lunedì 3 febbraio 2014

Pino Scriccoli, la storia di un impegno.

Pino Scriccoli e’ nato a Bari il 04 Agosto 1954. Laureato in chimica si e’ dedicato all’insegnamento. Ha vissuto ad Altamura dove ha insegnato. Oggi, dopo aver trascorso lunghi periodi di tempo in Thailandia vive nelle Filippine, dove e' sposato con una bellissima e affascinante filippina. E’ uno dei blogger piu’ autorevoli per quanto riguarda il Sudest asiatico, la Thailandia e le Filippine in modo particolare. Il suo blog “Terre sottovento” e’ fra i piu’ frequentati in lingua italiana. Ma lasciamo che sia lui a descriversi con le sue parole:

    
Il mio primo viaggio in Thailandia avvenne nel lontano 1984. Tutto ciò che sapevo allora erano notizie dei giornali che comunicavano, di tanto in tanto, l’arresto all’aeroporto di qualche italiano in possesso di eroina. Il mio approccio alla Thailandia fu perciò dominato dalla paura, ingigantita dall’afa e dallo smog e dalla perenne sensazione di stare per soccombere a qualcosa di ignoto. Negli anni seguenti son ritornato spesso e alla fine devo confessare che sono stato vinto dal fascino della Thailandia e di Bangkok in particolare.
Ma ciò che più mi ha interessato non è la Thailandia dei grandi templi e del Buddismo, quanto quella dei templi di Phimai e di Prasat Panom Rung; più che le bellezze naturali di Phuket o Ko Samui sono la piana sconfinata dell’Isaan e la visione delle risaie a rapire il mio occhio. Mi sono sempre chiesto perché si stava trascurando un così immenso patrimonio.
Mi sono sempre interessato al modo di vivere e pensare della gente thailandese, quella comune, quella che silenziosamente popola le centinaia di corriere che corrono in lungo e largo per il paese, quella che lavora e fatica a sbarcare il lunario, quella che ha animato le lotte per la democrazia e i diritti più elementari, quella che con molta umiltà fa il wai, quella che ti sorride perché non ti conosce. Allo stesso modo ho sempre cercato di studiare le contraddizioni tra aree interne e aree sviluppate di questa nazione, leggendo con grande puntualità i giornali in lingua inglese, cercando libri che mi potessero aiutare a comprendere questa realtà sociale e umana molto distante dal modo di pensare e vivere europeo e italiano in particolare.
Da turista devo confessare che non è stato semplice, nonostante sia molto facile viaggiare in Thailandia e nonostante la gente mostri sempre una grande disponibilità verso il turista. L’incontro che ho avuto con alcuni libri mi ha fornito una chiave interpretativa della realtà thailandese estremamente preziosa e importante. Mi hanno fornito, oltre che un prezioso bagaglio di conoscenze, anche un nuovo modo di guardare la realtà sociale e storica e la vita individuale delle singole persone.
Vorrei citarne solo alcuni People of Esarn e Monsoon Country di Pira Sudham, In the Mirror, un’antologia di storie brevi curata da Benedict Anderson, e Inside Thai society di Niels Mulder. Il primo autore che ho incontrato è stato Pira Sudham, quello delle storie brevi di People of Esarn e di Siamese Drama. I personaggi dei suoi racconti sono i contadini che vedono i loro figli scappare, la ragazza che va in Europa, il giovane che per studiare e sollevarsi dalle condizioni misere del suo villaggio diventa accolito, il sicario, braccio armato di qualche potentato economico. Il modo di pensare dei suoi personaggi, e talvolta qualche personaggio stesso, lo si può rintracciare nella gente che il turista comune incontra durante il suo viaggio in Thailandia. Sembrano delle persone diventate personaggi letterari, possiamo sentire nella nostra pelle quello che essi sentono nella loro: la gioia delle piogge abbondanti, la rabbia covata e inesprimibile, l’amore per la propria terra e l’impossibilità di viverci, la vicinanza alla terra e agli animali, la saggezza di un vecchio bufalo. Con Pira Sudham ho dovuto rileggere la storia di tante persone incontrate, ho viaggiato in un territorio che ho visto in realtà attraverso i suoi occhi, ho rivissuto, attraverso Prem e Kumjay di Monsoon Country, la storia contemporanea della Thailandia e i riti religiosi della gente dell’Isaan.
Mi è sembrato perciò naturale chiedermi se questa esperienza personale non potesse essere utile a dare una nuova immagine della Thailandia e della sua gente, a leggere quello che realmente sta scritto in un sorriso. Perché non provare a dare una voce anche in Italia a persone che di solito compaiono solo negli scoop televisivi e nelle cifre dell’AIDS, come pure nelle cifre della macroeconomia? In fondo provengo da una terra, l’Alta Murgia del Nordovest in Puglia, che per anni ha vissuto molte delle contraddizioni che vive l’Isaan, quali lo spopolamento delle campagne, l’emigrazione verso i grandi centri industriali e verso l’Europa, il degrado del territorio, un depauperamento di storia e di risorse ambientali, culturali e produttive senza eguali. Sia nell’Alta Murgia come nell’Isaan il territorio è sempre più preda di speculatori senza cuore. Un processo che, nell’Alta Murgia e nel Meridione Italiano come nell’Isaan Thailandese, è causato da un’interpretazione di “sviluppo” che è antitetica al riconoscimento delle proprie tradizioni, della propria storia.
