Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 18 marzo 2012

Divinita' induiste: Ganesha, Ganesa o Ganesh.



Ganesha, chiamato anche Ganesa o Ganesh e’ anche conosciuto come Ganapi, Vinayaka e Pillaiyar. E’ una delle piu’ conosciute e piu’ largamente venerate divinita’ del pantheon induista. Sue immagini si trovano dall’India al Nepal, alla Thailandia al Sudest asiatico. Le sette induiste lo adorano a prescindere dall'affiliazione. La devozione a Ganesa e’ vasta e si estende al Jainismo e Buddhismo.
Sebbene sia conosciuto per molti altri attributi la sua testa da elefante lo rende facilmente identificabile. Ganesha e’ largamente venerato come “Colui che rimuove gli ostacoli” e piu’ in generale come il "Signore degli Inizi" o il "Signore degli Ostacoli", il patrono delle arti e delle scienze e il deva dell’Intelletto e della saggezza. Egli e’ onorato all’inizio dei rituali e delle cerimonie e invocato come il patrono delle lettere durante le sessioni di scrittura. Diversi testi raccontano anedotti mitologici associati alla sua nascita e spiegano i fatti relativi alla sua caratteristica iconografia.
Ganesha emerge come una distinta divinita’ dalla forma chiaramente riconoscibile nel IV-V secolo d.C., durante il periodo Gupta, sebbene abbia ereditato tratti da precursori del periodo vedico e pre-vedico. La sua popolarita’ crebbe enormemente e fu incluso nelle prime cinque divinita’ nel IX secolo, dagli smartisti. Una setta di devoti, chiamata Ganapatya identifico’ Ganesh come la divinita’ suprema in questo periodo. Le principali scritture dedicate a Ganesha sono le Ganesha Purana, le Mugdala Purana e le Ganapati Atharvashirsa.
Ganesha e’ una figura molto popolare in campo artistico. Diversamente da quelle di altre divinita’ le rappresentazioni di Ganesh hanno mostrato nel corso del tempo una gran varieta’ di rappresentazioni e di caratteristiche distinte. Egli e’ stato rappresentato seduto, mentre balla, mentre eroicamente combatte contro i demoni, mentre gioca con la sua famiglia da bambino e mentre svolge un sacco di altre azioni.
Le prime immagini di Ganesh apparvero per la prima volta in Sri Lanka all’inizio del II secolo d.C. La prima immagine in assoluto si trovava a Kantaka Cetiya in Mihintale ed e’ datata I secolo a.C. La figura mostra uno gnomo con proboscide insieme ad altri nani. Lo gnomo ha gia’ tutte le caratteristiche della divinita’.
Le immagini di Ganesha erano prevalenti in molte parti dell’India nel VI secolo, statue di particolare rilievo artistico sono state datate dal 973 al 1200. Queste statue generalmente hanno quattro mani, come e’ normale nei dipinti di Ganesha. Egli tiene la zanna rotta con la mano destra piu’ bassa e afferra una prelibatezza con la proboscite dalla sua mano sinistra piu’ bassa e’ una rappresentazione piuttosto arcaica. Una statua piu’ antica e’ stata ritrovata nella grotta di Ellora, risale al VII secolo ma i dettagli delle mani sono difficili da capire. Normalmente Ganesha tiene un’asse o un pungolo nella mano superiore e un cappio nell’altra mano. L’influenza di questi antichi elementi iconografici ha influito sulle rappresentazioni contemporanee. Nelle raffigurazioni moderne la sola variazione e’ che la mano destra non porta la zanna rotta ma piuttosto e’ girata verso chi guarda in un gesto di protezione o di allontanamento della paura. La stessa combinaziome delle quattro mani e degli attributi si ritrovano in quelle statue in cui Ganesha danza, che e’ un tema molto popolare.
Ganesh e’ stato rappresentato con la testa di un elefante fin dalle sue prime apparizioni nell’arte indiana. I miti puranici spiegano perche’ egli abbia quella testa. In una delle sue forme quella chiamata Heramba Kanapati Ganesh ha cinque teste d’elefante e sono conosciute altre variazioni meno comuni che presentano un diverso numero di teste.
Sebbene alcuni testi dicano che Ganesha e’ nato con la testa d’elefante, nella maggior parte delle storie egli acquisisce la testa da elefante piu’ tardi e nasce con corpo e testa umani. E’ Shiva che gli taglia la testa quando Ganesh si mette fra lui e Parvati, poi e’ sempre Shiva che sostituisce la testa originale con quella di un elefante. Dettagli sulla battaglia fra i due e di come la testa sia stata sostituita variano in base alle diverse fonti.
