La Costituzione thailandese garantisce liberta’ parola, cio’ anche se il Dipartimento della Polizia Reale si riserva il potere di sospendere licenze editoriali per motivi di sicurezza nazionale, mantenere l’ordine publico, preservare il diritto di altri proteggere la morale publica e prevenire critiche alla famiglia reale e insulti al buddhismo. Gli editori, tuttavia, esercitano un qualche controllo in qualche modo, specie per quanto riguarda la monarchia.
La liberta’ di stampa in Thailandia ha una lunga storia di censure e proibizioni, senza nessuna importanza per il partito che sta al potere, dato che il modo di comportarsi su per giu’ e’ sempre lo stesso. Essa raggiunse il suo apice a meta’ degli anni ’90 quando il Partito Democratico di Chuan Leekpai era al potere. Dopo il 1997, la recessione economica e l’avvento al potere del Partito Thai Rak Thai di Taksin Shinawatra i media thailandesi sono stati sempre oggetto di interferenze per interessi politici ed economici.
Prima delle elezioni generali del 2001 la Shin Corp, un conglomerato di comunicazioni, possedito dalla famiglia del Primo ministro Taksin compro' la quota di controllo della iTV, la sola stazione indipendente della Thailandia. subito dopo questo la nuova proprieta licenzio’ 23 giornalisti che si erano lamentati perche’ la stazione aveva influenzato con la sua copertura le elezioni a favore di Taksin e del Thai Rak Thai. In una sola notte il canale televisvo si trasformo’ da stazione indipendente e di approfondimento di notizie in un canale di intrattenimento con film e notizie a favore di Taksin.
La reputazione internazionale del paese riguardo alla liberta’ di stampa subi’ in altro duro colpo, nel 2002, quando due giornalisto occidentali furono espoulsi per aver riportato un passo del messaggio del re alla nazione in occasione del suo compleanno, altamente critico nei confonti di Taksin.
Nel 2004 Veera Prateepchaikul, editore capo del Bangkok Post, perse il suo lavoro a causa di dirette pressioni dei membri della proprieta’, favorevoli a Thaksin e al Thai Rak Thai. Fra parentesi quest’ultimo aveva criticato sul Post il modo in cui Thaksin aveva agito durante l’influenza aviaria del 2003-04.
Osservatori sostenevano che la liberta’ di stampa thai ha raggiunto il punto piu’ basso dalla dittatura militare degli anni ’70 e probabilmente la situazione avrebbe continuato a rimanere tale finche’ il Thai Rak Thai, il partito di Thaksin sarebbe rimasto al potere. Thaksin se ne e’ andato, il suo partito non e’ piu’ al potere ma con Abhisit la situazione e’ peggio di prima.
La storia della censura in Thailandia e’ abbastanza lunga e risale all’introduzione della prima macchina da stampa nel paese, cosi’ fu censurato il primo libro di diritto in Thailandia e ne fu sentenziata la distruzione di tutte le copie fino al manoscritto originale. Secondo uno studio fatto dalla Libreria di Scienze politiche della Thammasat University fra il 1850 e il 1999 1057 libri e periodici furono ufficialmente banditi e ne fu proibita la publicazione, il fatto e’ che molti di questi libri entrano di diritto fra i primi 100 che ogni thai dovrebbe leggere.
A meno che non siano critici verso il re, la famiglia reale o la monarchia o su particolari argomenti riguardo ai quali il partito o le persone al governo in quel momento possono essere particolarmente sensibili i libri sia stranieri che nazionali circolano liberamente. Certi argomenti pero’ vengono regolarmente banditi cosi’ e’ per la morte di Ananda Mahidol, il re precedente fratello del re attuale Bhumibol, ucciso con un singolo colpo alla testa di cui non si parla neppure nelle scuole e in modo particolare nelle universita’ di storia.
Il libro “The Devil's Discus” di Rayne Kruger (London: Cassell, 1964) che parlava di questo caso fu censurato e ne fu vietata la publicazione in Thailandia, l’autore fu allontanato dal regno.
“The Revolutionary King” by William Stevenson (London: Constable, 1999) e’ un altro libro di cui inizialmente fu vietata la publicazione. Questo libro fu iniziato da re Bhumibol come una biografia, quindi l’autore aveva l’assenso reale. Fra l’altro lo stesso re ammirava Stenvenson, come dira’ anche in seguito, e ne aveva tradotto in thai anche un libro. In tutti i casi allo scrittore fu dato un accesso senza precedenti alla famiglia reale. Quando il libro fu publicato non solo era pieno di imprecisioni ma in buona parte del libro si faceva riferimento a Sua Maesta’ con il soprannome che aveva da ragazzo, Lek. Inoltre nel libro c’era una nuova teoria per la morte di re Ananda e coinvolgeva i giapponesi. Il libro fu ufficialmente bandito in Thailandia, tuttavia dal 2005 su intervento reale e’ possibile ordinarlo nelle librerie dato che nessuna libreria e’ disposta a far scorte di questo.
