Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

sabato 7 maggio 2011

Gli ospedali, l'ufficio passaporti e le banche.

Se c’era qualcosa che mi aveva sempre stupito nei miei dieci anni di vita in Thailandia e anzi addirittura dagli inizi della mia conoscienza di questo paese, che risale al 1991, era la loro efficienza paragonata alla nostra, che mi ha sempre fatto mettere in dubbio la distinzione fra primo e terzo mondo, con magari l’Italia nel primo gruppo e la Thailandia che segue in coda nel secondo. Fra i motivi che in questa divisione c’era poco di vero concorrevano principalmente gli ospedali e l’ufficio passaporti.
La prima impressione che mi fecero gli ospedali, era il 1991, non fu proprio positivo. Avevo appena conosciuto Sanga e una notte lei si senti’ poco bene, grande corsa in ospedale, visita dei dottori e mi sentii dire: “Signore questa donna ha bisogno di cure, di essere tenuta sotto osservazione da parte di personale medico, di medicine, di stare tranquilla in poche parole ha necessita’ di stare alcuni giorni in ospedale, cosa dobbiamo fare?” detta in parole piu’ rudi ma che sicuramente esprimono meglio il significato di tutto questo era come che mi dicessero: “Signore questa donna ha bisogno di stare in ospedale, il costo di questo e’ abbastanza alto, lei cosa fa? Paga o la buttiamo in strada?”. In quel periodo nessun thai, forse, forse ma non sono sicuro le famiglie dei militari, aveva libero accesso agli ospedali. Questo accesso libero alle cure sanitarie, che in Thailandia prende il nome di “30 baht”, doveva aspettare lungo tempo.
Altra delusione arrivo’ nel tempo, era circa il 1997/98 e a Pattaya mi diagnosticarono un tumore alla gola, mi chiesero 30000 baht circa 700 euro per tagliare, prelevare una parte di quanto avevano visto e spedirlo a Bangkok perche’ venisse esaminato. Tornai in albergo e telefonai a casa pensando che se dovevo fare quello che i medici dicevano preferivo farlo in Italia. Quindi telefonai alla famiglia: “Guarda che rientro....”. Lo stesso giorno ne parlai con un’amica, non era una stupida, era p[roprietaria di due alberghi di buon livello e il marito portava il suffisso Na Ayutthaya.
“Togliti l’idea di partire, prima vieni con me, ti porto in un altro ospedale. Se anche questo ospedale conferma quanto detto dal primo allora, allora torni a casa”. Il secondo ospedale era l’International di Pattaya, che disse che si trattava di una semplice infiammazione. L’amica mi spiego’ allora come stava la situazione sanitaria in Thailandia con una semplice frase: “Quelli volevano solo i tuoi soldi!”. Nel tempo ho avuto altro prove di quale sia la situazione sanitaria in Thailandia, per carpirle soldi un medico di un ospedale disse piu’ di dieci anni a Sanga che le rimaneva poco tempo poi sarebbe rimasta cieca. Mi fu diagnosticato un altro tumore nel tempo, anche questo non vero. L’ultima vicenda al riguardo e’ che in uno dei principali ospedali di Udon Thani, quello che una guida autorevole come la Lonely Planet definisce non il migliore della citta’ ma addirittura dell’intera regione, mi fu detto che dovendomi operare di cateratte potevo farlo a entrambi gli occhi comtemporaneamente. Contro questi fatti che mi hanno sempre meravigliato, finche’ non ascolto notizie poco rassicuranti arrivare dall’Italia, c’e’ il fatto che ci sono, come in Italia, decine di altri ospedali dove le persone lavorano con coscienza e cercano non di depredare ma di fare la salute del malato. Malasanita’ c’e’ in Thailandia come in Italia, eccellenze esistono in tutti e due i paesi. Per me l’eccellenza in Udon Thani e’ rappresentata dal Prajaksinlapakhom Army Hospital, l’ospedale militare, dove comunque anche i civili hanno libero accesso.
Parlato di eccellenze e malasanita’ le differenze fra gli ospedali italiani e thailandesi finiscono e per quanto riguarda l’organizzazione negli ospedali qui e’ il primo mondo e per non voler mettere il mio paese nel terzo il secondo.
