Nel 1852, a causa delle pressioni sempre piu’ forti dell’Inghilterra, Re Mongkut concesse a un mercante cinese una franchigia sul commercio internazionale dell’oppio. Tre anni dopo Mongut dovette cedere ancora alle insistenze britanniche, firmo’ un trattato in base al quale concedeva altre liberalizzazioni, tramite l’abbassamento delle tasse sul commercio della droga.
Nel 1907 il governo elimino’ qualsiasi intermediario e assunse in prima persona la gestione del traffico dell’oppio. Questo comporto’ l’aumento del giro di affari, i punti di vendita salirono da 1200 del 1880 a 3000 del del 1917. Nel 1921 i tossicodipendenti ammontavano a piu’ di 200,000, i proventi delle vendite rappresentavano allora il 20% di tutte le entrate nazionali.
Le critiche contro la politica di legalizzazione che giunsero alla Thailandia dalla comunita’ internazionale indussero la corte a ridurre il volume di monopolio nel 1920.
Dieci anni dopo circa 2,000 negozi di spaccio vennero chiusi, ne rimasero 837 che fornivano droga a 89,000 clienti ogni giorno. La politica di riduzione del monopolio prosegui’. Nel 1938 si importavano solo 32 tonnellate di oppio all’anno. Ma queste misure poco incidevano sul contenimento del fenomeno della tossicodipendenza e andavano solo a favore di chi commerciava illegalmente. I narcotrafficanti incrementarono un canale assai redditizio, scoperto fin dalla meta’ del XIX secolo: l’oppio proveniente dal sud della Cina, piu’ economico di quello che il governo importava dall’India e dal Medio Oriente. Il commercio illegale acquisto’ un’importabza tale che a un certo punto i prezzi dell’oppio venduto dallo stato si basavano su quelli del mercato clandestino.
Dal 1947 al 1957 la politica thailandese subi’ il condizionamento di due ufficiali molto potenti: il generale Phao Sryanonda, capo delle forze di polizia e il maresciallo Sarit Thanarat delle alte gerarchie dell’esercito. Si produceva sempre piu’ droga all’interno del paese e l’importazione conosceva un rapido declino. Quest’aumento di produzione era stato causato dall’immigrazione di tribu’ meo e yao dalla Cina, etnie tribali tradizionalmente dedite alla coltivazione di oppio. Dato che il papavero da oppio (Papaver sonniferum), della famiglia delle Papaveraceae, ha una varieta’, lo Yunnan, che e’ pregiata ma necessita di climi freschi queste tribu’ si stanziarono sulle sulle montagne del nord. Furono in seguito seguite da akha, lisu e lao e questo porto’ a un forte aumento di produzione.
Cominciava quindi ad essere conveniente introdursi nel settore per gestirlo in modo luvrativo.
La prima conferenza ONU sui problemi dei narcotraffici, del 1946 criticò il comportamento della Thailandia e delibero’ che tutta la produzione di oppio, non per usi medici, doveva cessare. Indifferente alle critiche il governo thailandese autorizzo’ coltivazioni di papavero da oppio sulle montagne del Nord.
A cio’ si aggiunse il fattore politico che vedeva il Kuonmintang, l’esercito nazionalista cinese comandato da Chang Hai Shek, in guerra contro la Birmania, appoggiato dalla Thailandia che aveva alle sue spalle gli Stati Uniti. Bangkok comincio’ a fornire a queste truppe l’oppio di cui avevano bisogno. Nel 1954 le dogane britanniche di Singapore dichiararono che la Bangkok era diventato il maggior centro di commercio di droga di tutto il Sudest asiatico. La guerra di potere per il dominio di questo mercato fra Sarit e Phao venne coperta dal segreto di stato.
Nel 1950 truppe dell’esercito che facevano capo a Sarit circondarono un convoglio ferroviario a Lampang, nel Nord. All’interno un ingente carico di oppio. Intervenne anche la polizia che era fedele a Phao e chiese che la droga le venisse consegnata perche’ a lei spettava l’incarico di vigilare in tale campo. Al rifiuto dell’esercito e alla minaccia di aprire il fuoco la polizia rispose con le armi. Alla fine si giunse a un accordo: il carico sarebbe stato scortato da entrambi fino a Bangkok, dove scomparve.
Fu Phao ad avere la meglio e a giungere al vertice del traffico dell’oppio, ciò grazie anche all’aiuto della CIA. Grazie a ingenti rifornimenti di armi e mezzi bellici negati a Sarit, Phao mise su una polizia ben armata e organizzata che poteva gestire al meglio gli interessi del suo comandante supremo. I muli furono sostituiti con gli aerei, le barche con veloci battelli, le bande disorganizzate di montanari trafficanti con truppe ben addestrate. Le origini del famoso Triangolo d’oro possono essere fatte risalire a questo periodo. Questa scelta fu dovuta al fatto che era la polizia a proteggere gli aiuti militari diretti al Kuonmintang in Birmania. Il generale divenne l’uomo piu’ potente della Thailandia e estese i suoi commerci illegali anche all’oro, alla prostituzione, al riciclaggio di denaro sporco della mafia cinese. Il “New York Times” lo defini’ il personaggio peggiore di tutta la storia del paese. Phao era diventato cosi’ potente da poter usare la polizia alla luce del sole: i carichi sequestrati venivano spediti prima a Chiang Mai e da qui a Bangkok. Poi a bordo di navi prendevano il largo verso Hong Kong e Singapore. Per il pubblico Phao si faceva fotografare nel ruolo di leader nella lotta contro la droga.