In un’altra storia quando Ganesha nasce la dea Parvati mostra il bambino a tutti gli altri dei. Sfortunatamente il dio Shani, Saturno, che si diceva avesse un occhi da demonio, guardo’ il bambino, il che fece si che la testa di Ganesha bruciasse e si trasformasse in polvere. Il dio Shiva arrivo’ a liberarlo e sostitui’ la testa perduta con quella di un elefante.
Un’altra storia racconta che Ganesh fu creato direttamente da una risata di Shiva. Poiche’ Shiva considerava Ganesha troppo affascinante gli diede la testa di un elefante e la pancia protundente.
Il primo nome di Ganesha fu Ekadanta, Una Zanna, riferendosi al fatto che aveva una sola zanna dato che l’altra era andata rotta. Alcune delle prime immagini di Ganesha lo mostra mentre porta la zanna rotta. L’importanza di queste caratteristiche distintive si riflette nel Mudgala Purana, che stabilisce che il nome della seconda reincarnazione di Ganesha e’ Ekadanta. La pancia protundente di Ganesha appare come un attributo distintivo nella prima statuaria del periodo Gupta, IV-VI secolo. Questa caratteristica e’ cosi’ importante che, in base alla Mudgala Purana, due differenti incarnazioni di Ganesha prendono il nome da questo: Lombodara, “Pancia a Pentola” o “Pancia Sospesa”, e Mahodara , “Grande Pancia”. Entrambi i nomi sono in sanscrito.
La Brahmanda Purana dice che Ganesha e’ chiamato Lambodara perche’ tutti gli universi del passato, del presente e del futuro sono presenti in lui.
Il numero di mani Di Ganesha varia, nelle sue forme piu’ conosciute ne ha da due a sedici. Molte rappresentazioni di Ganesh mostrano quattro mani, come descritto nelle fonti Puraniche, quattro mani sono anche codificate come forma standard in alcuni testi iconografici. Nelle sue prime immagini ha due braccia. Rappresentazioni con 14/20 mani apparvero nel IX/X secolo.
Il serpente e’ una caratteristica iconografica di Ganesha ed appare in molte forme. In base al Ganesha Purana Ganesha si avvolge il serpente Vasuki attorno al suo collo, altre immagini mostrano il serpente usato come un sacro filo, avvolto attorno allo stomaco come una cintura, tenuto in mano, a spirale in un angolo o su un trono.
Sulla fronte di Ganesha ci puo’ essere un terzo occhio o un segno della setta Shaivita, la tilaka, che consiste di tre linee orizzontali. La Ganesha Purana descrive la tilaka come una luna crescente sulla fronte. Una distinta forma di Ganesha e’ chiamata Bhalachandra, “Luna sulla fronte”, dato che include questo elemento iconografico.
Molti esempi di colori associati con specifiche forme meditative sono descritti nel Sritattvanidhi, un trattato di iconografia induista. Per esempio il bianco e’ associato con sue rappresentazioni come Heramba-Ganapati e Rina-Mochana-Ganapati, mentre il blu e’ utilizzato durante la meditazione Ekadanta-Ganapati.
Le prime immagini di Ganesha erano senza vahana, veicolo/cavalcatura. Delle otto incarnazioni di Ganesha descritte nelle Mudgala Purana, Ganesha in cinque cavalca un topo, usa il leone nell’incarnazione come Vakratunda, un pavone nell’incarnazione di Vikata e Shesha il divino serpente nell’incarnazione come Vighnaraja. Delle quattro incarnazioni di Ganesha descritte nel Ganesha Purana Mohotkata ha un leone, Mayuresvara ha un pavone, Dhumraketu ha un cavallo e Gajanana ha un topo. Rappresentazioni jainiste di Ganesha variano dal topo, all’elefante alla tartaruga, montone e pavone.
Ganesha e’ piu' spesso mostrato mentre guida o e’ assistito da un topo o ratto. Il topo come veicolo di Ganesha appare per la prima volta nell’India centrale e occidentale nel VII secolo. Il topo era sempre posto vicino ai piedi del dio. La prima apparizione del topo nella letteratura scritta e’ nelle Matsya Purana e piu’ tardi nelle Brahmananda Purana e nelle Ganesha Purana dove il dio usa il topo nella sua ultima incarnazione. Il Ganapi Atharvashirsa comprende una meditazione in versi su Ganesha che descrive il topo come appare nella sua bandiera.
Il topo di Ganesha puo’ essere interpretato in diversi modi per alcuni rappresenta coloro che vogliono superare i desideri ed essere meno egoisti. Il topo poi e’ una minaccia per i raccolti e’ quindi necessario soggiogare il topo. In base a questa teora Ganesha, maestro dei ratti, dimostra la sua funzione di Signore degli Ostacoli e si pone come divinita’ del villaggio. 



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