Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

sabato 2 aprile 2011

Prasat Hin Khao Phanom Rung.

16 anni di restauri fra il 1972 e il 1988 hanno trasformato Prasat Phanom Rung nel piu’ spettacolare sito khmer in Thailandia. Il prang a forma di torre si solleva sulla cresta di un vulcano estinto, a 381 mt. sopra il livello del mare, con viste sulle piatte terre agricole fino alle montagne del Dongrek e al confine con la Cambogia a Sud. La posizione su un luogo elevato fa riferimento alla cosmologia induista e rappresenta la casa di Shiva sul monte Meru.
Phanom Rung sono due parole khmer che significano “Grande Collina”, a questa i thai hanno aggiunto la propria parola per collina khao, hin sta per pietra, il prasat e’ un piccolo edificio ornato con pianta cruciforme e una guglia aghiforme.
Prasat Phanom Rung fu costruito fra il fra i primi anni del X e il tardo XII secolo. Varie iscrizioni sul monumento danno un resoconto della sua storia. La scena di una battaglia scoplita in uno dei pedimenti superiori sopra l’entrata a sud del prang centrale indica l’alleanza del potente governatore locale, Narendraditya con il re dei Khmer, Suryavarman II (regno 1113-50), fiero e guerriero, il sovrano che costrui’ Angkor Wat. La scena mostra elefanti da guerra, uno dei quali schiaccia dei soldati nemici con il corpo.
L’alleanza di Narendraditya gli permise di mantenere la sovranita’ su Phanom Rung per qualche tempo, poi Suryavarman chiese il suo trono per Angkor, situazione confermata da molte iconografie dedicate ai successi di Narendraditya e della sua famiglia. Le sculture suggeriscono che dopo la nascita del figlio egli si ritiro’ e divenne yogi e guru.
L’aspetto piu’ significativo dell’architettura di Phanom Rung, come quella di altri santuari khmer dello stesso periodo e’ la forma rettangolare, derivata dal modello indiano. Tale modello influenzo’ tutto il Sudest asiatico. L’espansione dell’India e della sua cultura arrivo’ nel Sudest asiatico agli albori dell’era cristiana, ma riusci’ ad affermarsi solo molti secoli dopo. La necessita’ materiale e l’intenzione di aggregare le popolazioni incontrate portarono ptroprio alla nascita di grandi monumenti religiosi che servirono quali punti di riferimento e di controllo. Il santuario espressione di religiosita’ ma al medesimo tempo atto di potenza terrena richiamava e ammoniva la gente a seguire un ordine seppure per via indiretta. In esso il potere spirituale e temporale si univano come entita’ mai scisse l’una dall’altra.
Phanom Rung e’ arientato lungo un asse est-ovest in un interessante viaggio da una terrazza in laterite lungo un sistema di corsi d’acqua e promenades, scalinate e terrazze che raggiungono il gorupa a est e si inoltrano nel prang centrale. Il complesso ha un’imponente seppur intima grandezza La drammatica scalinata d’entrata, ornata da sculture e il disegno spiritualmente ispirato riflettono il potere e l’;arroganza necessari per espandere e controllare un impero per cinque secoli.
Volendo dividere il complesso in aree se ne contano sette: Le scalinate di salita alla collina; la piattaforma con i quattro laghetti; la piattaforma rialzata con balaustre naga; l’ingresso a crocevia alla galleria di cinta e al cortile interno; la piattaforma con balaustre naga, la galleria di collegamento, il mandapa; il portico a croce di accesso da est alla torre cilindrica del tempio; il tempio centrale con accessi orientati ai punti cardinali.
Per quanto riguarda le strutture 10 sono le fondamentali: una piazza principale con una torre e un porticato situato su ciascuno dei quattro punti cardinali; una piccola piazza adornata da prang in pietra arenaria e laterite; due ulteriori piazze sempre adornate da prang; gallerie in arenaria e laterite con grandi porte di accesso; due biblioteche in arenite; i ponti dei naga; un viale con colonnato; la sala dell’elefante bianco; i “tre laghetti” gli dei guardiani.
