Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

martedì 20 dicembre 2011

Il sacro filo - Sai sin.

The Nation Weblog.
In Thailandia il sai sin e' una palla o un filo di cotone bianco non filato benedetto da un monaco e utilizzato per cerimonie buddhiste, esso serve a conferire buona fortuna e benedizione. In realta' il sai sin fa parte di un insieme di credenze bramine e animiste che sono entrate a far parte dei principi filosofici buddhisti e dei riti e cerimonie che ne conseguono. La tradizione del sai sin o sacro filo non e' una pratica tipicamente thailandese e non e' neppure esclusiva del buddhismo in quanto nasce e trova le sue origini nei riti vedici e si diffonde con l'hinduismo. Cerimonie connesse a questo filo sacro si ritrovano oggi in India, Nepal e in diversi altri paesi asiatici. Cosi' si puo' asserire che il sai sin predata la tradizione buddhista si ritrova nella tradizione hinduista e brahamina e si puo' far risalire ai riti animisti.

La cerimonia del filo sacro che investe chi lo indossa e' spesso considerato un rito socialmente e e' spiritualmente significativo. Basti pensare che risalendo alle origini del sacro filo occorre rifarsi alle Upanayana, cioe' alle cerimonie hinduiste di iniziazione in cui il sacro filo era utilizzato a simboleggiare il trasferimento di conoscenza spirituale. Il termine Upa + Nayana significa portare qualcuno vicino (upain) alla conoscenza. Nei tempi antichi, dopo la cerimonia era stata effettuata, il bambino era inviato a casa del guru per l'educazione, e li il bambino rimaneva fino alla completa formazione. Interessante e' il fatto che il sai sin rientra nella cerimonia di accettazione dei monaci novizi al tempio.

Mentre nelle comunita' hinduiste indiane la cerimonia e' oggi celebrata per tutti i figli maschi, lo e' molto raramente per le femmine. Nel buddismo, che nella sua nascita si ribellò a qualsiasi spettacolo superficiale di pratiche rituali, basandosi sulla ricerca del vero significato di "upanayana" attraverso pratiche meditative come indicato da Buddha, questa pratica è universale e aperta a tutti senza distinzione di età, casta lignaggio, razza o sesso. Tra i buddisti, la cerimonia può essere condotta a tutte le età e per entrambi i sessi. le cerimonie inerenti il sai sin possono cosi' tenersi in casa, nei wat, i luoghi sacri di culto, o anche all'aperto.

I fili del sai sin hanno un significato simbolico che varia a seconda della comunità e della regione. Di solito, il sai sin e composto da tre fili ma in alcune in alcune comunità se ne può contare sei o anche nove. Il numero tre e i multipli di tre hanno ovviamente dei motivi, il numero tre rappresenta i tre debiti che non devono mai essere dimenticati e allo stesso tempo nel buddhismo rappresentano le Tre Gemme dove il fedele trova rifugio costante sia durante la pratica meditativa che per  quanto riguarda la sua morale in base a cio' che e' indicato dal Sentiero buddhista.

Nel primo caso i debiti si riferiscono ai propri maestri cioe' a coloro che ci hanno insegnato e ci hanno permesso di indossare il sai sin; il debito verso i genitori e gli antenati, cioè coloro che hanno reso possibile la nostra esistenza, ci hano nutriti e ci hanno hanno permesso di indossare il sai sin; ultimo ma non ultimo il debito verso i saggi e gli studiosi che hanno scoperto la conoscenza, sia spirituale che secolare, nel corso dei secoli, che arricchisce ora la vita di chi indossa il sai sin. In alcune versioni, il debito verso i saggi viene sostituito con debito verso Dio.
Qualche volta il motivo per cui i fili vengono portati da tre a sei sta nel fatto che l'uomo dovrebbe farsi carico dei debiti della moglie pure.
Nel secondo caso i fili simbolizzano il Buddha, l'Illuminato cioe' il più alto raggiungimento spirituale che potenzialmente e' possibile per tutti gli esseri; il Dharma, gli insegnamenti del Buddha; la Sangha, o la comunita' dei monaci buddhisti

Il sai sin viene utilizzato in caso di matrimoni, inaugurazioni di case, cerimonie di ordinazione, malattie, cattiva fortuna e funerali e in generale in tutti quei casi in cui si ha bisogno di buona fortuna e di una benedizione. Viene venduto in palle di grosse dimensioni nei tanti negozi per articoli e oggetti religiosi che potrete trovare un po' ovunque in Thailandia.