Una sorte simile piu’ recentemente e’ toccata al libro “The King never smile” di Paul Handley, in precedenza corrispondente da Bangkok, definito “una biografia interpretativa di re Bhumibol”. La storia di questo libro e’ la piu’ strana di tutte, tanto che alcune persone che l’hanno letto pensano sia stato bandito solo per il titolo. Il libro fu bandito in Thailandia prima della publicazione nel 2006, furono oscurate tutte le pagine web che lo publicizzavano, comprese le pagine della Yale University Press e della Amazon.
Il 19 gennaio 2006 il generale a capo della polizia nazionale rilascio’ un comunicato in cui si diceva che il libro aveva contenuti che potevano avere effetti sulla sicurezza nazionale e il buon morale della popolazione.
Il 19 luglio 2006 Thai Day un giornale thai in lingua inglese riportava che il governo thai aveva fatto grandi sforzi per sopprimere il libro arrivando persino a contattare il precedente presidente americano t George Herbert Walker Bush e il rettore della Yale University, Richard C. Levin, per chiedere aiuto.
Nel febbraio 2007 la Chula Book Centre, la p[rincipale libreria di stato, gestita dalla Chulalongkorn University rimosse dai suoi scaffali il libro “Coup for the Rich” del professore della stessa universita’, Giles Ungphakorn, solo perche’ nella bibliografia indicava “The King never smile” come referenza. L’altra libreria di stato quella della Thammasat University segui’ rapidamente l’esempio e si rifiuto’ di vendere il libro dal 6 marzo, piu’ tardi il rettore modifico’ questa decisione e il libro di Giles fu nuovamente disponibile.
All’estero il libro fu accettato molto bene sia dal publico che dalla critica, arrivo’ alla terza edizione il New York Review of Books lo defini’: “uno dei piu’ importanti libri sulla Thailandia apparsi in inglese”, studiosi e critici furono fondamentalmente d’accordo.
Un altro esempio di censura appllicata a libri stranieri riguarda una guida turistica “Bangkok Inside Out” che in base a cio’ che ha detto il Ministero della Cultura macchia l’immagine della Thailandia e della sua popolazione.
La maggior parte dei libri censurati o banditi comunque riguarda libri publicati in thai e in Thailandia, inoltre molti libri dal 1999 sono stati vietati non ufficialmente, il che rende la raccolta di dati sulla censura piu’ difficile. La legge sulla diffamazione e la lesa maesta’ sono le accuse normalmente usate in Thailandia per imporre la censura. Cio’ e’ dovuto al fatto cio’ e’ dovuto al fatto che per tali reati la legge proibisce discussioni o critiche alle decisioni della corte. Cosi’ nel 2002 un numero dell’Economist non e’ stato publicato perche’ ha fatto un riferimento inappropriato sulla monarchia e la stessa cosa accadde con Fah Diew Kan, una rivista di politica e sociologia.
L’autocensura ha un ruolo crescente in Thailandia, ad esempio nel 2007 il Chula Book Store si e’ rifiutata di vendere il libro “The September 19 Coup: A Coup for a Democratic Regime Under the Constitutional Monarchy”, un’antologia con testi critici sul colpo di stato del 2006. L’antologia portava scritti dei principali intellettuali e accedemici thailandesi fra cui Nidhi Eoseewong, Somsak Jeamtheerasakul, Thongchai Winichakul e Ajarn Sulak. Un paio di librerie thai che hanno continuato a vendere il libro hanno riportato buone vendite tanto che grazie a una decisione del rettore la libreria dell’universita’ tolse l’autocensura e ne comincio’ le vendite.
I quotidiani possono anche essere censurati per la publicazione di notizie che danneggino la monarchia. Nel 2006, Tongnoi Tongyai, il segretario privato del principe ereditario Maha Vajiralongkorn, stava per essere nominato membro del Consiglio di Amministrazione della Shin Corporation, la sua designazione fu annullata dal palazzo. Post Today, un giornale in lingua inglese della stessa casa editrice del Bangkok Post, publico’ un articolo di un accademico di sinistra che chiedeva alla stampa perche’ Tongnoi era stato respinto in modo cosi’ strano. Vajiralongkorn chiamo’ un gruppo di giornalisti a palazzo e qui si dice abbia chiesto loro: “Avete un problema con me?”. Nessuno ha fiatato.
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