Sala dell’Elefante Bianco. E’ il primo punto significativo e’ la, giu’ per il pendio dal centro visitatori in direzione della prima terrazza a forma di croce.
Questo grande edificio rettangolare di laterite e arenaria con i suoi portici, gallerie e mura deriva il suo nome dalla passione reale per i sacri e rari elefanti bianchi.
Il viale. E’ lungo 160 metri e largo 7, pavimentato con lastre in arenaria e laterite ciascuna delle quali misura 74 centimetri di lunghezza per 78 di larghezza e 10 di spessore. Sessantotto pilastri, oggi uno in meno, scandiscono il cammino fino alla scalinata, distribuiti in pari misura sui due lati del viale. Essi rappresentano bulbi di fiori di loto. Ciascun pilastro misura 1 metro e 54 centimetri e poggia su una base quadrata di 41x41 cm. Questi pilastri, a causa della loro forma vengono comunemente chiamati “sao Tien” dove la parola tien significa cadela la l;oro forma ha indotto gli esperti a classificarli come appartenenti al periodo Angkor Wat, 1100 d.C.
I ponti naga. Sono tre sulla strada che porta al prang principale. Il piu’ grande collega la via lastricata al prang vero e proprio. Misura 20 metri di lunghezza per sei di larghezza. Il ponte e’ decorato con 16 naga di stile Angkor, queste figure sono infatti perfettamente identiche a quelle che si trovano in Angkor Wat. Ciascuno naga e’ provvisto di 5 teste che guardano nelle 4 direzioni. Dietro ad ogni testa e’ scolpito il disegno di una ruota. L’altezsza di ogni testa e’ di 1 metro e 20 centimetri. Il secondo ponte e’ situato di fronte alla galleria est. Sei naga piu’ piccoli di quelli visti in precedenza guardano in tre direzioni, escluso l’ovest. Le cinque teste di ciacuno sono alte 1 metro e 10 centimetri. L’ultimo ponte prima del prang principale conta otto naga, ciascuno con 5 teste alte 1 metro e 10 centimetri. E’ questo il solo esempio di ponti naga sopravvisuto in Thailandia. Questi naga che formano le balaustre simbolicamente trasportano il visitatore dal mondo temporale a quello divino.
Prasat Hin Khao Phanom Rung fu originariamente costruito come monumento indu’ e mostra quindi un’iconografia correlata alla venerazione di Vishnu’ e Shiva.
Il principale pedimento del ponte a est rappresenta uno yogi indu’, circondato da femmine che lo custodiscono e da ballerini celesti che rappresentano Shiva.
Sotto il pedimento e’ il famoso lintello Nara che rappresenta Vishnu’ reclinato su un Naga. Dal suo ombellico cresce un fiore di loto che si divide in diversi bozzoli, su uno dei quali siede il dio della creazione, Brahma, mentre Lakshmi, moglie di Vishnu vicino alle sue gambe. I due motivi ai lati di Vishnu mostrano Kala, il dio del tempo e della morte egli dorme nel mare di latte dell’eternita’ rappresentato da un naga, vicino due pappagalli. Naga, alati garuda, elefanti e scimmie completano il lintello. Questo lintello scomparve da Phanom Rung in qualche tempo fra il 1961 e il 1965 finendo all’;Istituto d’Arte di Chicago. Indagini mostrarono che era stato donato all’Istituto da un benefattore, James Alsdorf. Non fu prima del dicembre 1988 sei mesi dopo il termine dei restauri di Phanom Rung e dopo forti proteste del governo thailandese e di altre organizzazioni che l’Istituto Alsdorf decise di restituire il lintello a un costo di 250,000 $, donati da cittadini statunitensi interessati alla restituzione. Voci dicono che sei dei sette thai coinvolti nel furto morirono in modo non naturale.