Lo scandalo che gli fu fatale si consumo’ la notte del 9 luglio 1955. Un contingente di polizia di frontiera tese un’imboscata a truppe del Kuonmintang che si accingevano a varcare il confine fra Birmani e Thailandia con 20 tonnellate di oppio. La polizia assali’ i trafficanti lasciandoli poi fuggire. Gli uomini ndi Phao giunsero a Bangkok con il bottino e ricevettero le congratulazioni del loro capo. Phao era inquieto. Insistette col ministero delle Fianze perche’ venisse consegnato il compenso di un milione e duecento mila dollari all’autore della soffiata. Ottenutolo si incarico’ personalmente di consegnare la somma all’informatore, il cui nome rimase sconosciuto. Il 14 luglio convoco’ una conferenza stampa per annunciare che il misteriso personaggio aveva lasciato il paese, temendo per la propria vita, e che quindi non poteva rispondere ad alcuna domanda. Aggiunse che una parte delle 20 tonnellate di oppio erano state buttate nel mare, salvo una piccola quantita’ destinata alla vendita per uso farmaceutico. Questo per recuperare i soldi della taglia. La storia apparve cosi’ poco chiara da spingere i cronisti a voler vederci piu’ chiaro. In questo furono anche incoraggiati dal Primo ministro Phibun che attacco’ immediatamente Phao accusandolo di imbrogli e di connessioni con il traffico di stupefacenti.
A nulla valsero le publiche dichiarazioni e spiegazioni da parte della polizia. La stampa organizzo’ una vasta campagna anti Phao. Nell’agosto fu costretto a dimettersi da ministro delle Finanze e a prendersi un periodo di riposo prima in Giappone e poi negli Stati Uniti.
Phibun libero' la stampa da qualsiasi censura operata dalla polizia, si assunse il diritto di veto su qualsiasi azione paramilitare operata da questa e ordino’ che chi non avesse una posizione chiara e leale allinterno del corpo rassegnasse le dimissioni.
In settembre Phao torna in Thailandia e cerca di scagionare i suoi uomini da ogni addebito, ma non riusci’ a convincere nessuno. Phao era un fantoccio nelle mani della CIA, come aveva detto Phibun, tutti credevano in questo. Phibun inoltre sconfesso la convenienza a dare aiuto al Kuonmintang dato che questo trafficava nella droga e aveva portato al biasimo dell’ONU verso la nazione.
Il 20 ottobre del 1858 il gruppo di Sarit sale al potere con un colpo di stato incruento. La polizia non rappresenta piu’ la spina dorsale del nuovo governo ma occorre, per Sarit, assicurarsi appoggi che consolidino il suo ruolo. Tali appoggi possono venire solo dal consenso dei militari ovviamente offrendo loro molto denaro. Il problema quindi e’: dove trovare il denaro? Sarit pensa che l’unico sistema e’ quello di tornare a percorrere le strade dell’oppio. Cosi’ questa coltivazione riprende vigore e ciò non piacque a molte persone, molte delle quali si trovavano anche nel gruppo di Sarit, queste persone pensavano all'opinione publica internazionale. Sarit sembra non badarci e il generale Praphas si schiera dalla sua parte. Dall’altra parte stanno altri due influenti generali Thanom e Swai, che dimostrano tutta la loro preoccupazione per le possibili sanzioni da parte di organizzazioni a livello internazionale. Dopo un lungo braccio di ferro Swai riusci’ a persuadere Sarit a decretare che polizia ed esercito non avrebbero fatto piu’ da ponte fra le coltivazioni di papaveri del Nord e il litorale sud della Thailandia. Tale direttiva non servi’ che in minima parte, i guadagni procurati dal traffico dell’oppio erano troppo ingenti.
Nel 1959 Sarit fu forzato a emanare una legge che puniva con una pena da 6 mesi a 10 anni di carcere e una multa pari a 10 volte il carico chiunque fosse in qualche modo coinvolto col traffico di droga. Tale legge provoco’ una brutta caduta dell’oppio, avvio la popolazione dipendente all’eroina e non servi’ ad impedire il traffico della droga.
Per lungo tempo Bangkok rimase una delle capitali asiatiche del traffico della droga, per un lungo periodo non e’ cambiato molto. Le alte sfere militari thailandesi furono messe in secondo piano ma continuarono a ricevere grosse mazzette dai sindacati, leggi mafie, cinesi che divennero i manager eredi del traffico e lo gestirono in prima persona.
