Ciao. In questa piccola pagina di introduzione intendo spiegare il perche' di un diario.
L'idea, come dice il sottotitolo, e' quella di far vedere come vive un italiano in Thailandia. Tante persone da lontano si fanno idee sbagliate di come si possa vivere in questa nazione, il che tutto sommato fa poca differenza con il vivere in Italia. Qualcosa di diverso ovviamente c'e' e quel poco lo vediamo.
Il perche' mi sia ritrovato in Thailandia ancora oggi non mi e' del tutto chiaro; uno sbaglio mio, il desiderio di altre persone, per il momento, mi riferisco a mia moglie Sanga, Fatto sta' che una buia mattina di inizio Febbraio del 2002 mi sono ritrovato con un biglietto aereo in tasca e nella mente l'idea che quel piccolo pezzo di carta rappresentava un'altro viaggio, fra i tanti che avevo fatto, ma stavolta con una differenza: non ci sarebbe stato ritorno.
Dove andavo? Una grossa citta' che forse pochi, fra i miei amici, hanno sentito nominare: Udon Thani. Una citta' nel nordest della Thailandia, a pochi chilometri dal Laos. Una citta' dove c'e' tutto e non mancano le opportunita', una citta' grossa e dalla vita simile a quella che si puo' svolgere in una provincia italiana. Partivo cosi' in quella giornata fredda per andare in un paese caldo, un paese tropicale e ci poteva essere chi saputo dove andavo mi invidiava. Io col tempo e nel tempo sarei arrivato a invidiare lui che se ne stava tranquillo in Italia.
Andavo via a cinquantatre anni anni, tutti vissuti in Italia, qui stavano le mie radici, la casa dove ero nato, le camere che in un lungo lasso di anni mi avevano dato i ricordi, tutto questo rimaneva li, lontano. Andavo in un paese che non mi apparteneva, dove in quel momento non c'era nessuno che conoscevo, al massimo gente di passaggio. Un paese che poteva anche darmi gioie nel tempo, ma non erano quelle gioie che io cercavo.
Ecco questa fu la partenza, la certezza contro l'ignoto, le mie radici contro un nulla che non puo' essere piu'
assoluto. Ho tentato, ho provato, mi sono sforzato di capire il piu' possibile il paese in cui vivo. Ne ho studiato la storia, ne ho letto le opere letterarie, ne ho approfondito la sociologia, ma niente di quanto imparavo poteva mai supplire il canto semplice e forte che sta nel cuore di ogni immigrato. Non ho mai pianto per dover andare via di qui, ho pianto e molte volte nel lasciare un piccolo paese dell'Appennino, ho pianto nel pensare che li c'e' la gente che vorrei avere intorno, vedere ogni mattino.
Ecco questo voglio raccogliere in queste pagine il canto di chi non sa' adattarsi, di chi sa che le sue radici sono da tutt'altra parte. Ve ne vorrei raccontare le idee e la vita quotidiana, farvi assaporare quanto di bello puo' offrire una nazione come la Thailandia, che consiglio a tutti i turisti, ma per quanto bello per viverci per sempre non basta. Vi vorrei raccontare come le due nazioni si assomigliano: imbroglioni qui ma imbroglioni anche in Italia, persone a modo, al contrario, da ambedue le parti. No, la Thailandia tutto sommato non e' male, ha un'unico difetto: non e' e non potra' mai essere la mia patria.
Ma ormai sono le nove passate e devo andare a lavorare.
Dove andavo? Una grossa citta' che forse pochi, fra i miei amici, hanno sentito nominare: Udon Thani. Una citta' nel nordest della Thailandia, a pochi chilometri dal Laos. Una citta' dove c'e' tutto e non mancano le opportunita', una citta' grossa e dalla vita simile a quella che si puo' svolgere in una provincia italiana. Partivo cosi' in quella giornata fredda per andare in un paese caldo, un paese tropicale e ci poteva essere chi saputo dove andavo mi invidiava. Io col tempo e nel tempo sarei arrivato a invidiare lui che se ne stava tranquillo in Italia.
Andavo via a cinquantatre anni anni, tutti vissuti in Italia, qui stavano le mie radici, la casa dove ero nato, le camere che in un lungo lasso di anni mi avevano dato i ricordi, tutto questo rimaneva li, lontano. Andavo in un paese che non mi apparteneva, dove in quel momento non c'era nessuno che conoscevo, al massimo gente di passaggio. Un paese che poteva anche darmi gioie nel tempo, ma non erano quelle gioie che io cercavo.
Ecco questa fu la partenza, la certezza contro l'ignoto, le mie radici contro un nulla che non puo' essere piu'
assoluto. Ho tentato, ho provato, mi sono sforzato di capire il piu' possibile il paese in cui vivo. Ne ho studiato la storia, ne ho letto le opere letterarie, ne ho approfondito la sociologia, ma niente di quanto imparavo poteva mai supplire il canto semplice e forte che sta nel cuore di ogni immigrato. Non ho mai pianto per dover andare via di qui, ho pianto e molte volte nel lasciare un piccolo paese dell'Appennino, ho pianto nel pensare che li c'e' la gente che vorrei avere intorno, vedere ogni mattino.
Ecco questo voglio raccogliere in queste pagine il canto di chi non sa' adattarsi, di chi sa che le sue radici sono da tutt'altra parte. Ve ne vorrei raccontare le idee e la vita quotidiana, farvi assaporare quanto di bello puo' offrire una nazione come la Thailandia, che consiglio a tutti i turisti, ma per quanto bello per viverci per sempre non basta. Vi vorrei raccontare come le due nazioni si assomigliano: imbroglioni qui ma imbroglioni anche in Italia, persone a modo, al contrario, da ambedue le parti. No, la Thailandia tutto sommato non e' male, ha un'unico difetto: non e' e non potra' mai essere la mia patria.
Ma ormai sono le nove passate e devo andare a lavorare.
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