Quando i monaci sono chiamati a benedire una casa, sempre in numero dispari dato che questi al contrario dei numeri pari portano fortuna, il sacro filo e' posto, all'interno della casa, su un vassoio di fronte a un altare, sul quale si trova un'immagine di Buddha. I monaci cominciano a salmodiare e mentre continuano il capo, normalmente il monaco piu' anziano o quello che e' entrato da piu' lungo tempo nel monacato, dei monaci prende il filo e la fa passare fra le sue dita. Senza smettere di salmodiare il filo passa al monaco successivo e poi a quello seguente. Il filo viene fatto uscire da una finestra e dalla finestra deve rientrare in modo che vada a racchiude l'area dell'intera casa che comincia a poco a poco ad essere benedetta. Il salmodiare e il benedire da parte di ciascun monaco santificano il filo e gli infondono potere sacro e una volta che il sacro cerchio e' stato formato assicura che il potere spirituale passi attraverso il sai sin dall'immagine di Buddha ai monaci e da questi a tutte le persone e agli oggetti all'interno del sai sin proteggendoli da pericoli e presenze demoniache, e' cosi' che la casa e' consacrata.

Altro uso del sai sin e' durante i matrimoni, questa cerimonia generalmente si svolge nella casa della famiglia della sposa, ed è officiata da un anziano del villaggio, che spesso ha ricevuto una formazione come un monaco, in precedenza, nella vita. La coppia si inginocchia su grandi cuscini di fronte alla persona anziana, su un vassoio egli ha pretagliato molti pezzi di sai sin. Questi pezzi vengono dati agli ospiti anziani che li legano al polso di entrambi gli sposi. Questo atto simbolizza il legame inscindibile del loro matrimonio, ma dice anche che il loro matrimonio è un legame sociale, oltreché un rapporto personale. Mentre legano i polsi della coppia, gli ospiti si congratulano con gli sposi e augurano loro felicità, buona salute e prosperità economica. Se siete lo sposo e gli inviatati sono molti vi ritroverete buona parte del braccio ricoperta di sai sin. A questo punto nasce il problema di quanti bisogna tenerne. La tradizione dice che potete toglierli quasi tutti eccetto tre, sei o nove e quanto questi vadano tenuti dipende solo da voi.

Oltre che nei matrimoni il sai sin ha la sua importanza anche nei funerali, durante questa cerimonia le mani del defunto saranno poste a forma di wai , nella posizione di preghierra per i cristiani e il sai sin sara' posto attorno ai polsi del defunto dai membri anziani della sua famiglia.

Il rituale di legare il sai sin intorno al polso si verifica anche in situazioni diverse dalla cerimonia di nozze o dai funerali, ma le ragioni sono sempre analoghe. Le popolazioni della Thailandia credono che avvolgere un pezzo di sacro filo attorno ai polsi di un visitatore puo' proteggerlo dai pericoli o dai cattivi spiriti. Il sacro filo e' usato nelle cerimonie di preordinazione dei monaci quando e' avvolto attorno ai polsi dell'aspirante per proteggerlo contro i cattivi spiriti e la sfortuna prima che venga ordinato. .

Una particolare cerimonia chiamata Bai Si Su Khwan o Tham Khwan e' celebrata quando una persona sta poco bene o affronta periodi di particolari difficolta'. Il maestro di cerimonie avvolge il sai sin attorno ai polsi del soggetto della famiglia o al membro della comunita'. Si crede che la cerimonia rinnovi la salute della persona gli dia forza e ne accresca la vita.

Avvolgere il sai sin intorno ai polsi avviene in molti casi in cui viene fatta una donazione a un monaco. In questo caso il monaco si comportera' diversamente a seconda che il donante sia un maschio o una femmina. Rispettando la norma che un monaco non puo' toccare una donna il monaco legherà un breve tratto di sai-sin attorno al polso sinistro di visitatori di sesso maschile, mentre deporra' davanti o fara' dare il sai-sin alla donna da un maschio.

L'uso del sai sin si ritrova anche nella muay thai, la boxe thailandese fra gli amuleti protettivi permessi ai pugili c'e' il mongkon che e' la fascia che i pugili indossano sulla testa e che serve a portare fortuna e proteggere il combattente. Il mongkok e' formato da due nastri. Il primo consiste in un stretto strato di stoffa che contiene lettere magiche e simboli, questa parte viene legata alla fronte con il sai sin, che come filo sacro ha a sua volta funzioni protettive. Su questa fascia ne viene applicata un'altra precedentemente benedetta da un maestro di arti magiche. Il mongkon negli incontri viene utilizzato nei rituali iniziali e rimosso prima che cominci l'incontro. Oggi, il mongkon serve anche a identificare i gradi dei maestri di Muay Thai.

Nel nordest della Thailandia questo sacro filo e' chiamato anche 'baa-sii'. La differenza dei rituali nel Laos / Isaan e' che i rituali possono benissimo essere presieduti da un phawn, un predicatore laico. Questo deriva dal fatto che qui viene data grande importanza all'atto e lo scopo di legare il filo attorno al polso è quello di legare e neutralizzare gli spiriti collegati ai vari organi o funzioni corporee.

In ogni modo occorre ricordare che ci sono molti modi in cui il sai sin viene utilizzato nelle funzioni e nelle cerimonie e che l'uso puo' variare da regione a regione.

Oggi il sai sin e' anche diventato un oggetto commerciale, si possono trovare siti su Internet dove comprarli e nei recenti viaggi in Italia ho trovato nelle bigiotterie braccialetti che sono chiaramente ispirati al sacro filo. 

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