Ma nell’Isaan e nell’Alta Murgia non sono solo gli speculatori ad operare. Esistono esperienze di base che si oppongono a tutto ciò e lavorano su progetti per molti versi simili. Il progetto di “Torre di Nebbia”, associazione culturale nonché piccola casa editrice, è il tentativo di fermare questo degrado e di riappropriarsi di un territorio inteso come ambiente, come patrimonio di risorse culturali e produttive, e con esso delle proprie radici.
Tradurre in italiano People of Esarn per una piccola casa editrice quale “Torre di Nebbia”, che da anni lavora nell’Alta Murgia, ha significato provare a creare un legame concreto tra questi due territori, tra due popolazioni, tra due progetti, molto differenti tra loro per storia, per tradizioni, per cultura, molto simili per la voglia di riscatto che li anima.
Questo gemellaggio ideale tra due terre continua attualmente con un’altra casa editrice, BESA, che ha nel suo catalogo varie opere di autori e voci provenienti dal sud del mondo, come il Portogallo, Albania, Cuba, Argentina, Paesi Balcanici. BESA ha tradotto e pubblicato “La terra dei Monsoni” di Pira Sudham, che sta riscuotendo un discreto successo in Italia, con l’intenzione di fornire al lettore italiano un’immagine della Thailandia e del Sudest asiatico, tutt’oggi completamente assenti dal panorama editoriale italiano. E’ un impegno questo che si prefige di presentare quanto prima altri scrittori thailandesi e di tutta l’area del sudest asiatico. Non si vuole puntare il dito sulle piaghe sociali degli altri, quanto fornire strumenti di interpretazione della realtà thai al lettore e al turista italiano, cercando in tal modo di modificare quella visione particolare che vede nella Thailandia la terra non tanto del sorriso quanto dell’ammiccamento.
A tal fine ci sono molti altri autori thai che mi interessano, comparsi anni fa in una bellissima antologia di storie brevi della Duang Kamol, In the mirror. Molto tempo è passato e molto è stato tradotto, ma devo confessare che questo libro è stato preziosissimo, sia per gli autori che ha introdotto e per l’interpretazione storica che ne ha dato, sia per l’introduzione storica che fa degli anni che vanno dal ’60 al fine anni ’70.
Come si può notare, il mio interesse va verso quella letteratura che interpreta criticamente la società presentandone talvolta aspetti anche scabrosi. Mi è sempre parsa animata dalla voglia di non accettare lo stato di cose presenti e da un grande amore per la gente di questa terra, anche se in molti autori è evidente l’intento didascalico, in parte legato all’impegno politico di quegli anni. In questo senso non esiste una discontinuità tra questi autori del movimento “Arte per la vita” e il Pira Sudham dei racconti, sia per molti dei temi trattati, sia per le denunce sociali, sia per l’intento comunque didascalico. La discontinuità invece nasce sull’uso della lingua inglese e sulla particolare visione duale del mondo che traspare da tutta l’opera di Pira Sudham e da La Terra dei Monsoni in particolare. La scena su cui si muovono i suoi personaggi non è più solo Bangkok; la tensione che li investe non è più solo la denuncia sociale. L’intento della scrittura non è più quello di educare il lettore thai. I suoi personaggi sono ora combattuti e dilaniati da due tendenze opposte: accettare il richiamo dell’occidente (che non è più solo la presenza americana ma è anche il fascino della modernizzazione e di una cultura più democratica) e del suo stile di vita o tornare alla placidità del villaggio, del distacco predicato dal Buddismo e, allo stesso tempo, provare in qualche modo a cambiare la dura realtà della corruzione e dell’ingiustizia.
Di questa società in transizione certo altri autori sono testimoni e credo che molti possano essere presentati al lettore italiano, nonostante alcuni grossi problemi di traduzione che si possono porre.
A tal fine sto lavorando ad una antologia di storie brevi di scrittori dal golfo del Siam tra i quali ci saranno alcuni scrittori Thai, altri malesi e di Singapore. L’intento certo non è di dare un’immagine completa di quest’area geografica o delle varie letterature. Si vuole bensì dare un’idea della complessità che la anima, una complessità fatta di razze, di scritture, di società differenti, di religioni, di problematiche che l’attraversano, di storie e culture che di volta in volta si sono affacciate nelle varie epoche della sua storia e che si sono qui sedimentate. E’ una complessità che rende questa area unica al mondo e degna di essere presentata nel panorama editoriale italiano, che è in notevole ritardo, nonostante la loro crescente importanza tra le economie emergenti del mondo, nonostante un forte flusso turistico italiano verso la Thailandia e i notevoli scambi commerciali tra i nostri due Paesi.
Mi sembra perciò estremamente importante questa Conferenza Internazionale di Studi. E’ una splendida occasione per favorire così una conoscenza e comprensione più profonda tra i popoli italiano e Thailandese. Non si possono lasciare ai soli rapporti economici e al mercato dei compiti che sono in primo luogo delle istituzioni e delle associazioni culturali anche per non ingenerare così quelle visioni stereotipate che fanno dell’Italia il paese della moda, degli spaghetti e del calcio, e della Thailandia il paese delle belle spiagge e del divertimento a basso prezzo.






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