Ho bisogno di fare un esame clinico in Italia cosa devo fare? Andare dal medico di famiglia che mi fa una ricetta per poter prenotare in ospedale, andare in ospedale per prenotare, e se ne va la prima mattina. L’appuntamento mi puo’ venir dato in due modi: a pagamento o pagando solamente il ticket. Se a pagamento posso fare il mio esame quasi subito, al limite entro pochi giorni, nel secondo caso qualcuno mi ha detto ultimamente che per fare un semplice elettrocardiogramma si possono aspettare anche sei mesi, spero che non sia vero. Comunque la visita/esame viene prenotata fra qualche mese. Fatto l’esame occorrono almeno altri, diciamo quindici giorni per avere l’esito. Con l’esito si torna dal medico di famiglia che se c’e’ qualcosa fara’ una ricetta per le medicine e quindi si dovra’ andare anche in farmacia. Il tempo necessario per tutto questo lo sapete meglio voi di me, quello che posso dire e’ solo che visto dal di fuori sembra un incubo.
Cosa succede nella stessa situzione in Thailandia? Ok, avro’ il disturbo di svegliarmi il mattino presto ma intanto non devo andare da nessun medico di famiglia, vado direttamente in ospedale, prendo un numero, consegno il tesserino col numero della mia cartella clinica, un’infermiera mi chiede cosa mi sento per capire cosa deve fare e dove mi deve indirizzare. Mi dice dove devo andare, aspetto il mio turno che e’ dato da un cartellino recante il numero consectivo. Arrivato al mio turno faccio l’esame. Se per caso il tempo da aspettare e’ molto si puo’ andare tranquillamente a fare spese o quello che volete, avete il numero quel numero nessuno ve lo porta via, se non siete li quando arriva il vostro turno aspetterete. Si fa l’esame e dopo aver aspettato diverso tempo si va dal medico che vi dira’ quello che e’ stato trovato, vi fara’ la ricetta e con questa e il conto che vi sara’ consegnato dall’infermiera andate alla cassa e pagare, se pagare dovete, cioe’ se, generalmente non siete thai. Pagato e pagate anche le medicine vi recate alla farmacia che e’ interna all’ospedale a ritirare le medicine. Uscite e il gioco e’ fatto. Tempo totale, quando ci si impiega tanto, dalle sette del mattino alle due del pomeriggio. Altro.
E’ per questo che si sente sempre piu’ parlare di turismo sanitario, cioe’ di persone che per poter far prima quanto devono fare, visti i tempi di attesa in Europa prendono l’areo e vengono da queste parti creando una nuova forma di turismo sostenuto anche dal fatto che i prezzi non sono assolutamente alti. Per molte prestazioni sono sicuro che pago di meno io in Thailandia, pagando il prezzo pieno, di quanto pagate voi in Italia pagando solo il cosidetto ticket. L’ultima volta che sono stato in ospedale visita di due dottori e medicine per quindici giorni due euro. Da notare che le medicine vi cengono date quelle di cui avete bisogno e basta, non una di piu’, dovete prendere una medicina quindici giorni, due volte al giorno, ve ne contano trenta e trenta vi vengono date. Tempo fa parlai di tutto questo a un medico italiano e mi sentii dire: “Si vede che in ospedale in Thailandia ci vanno in pochi”, vi assicuro che non e’ assolutamente vero, oggi come oggi e in particolar modo dopo l’uscita del “30 baht” i thailandesi per andare in ospedale non pagano niente e questi sono quasi sempre pieni. A quel che capisco e a quel che mi sembra i due paesi stanno viaggiando in modo diverso, uno sta andando sempre piu’ avanti, l’altro se ne torna tranquillamente indietro. La Thailandia e’ partita da quel discorso che mi sono sentito fare tanti anni fa quando andai per la prima volta, con Sanga, in ospedale ed ha allargato la sanita’ a tutti trattando per quanto possibile i suoi cittadini nel migliore dei modi, rivitalizzando, offredondone i servizi in modo piu’ moderno e adeguato, interi setori che in Italia, se si guarda al passato sono stati praticamente abbandonati, mi riferisco in modo particolare al turismo termale rinato qua nella forma delle moderne spa. L’Italia ha fatto il contrario partita da una situazione in cui tutto era dovuto sembra passata attraverso periodi in cui ha dato sempre meno, sono stati dapprima inventati i ticket poi come a dire che questi sono stati messi per niente si e’ arrivati a dire che se si vuol fare in fretta occorre andare a pagamento io credo che fra dir questo e sentirsi fare lo stesso discorso che fu fatto venti anni fa a me in Thailandia il passo sia breve. Fra quanto arrivera’ il giorno in cui un medico dira’ a un Italiano dolci parole che pero’ stanno a intendere “Paga o la buttiamo in strada?”
