti, e altri corretti Strano, soprattutto, la totale assenza di riferimenti alla Compagnia di Gesù, che era a quel tempo, uno degli ordini religiosi più attivi in Oriente. Vi sono indicazioni attendibili dei rapporti tra Fernao Mendes Pinto e la Compagnia. Molto probabilmente il libro è stato scritto a memoria, così per molti versi non è una fonte affidabile di informazioni. Tuttavia, e' un documento scritto in modo estremamente vivido e realistico sull'impatto della civiltà orientale sui nuovi arrivati ​​dall'Europa e soprattutto è un'analisi molto realistica dell'azione dei portoghesi in Oriente. "Peregrinazioni" e' un libro libro che è un testimone oculare sui comportamenti, atteggiamenti, modi di vita di queste persone, quindi un documento di inestimabile valore storico, letterario ed umano. Un libro in cui aleggia un elemento di sincerità che è convincente, e la sua sostanziale onestà è ormai generalmente ammessa.
Pinto affermo' che tre erano le ragioni che l'avevano spinto a scrivere il libro: far conoscere il proprio lavoro ai suoi figli, un ruolo autobiografico; incoraggiare la speranza in chi si trova in difficoltà, funzione morale; rendere grazie a Dio, funzione religiosa.
L'edizione spagnola di Francisco de Herrara apparso nel 1620, ristampato nel 1627, 1645, 1664. La traduzione francese è da Figuier (Parigi, 1628 e 1630). Ci sono tre edizioni inglese da Cogan (Londra, 1663, 1692 e 1891), l'ultima ridotta ed illustrata.
Pinto Mendes morì nella sua tenuta l'8 luglio 1583, poco dopo essersi visto assegnare una piccola pensione da parte del governo portoghese.
Oggi Fernão Pinto Mendes è una figura importante nella storia letteraria del Portogallo. Ha scritto un solo testo, ma è considerato un capolavoro. La grande popolarità del manoscritto Pinto nel corso dei secoli XVII e XVIII è indiscutibile, e il lavoro divento' e resta una fonte importante per le persone che vogliono saperne di più sull'Oriente..
Un cratere su Mercurio, è stato chiamato col suo nome nel 1978. Anche la scuola superiore di Almada, Portogallo, costruita nel 1965 porta il suo nome. Una moneta da 2 euro a tiratura limitata e' stata emessa quest'anno in Portogallo per commemorare i 500 anni dalla nascita di Fernao Mendez Pintos.  

< Chi e'?

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