domenica 4 settembre 2011

Niccolò de' Conti.

Una delle prime persone occidentali a giungere abbastanza vicino al Siam fu Niccolo' de' Conti, in ogni modo Nicolo' e' inoltre la prima persona nella storia che in un suo libro, "Le Voyage aux Indie", afferma l'esistenza del regno del Siam.
Niccolò de' Conti (1385-1469) è stato un mercante italiano ed esploratore della Repubblica di Venezia, nato a Chioggia, che ha viaggiato in India e nel Sudest asiatico, e probabilmente a sud della Cina, durante i primi del 15° secolo. Grande avventuriero Nicolo' ha contribuito notevolmente a far conoscere all'Europa il mondo orientale. Dopo il ritorno di Marco Polo non ci sono prove di commercianti italiani ritornati dalla Cina, fino al ritorno di Nicolo' per via mare nel 1444.
Niente si sa' dei primi anni della vita di Niccolò, veniva da una famiglia nobile mercantile, in tenera età decise di seguire la tradizione di famiglia, stabilendo un redditizio commercio in Oriente. Diversamente dalla maggior parte dei suoi colleghi veneziani, però, Conti non si concentro' solamente sul commercio con l'Egitto. Nel 1419 egli lascio' Venezia per intraprendere un cammino che ricorda quello di Marco Polo e che durò quasi un quarto di secolo, e lo portò nel Medio ed Estremo Oriente. Come Marco Polo, Conti aveva facilita' di linguaggio e registro' le sue osservazioni per i posteri.
Lasciata Venezia si stabilì a Damasco, in Siria, dove studio' l'arabo poi per un periodo di 25 anni, la sua familiarità con le lingue e le culture del mondo islamico gli ha permise di viaggiare come mercante in molti luoghi in Asia, a bordo di navi di proprieta' di mercanti islamici.
I viaggi di Niccolò sono successivi al periodo in cui la dinastia persiana dei Timuridi intratteneva relazioni con l'Europa. I suoi viaggi si svolgono circa nello stesso periodo e negli stessi luoghi di quelli dell'ammiraglio cinese Zheng He. I cui resoconti ci sono stati tramandati da scrittori cinesi che si trovavano a bordo delle navi dell'ammiraglio come Ma Huang (scritti del 1433) e Fei Xin (scritti del 1436 circa).
Niccolò de' Conti attraverso' prima il deserto per raggiungere Baldochia (Baghdad) in Persia, qui fondo' una societa' commerciale con mercanti locali, la Persia sara' sempre il luogo che egli terra' come base, tanto che arrivera' a parlare il persiano. Da qui estese i suoi affari in India e arrivo' ad apprezzare tanto la vita indiana che sposo' una donna del posto e comincio' a crescere una famiglia. Fu in questo periodo che Conti decise di rinunciare al cristianesimo, nel suo libro non parla dei motivi di questa rinuncia e molto probabilmente non ci sara' mai dato di sapere se fu per necessita' o convinzione.
Ad un certo punto deve avere apparso chiaro a Nicolo' che non sarebbe tornato in Europa in tempi brevi e a questa convinzione si devono queste tre scelte di vita: la moglie indiana, i figli, la rinuncia al cattolicesimo.
Da Baldochia Niccolo' navigo' lungo il fiume Tigri per raggiungere Balsera (Basra, oggi la seconda piu' grande citta' dell'Iran), navigo' poi attraverso il Golfo Persico, tocco' Colcus e Hormuz e continuo' poi lungo la costa dell'Iran via Calacatia.
Attraverso' poi il Mare Arabico giungendo a Cambay, nel Gujarat. Viaggio' in India per Pacamuria, Helly e Vijayanagar, che fu prima della distruzione, nel 1555, la capitale del Deccan. E ' stato in India, che Conti ha coniato' la frase "Lingua italiana d'Oriente" per riferirsi alla lingua Telugu, egli si accorse che come per l'italiano quasi tutte le parole di questa lingua finiscono con una vocale. Arrivo' poi a Maliapur, sulla costa orientale dell'India, probabilmente la moderna Mylapore, a Chennai, nella Baia del Bengala dove visito' la tomba di San Tommaso, che nella tradizione cristiana ha fondato in India la comunità cristiana.
Nel 1421, Niccolò attraverso' il Pedir nel nord di Sumatra, dove trascorse un anno, e acquisi' conoscenze locali, come i cannibali che la abitavano e in particolare sul commercio dell'oro e delle spezie, e' interessante notare che questo era un periodo di contatti piuttosto intensi tra Sumatra e la Cina, grazie in particolare ai viaggi dell'ammiraglio Zheng He. Nei racconti dei suoi viaggi si riferisce a quest'isola chiamandola Taprobana e dice che i nativi la chiamano Sciamuthera
Navigo'poi per 16 giorni verso il Tenasserim sulla penisola malese. Torno' indietro e navigo' alla foce del Gange, visito' Burdwan, nel Bangla Desh, poi via terra arrivo' a Arakan, in Birmania. Passo' il fiume Racha, fiume Lemro in Birmania, che egli risali' attraverso le montagne fino ad arrivare al fiume Irrawady a Ava, ritorno' poi a Panconia (Pegu?). Dopo aver viaggiato attraverso la Birmania, da qui partì per Giava dove trascorse nove mesi, prima di andare a Champa, nella parte nord occidentale del moderno Vietnam.