Maggiori rappresentazioni iconografiche possono essere viste negli altri gopura e attorno alla galleria che circonda il complesso. Il lintello sotto il pedimento mostra una divinita’ seduta sul demonio guardiano Kala, afferrando le zampe posteriori di un paio di leone sconcertati.
Le gallerie. Il santuario e’ percorso da una serie di gallerie ai quattro punti cardinali della struttura. Quelle in direzione nord e sud misurano 66 metri, quelle est e ovest 88 metri. Le gallerie a est, sud e ovest sono costruite in arenaria, la galleria a nord in laterite. Tutte a volta rotonda sono interrotte nel loro corso da un portico o da una porta principale e da due porte laterali su ciascuna direzione. I tetti sono curvilinei e ci sono false balaustre alle finestre. Nelle gallerie ci sono nicchie con false porte e finestre che recano iscrizioni e decorazioni. Le gallerie d’entrata recano intriganti sculture, un certo numero delle quali illustra il trionfo di Rama, l’incarnazione terrestre di Vishnu’ ed eroe del poema Ramayana. Una scena dipinge scimmie guerriere che trionfalmente sterminno i nemici. Le gallerie, insieme con il prang a torre, rappresentano i cinque picchi del Monte Meru, il centro dell’universo khmer e casa delle divinita’ induiste.
Le biblioteche. Seguendo il percorso delle gallerie si incontrano due edifici in laterite chiamati viharas, biblioteche. Misurano rispettivamente quattro metri e mezzo per nove quello sul lato nord con la porta affacciata a sud; 9 metri e mezzo per 7 e mezzo quello la cui porta guarda a ovest. Entrambi gli edifici vennero costruiti nell’ultimo periodo del regno di Angkor, 1157-1207 d.C.
Il piccolo prang. Il prang noi misura 8 metri su ciascun lato. La base e i muri interni sono in laterite. Lo si incontra sul lato nordovest lungo il percorso delle gallerie. Alcuni archeologi lo ritengono un tempio mai completato, viste le sue modeste proporzioni, altri credono che fu in parte smantellato per realizzare il prang principale. La sua eta’ e’ stata fissata con buona approssimazione fra il 965 e il 1080 d.C.
Il prang principale. Passsando sotto la porta del gopura e attraversando il terzo ponte naga si arriva quasi immediatamente all’anticamera del prang principale (mandapa), che ha un lintello e un pedimento straordinari, sublime esempio di artigianato khmer. Il pedimento rappresenta il dio Shiva Nataraj, con dieci braccia, impegnato in una danza cosmica, ai piedi di Shuva c’e’ Ganesh, il dio con la testa da elefante, e due discepole. Questo prang e’ il fulcro di Phanom Rung e la sua torre di maggior proporzioni. Comprende il lingam, simbolo fallico di Shiva. Possiede quattro portici che si affacciano su due direzioni. Il portico principale guarda a est. L’interno del prang ha un certo numero di statue khmer e un altare su cui i preti versavano acqua santa e lasciavano offerte di ghirlande e frutta.
Fuori un confuso insieme di sculture Shiva, ballerini, elefanti, rishi, e altre icone khmer riempiono i muri in arenaria del prang. Di fronte a esso una galleria lunga 6 metri e larga 3, interrotta da due porte a nord e a sud. accanto alla galleria un ambiente che misura 80 metri quadrati, segnato da una porta e due finestre su ciasc uno dei lati. Tale ambiente veniva impiegato come sala principale e vi si svolgevano le cerimonie importanti guidate dai monaci o dai pellegrini che qui si riunivano. La data di costruzione del prang, compresa la sala, puo’ venire fissata con certezza fra la seconda meta’ dell’XI secolo e la prima del XII. Tale ipotesi e’ suffragata da numerose iscrizioni che portano i nomi dei sovrani regnanti in tale periodo.

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