Quest’organizzazione degli ospedali thailandesi, mi aveva sempre meravigliato. Pensavo fosse una cosa ristretta a quelli e per lungo tempo ho continuato a pensarlo. Finche’ non mi sono accorto che la stessa situazione pari pari si stava vericando in un altro campo parlo del rilascio dei passaporti.
Anchde per capire questo occorre andare abbastanza indietro, tornare a venti anni fa, il primo passaporto di mia moglie che richiese un sacco di tempo al contrario di quanto succede oggi. Per fare un passaporto oggi, farlo nuovo non rinnovarlo, un thai deve perdere una giornata. Non c’e’ un ufficio che rilasci i passaporti in Udon Thani il posto piu’ vicino e’ Khon Kaen. Il tutto si risolve in una mattina, nello stesso ufficio che rilascia il plassaporto il personale vi prende le foto, poi vi dicono quando dovete tornare ma che tutto vi viene mandato tranquillamente a casa. E il fatto e’ che arriva. Tempo necessario per il rilascio di un passaporto all’ambasciata italiana a Bangkok, pur essendo iscritto a l’AIRE, 5 giorni, sperando che non ci siano in mezzo feste varie e di spedirlo come fanno gli uffici thai non se ne parla dovete per forza tornare a riprenderlo anche se state a 1,000 chilometri di distanza. Il bello e’ che nel periodo in cui l’ambasciata funzionava, particolarmente grazie a una persona disponibile come Mariella (posso sbagliare il nome, ma e’ simile), il passaporto e altri documenti in ambasciata erano rilasciati in un giorno, sono certo di non dire sciocchezze, perche fu questo il tempo necessario nel 2005. Questo era anche l’unico motivo valido per iscriversi all’AIRE, non ce n’era altro dato che l’iscrizione comporta cambiamenti nel trattamento sanitario in Italia e l’ottenere eventuali visti e permessi per la moglie. Non so’ come si comporta oggi la questura in Italia. Ma tant’e’ questa e’ la decisione decisa dalla classe governante in Italia, indietro mai avanti, tutto il contrario di quella che fino a poco tempo pensavo fosse la direzione del treno in cui viaggiava la Thailandia.
Io mi ero messo nella testa che tutto in questo paese funzionasse a perfezione che tutto, rispettando le leggi, le norme e le regole si potesse avere e rapidamente. Poi in questo periodo arriva la delusione, per certe cose ho bisogno di una carta di credito, io anche con soldi in Thailandia, come straniero, non la posso avere, ho la carta di debito, quindi l’altra soluzione e’ che l’abbia Sanga. Le faccio fare la domanda ai primi di gennaio e ci dicono che ci vogliono almeno due mesi, poi a fine marzo dicono che c’era qualcosa di sbagliato e ce n’e’ bisogno di altri due. Ci avvisano anche che e’ inutile andare in banca a vedere se e’ arrivata o meno, la mandano a casa. Ieri ho telefonato a Sanga e finalmente la carta e’ arrivata, ma stamatina Sanga e’ andata in banca ed e’ vero e’ arrivata la carta ma non il pin per cui Sanga dovra’ telefonare lunedi’ e da quel momento passeranno altre quattro settimane, a quel punto saranno piu’ di cinque mesi per avere una carta di credito, non ho mai brontolato, non ho mai detto niente, sempre massima gentilezza e “Ciai yen” (cuore freddo), ma e’ stato facile mi dava una certa soddisfazione, un sottil piacere e un senso di star bene poter pensare che almeno su qualcosa la Thailandia assomiglia alla mia amata Italia.

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