Di questi viaggi le parti dedicate a Sumatra e alla Birmania si rivelarono le piu' redditizie. In Sumatra Niccolo' si carico di spezie, pietre preziose e oro, in Birmania aggiunge molta altra merce al suo carico e raccolse molte storie esotiche che inserira' in parte nella sua futura narrazione.
Niccolò de' Conti descrisse il Sud-Est asiatico come "superiore a tutte le altre regioni in termini di ricchezza, cultura e magnificenza, e al passo con l'Italia nella civiltà".
Nel 1430 si imbarcò di nuovo per l'India, dove visito' Coloen (Quilon), Kochi, Calicut, Cambay torno' poi in Medio Oriente visitando Sicotra, che descrive abitata da nestoriani, Aden, Barbora (Berbera) in Somalia, Jeddah e Aydhab sulla costa Egitto, da qui viaggio' via terra fino al Monte Sinai, dove il spagnolo Pedro Tafur Tavella lo incontro' nel 1436, questi riporto' alcune delle meraviglie che gli racconto' Niccolò, compresi i racconti dettagliati sul Prete Gianni, e da lì, in compagnia di Pietro, Nicolo' torno' al Cairo.
Egli aveva viaggiato per lungo tempo con la sua famiglia. Tuttavia sua moglie, che aveva incontrato in India, e due dei suoi quattro figli morirono in Egitto durante un'epidemia. Dal Cairo continuo' verso l'Italia con i due restanti figli. Niccolò de' Conti torno' a Venezia nel 1444, dove rimase come un mercante rispettato.
Durante tutti i suoi viaggi, Nicolo' si era presentato come un musulmano, qualunque fosse il motivo di questo comportamento in quel periodo non poteva essere perdonato, a Firenze gli fu chiesto da papa Eugenio IV, come penitenza per la sua apparente apostasia di riferire i suoi viaggi al segretario papale Poggio Bracciolini. La registrazione del Bracciolini dei racconti di Niccolò, fatta nel 1444, costituisce uno dei migliori racconti fatti da un viaggiatore del 15° secolo sull'Oriente e sul Sudest Asiatico in particolare. Questi racconti furono inclusi nel Libro IV del suo "De Varietates Fortunae".
I viaggi di Niccolò de' Conti, che in un primo furono diffusi in forma di manoscritto, si dice che hanno profondamente influenzato la corretta comprensione geografica europea delle aree dell'Oceano Indiano, durante la metà del 15° secolo. Li c'erano i primi resoconti dettagliati delle isole della Sonda e delle Isole delle Spezie dopo i racconti di Marco Polo, e ci sono buoni motivi per credere che alcune di queste nuove informazioni siano state raccolte sulla mappa di Fra Mauro dopo conversazioni con Niccolò de' Conti. Tutto questo probabilmente incoraggio' i viaggi d'esplorazione europea della fine del secolo.
Conti ha anche influenzato la cartografia del XV secolo, come si può vedere sulla Mappa genovese (1447-1457), e nel lavoro del cartografo Fra Mauro, la cui influenza si vede nella mappa del 1457 che ha offerto uno dei più chiara rappresentazione del Vecchio Mondo. In entrambe queste due mappe, tanti nomi, percorsi e descrizioni sono state prese direttamente dai racconti di Niccolò. "La fonte affidabile" che Fra Mauro cita nelle sue scritture si pensa non possa essere altri che Niccolò. La Mappa di Mauro descrive i viaggi delle Zoncho de India o giunche dall'India, al di là del Capo di Buona Speranza nell'Oceano Atlantico intorno al 1420, confermando che era possibile circumnavigare l'Africa attraverso il sud. Nelle sue descrizioni dell'Asia orientale, Niccolò descrive giunche enormi di circa 2.000 tonnellate, più di quattro volte la dimensione dei galeoni occidentali del XVI secolo.
E 'stato anche suggerito che l'uomo "dal Catai" di cui parla Paolo Toscanelli in una lettera a Cristoforo Colombo nel 1474 e in cui Paolo descrive la visita a Papa Eugenio IV (1431-1447) potrebbe essere stato Niccolò de' Conti, che era di ritorno dall'est e è sicuro che si sia incontrato con Papa Eugenio nel 1444.
Il libro di Niccolò de' Conti "Le Voyage aux Indie", in cui per la prima volta si parla del regno del Siam è stato utilizzato da esploratori e scrittori in diversi viaggi, come Ludovico di Varthema (1510), e Antonio Pigafetta (1519), che ha viaggiato in tutto il mondo con la spedizione di Magellano.
La prima edizione a stampa dei racconti di Niccolò fu fatta nel 1492 nell'originale latino da Cristoforo da Bollate e dedicata a Pietro Cara, che era partito per un viaggio in India. Seguirono varie traduzioni, in portoghese (1502) e spagnolo (1503). La prima edizione in lingua italiana sembra essere stato tradotto dall'edizione portoghese, e fece partedi una collezione di racconti di viaggi 'pubblicati nel 1550 da Giovanni Battista Ramusio. La prima edizione in inglese è stata tradotta dallo spagnolo, e stampato nel 1579 da John Frampton, utilizzando una combinazione delle narrazioni di Marco Polo e di Nicolo' de' Conti. Come Marco Polo, Conti ha aiutato il concetto di dar vita a un'Europa aperta verso il mondo esterno.

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