Il traffico continuera’ a crescere e negli anni ’70 il Triangolo d’oro era diventata la piu’ grande regione di coltivazione al mondo e ;a piu’ grande riserva in grado di rifornire il mercato americano, e sempre al mercato americano il Triangolo d’oro pote’ fornire il prodotto base per l’eroina.
Quattro sono i principali protagnisti di questa storia dell’oppio: parti dell’eserceto e della polizia thai, i cinesi del Kuonmintang, la CIA e gli Shan. Di questi ultimi non abbiamo ancora parlato.
Dal governo centrale comunista della Federazione degli Stati birmani, nata dopo la seconda guerra mondiale, gli shan, ceppo di origine thai stanziato al confine fra Thailandia e Birmania, avevano ottenuto promesse di una futura indipendenza. Tali promesse non vennero mai mantenute e cosi’ gli Shan misero in piedi un vero e proprio esercito ribelle costituito da migliaia di uomini e finanziato con i proventi del traffico dell’oppio. Sono piu’ di 8 milioni gli shan che popolano uno stato mai riconosciuto ma che esiste nei fatti. Inizialmente lo Shan National Army appoggio’ e ospito’ le forze del Kuonmintang. Ma dopo la cacciata dal territorio birmano ad opera dell’esercito nazionale e di quello cinese in un’operazione congiunta e la decisione dei generali del Kuonmintang di inserirsi nell’affare dell’oppio per combattere il comunismo si crea fra i due una notevole ostilita’. Il comandante della Shan National Army, generale Khun Sa, non e’ contento che il Kuonmintang abbia acquistato in una trentina d’anni una cosi’ grande competitivita’. A un certo punto Shan Nationa; Army e Kuonmintang controllano il 90% del traffico mondiale di eroina.
Nel gennaio del 1961 cinquemila soldati dell’esercito birmano e ventimila soldati della Cina comunista scagliano un attacco a sorpresa al quartier generale del Kuonmintang, situaton nella localita’ di Mon Pa Liao, stato di Kengtung, in Birmania. Vengono trovate cinque tonnellate di munizioni statunitensi. Il 16 febbraio l’aviazione birmana abbatte un bombardiere che si accingeva a sganciare rifornimenti per le truppe del Kuonmintang. Presi in contropiede dall’incidente diplomatico, gli USA si offrono di spostare i soldati del Kuonmintang a Taiwan. 5000 uomini vemgono trasferiti a Taiwan, dai 2000 ai 3000 rimangono in Birmania e vengono evacuati a meta’ del 1962. Le truppe del Kuonmintang vengono a;;ora trasferite oltre il Mekong, in Thailandia, con il consenso di questa stabilisce alcune basi vicino al confine birmano e incrementa la sua attivita’ nel commercio dell’oppio.
Con la messa fuori legge nel 1959 del commercio e del consumo dell’oppio i mercanti del nord entrarono in crisi e con loro il villaggio di Ban Wat, che per anni aveva funzionato da centro di controllo e smistamento. Ban Wat si trova a 39 km. da Chiang Mai dove arriva la ferrovia.
Ban Wat prospero’ a tal punto che nei suoi dintorni a meta’ degli anni ’50 operavano una ventina di grossi trafficanti. Nel 1968 sotto l’effetto del proibizionismo ne rimaneva uno solo. L’arrivo del Kuonmintang riempi’ questo vuoto. Organizzato alla perfezione poteva gestire ogni aspetto del commercio: garantiva sicurezza e correttezza nei rapporti con le tribu’ meo, scoraggiava gli assalti a scopo di rapina , contrattava al minimo le thangenti da versare alla polizia thailandese. Essi riuscirono a ridurre praticamente in schiavitu’, tramite ricatti e debiti, i coltivatori di oppio delle montagne. Vennero aperti negozi pieni di merce molto allettante per la gente delle tribu’:argenti, cibi in scatola, sale, abiti, torce elettriche, e cosi’ via. Queste erano quindi incoraggiate a coltivare oppio in larga scala per comprarle.
Dunque il Kuonmintang aveva messo in piedi un’organizzazione eccezzionale da cui ricavava enormi profitti. Cio’ non perche’ il suo scopo fosse il denaro, il suo primo scopo era la lotta al comunismo per condurre la quale pero’ c’era bisogno di denaro, e dato che Taiwan, stato fondato dai nazionalisti di Chiang Hai Shek, dopo la rivoluzione conese aveva smesso di foraggiare le truppe del Kuonmintang in Thailandia. Ai generali che comandavano il Kuonmintang, se volevano continuare la loro lotta, non rimaneva che l’oppio come risorsa finanziaria.
I proventi che derivavano da questo prodotto erano colossali e permettevano non solo di continuare la lotta contro il comunismo, che era quanto al Kuonmintang premeva ma di foraggiare militari e poliziotti di Bangkok perche’ chiudessero entrambi gli occhi.
La lotta governativa veniva condotta attraverso l’Office of Narcotic Control Bureau appariva sempre in perdita nonostante l’aiuto di esperti internazionali.
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