Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

martedì 3 maggio 2011

La musica.

La musica e’ un’arte che in un modo o in un’altro permea ogni societa’ umana. E’ usata per diversi scopi sociali come rituali, cerimonie religiose e laiche, coordinazione di movimenti comunicazione e intrattenumento.
Nei giorni andati la musica era piu’ che altro un affare personale. Le persone suonavano strumenti di loro invenzione e cantavano canzoni che esse avevano composto, molte volte per divertimento. Queste sono le origini della musica folcloristica in ogni luogo. Un risultato di questo in Thailandia e’ che qui ogni regione del regno ha dato origine alla sua musica e alle sue danze tipiche e questo ancora persiste.
Come per la lingua, la politica, il cibo e il vestiario molte influenze straniere sono entrate nella musica thai. La musicfa thai trae le sue origini dalla musica di corte di ispirazione khmer, che era in per se stessa di origine indiana, solo in seguito si aggiunsero l’influenza cinese e indonesiana. I thai l’assorbirono questi differenti tipi di musica e li trasformarono aggiungendo nuovi strumenti. Iscrizioni trovate a Sulhothai rivelano che la musica fece parte della vita di corte, con alcune canzoni che datano da questo periodo cantate ancora oggi. La musica rallegro’ anche la corte di Ayutthaya includendo suites con liriche ispirate dal Ramayana.
Nel periodo di Bangkok sotto il patronato dei re artisticamente dotati la musica thai si espande come forma e sostanza. L’orchestra arrivo’ a 12 suonatori e la musica divenne un essenziale accompagnamento per produzioni drammatiche.
Fra i differenti tipi di musica – rock e jazz, giapponese e cinese – un posto importante occupa la musica classica thailandese. Fu una musica che origino’ a corte e per lungo tempo non fu mai suonata o ascoltata dalle persone ordinarie. Era ristretta alla nobilta’ ed eseguita solo nei loro palazzi. Questo parallela il contrasto fra musica da camera europea e la piu’ popolare musica per le masse dello stesso periodo. Mozart, Haydn e molti altri compositori e musicisti si guadagnavano da vivere inventando musica da suonare nei principeschi palazzi per nobiluomini e dame. Molta della musica di Mozart, eccetto forse le sue opere piu’ popolari, fu spesso acoltata a concerti, balli e altri eventi a coi le persone comini non erano invitate. Cosi’ la musica classica in Europa non fu popolare fino all’avvento delle registrazioni che permisero a tutti di ascoltarla.
Questo e’ piu’ o meno quello che successe anche in Thailandia. E’ stato solo negli anni recenti che la musica classica thailandese ha acquisito un piu’ vasto publico, anche se molti thai come quasi tutti gli occidentali non ne gioiscono. La musica classica thailandese e’ alle orecchie degli occudentali piuttosto difficile, non sempre melodiosa spesso lamentosa, dl’altra parte i thai contraccambiano dato che l’opera classica occidentale e’ apprezzata nello stesso modo dalla media dei thai. Ma c’e’ una parte della musica thai che ha attirato l’attenzione di musicisti e critici occidentali questa parte e’ il phimphaat o phipat. Una musica relata a diverse culture del Sudest Asiatico: thai, birmana, mon, giavanese e balinese.
Al di fuori della musica classica una musica folcloristica e’ cresciuta nel paese, specialmente nel nordest.
C’e’ qualcosa che non hanno assolutamente in comune la musica thai e la musica occidentale ed e’ la scala. La musica classica thailandese, come quella cinese, e’ basata su una scala a cinque toni, l’ottava e’ divisa in cinque gradi uguali, la scala della musica occidentale ha otto toni. Se musica occidentale viene suonata su alcuni strumenti thai come il phipat essa suona strana e distorta ma e’ generalmente riconoscibile.
La scala occidentale thai fu per la prima volta trascritta dal compositore thai-tedesco Peter Feilt, nome thai Phra Chen Duriyanga, che anche compose l’inno thailandese nel 1932.
Inoltre la scala e’ divisa in sette intervalli uguali, il che rende impossibile eseguire la scala cromatica. Il compositore inglese Herbert Parry, che scrisse la musica per l’inno Jerusalem, disse:
“Nessuna singola nota dalle note di partenza alle ottave combacia con qualsiasi nota della scala occidentale”.
Il suo suono distintivo riflette pero’ il senso di indipendenza e di identita’ della cultura thailandese nel suo intero. Non sorprende quindi che la musica classica sia prodotta da strumenti unici della regione oppure unici della Thailandia.
C’e’ un’altra differenza basilare, molti musicisti thai sono orgogliosi non saper leggere le note degli spariti e pensano che i musicisti europei siano piu’ ignoranti per non essere capaci di suonare a memoria, essi non considerano che la mancanza di un comune e largamente accettato sistema di scrivere musica li limiti a suonare solo il repertorio che essi hanno laboriosamente memorizzato.
Per quanto riguarda il canto la musica thai non ha la divisione della musica occidentale in soprano, alto, tenore, baritono e basso. Non puo’ il canto thai essere diviso per tipo di musica come opera, musical, blues, jazz e rock. Il canto thai tende a lasciare che la voce vada in nalto, scenda e giochi fra timbri differenti. Un suono molto discordante alle orecchie degli occidentali. Il suono e’ anche nasale dato che e’ sostenuto da note come m o n piuttosto che da vocali. Dietro questa tecnica inusuale, per gli occidentali, c’e’ una metrica sillabica di cui i i cantanti e i poeti thai fanno molto uso. Qualcosa che e’ molto difficile rendere nell’alfabeto romano. Infine i poeti non rimano alla fine di una linea ma hanno una complessa teoria di rime interne. Altro inciso tecnico: il canto thai deve fare i conti con la lingua, poiche’ e’ condizionato dal tono della sillaba. Un tono che nella lingua e’ ascendente non puo’ essere modulato su note discendenti. Una volta che si capisce come funziona ha un senso, ma e’ una cosa subdola e spesso gli straniri non riesco a capirne il disegno. Libri e opuscoli, in inglese, su questo sono in vendita in alcuni musei e in certe occasioni al Teatro Nazionale. Sono publicati a cura del Dipartimento di Belle Arti.
La musica acquista forza, grazie alle percussioni e ai flauti composti da canne, che li fanno assomigliare a organi in miniatura nel Nord e nel Nordest. in occasione delle feste, qui la musica unita alla danza trasporta in una dimensione popolare e rurale.
In molte occasioni nel Nordest, come in occasione dei festival, si assiste a performance sconvolgenti. Durante i festival di Phanom Rung e Phimai, ad esempio, viene anche eseguito una danza famosa. Lunghe canne di bambu’ disposte a terra vengono mosse ritmicamente, da un gruppo che assiste i balleribi che devono da singoli e in coppia scavalcarle, seguendo i ritmi dell’orchestra. Ed evitare di rimanere con i piedi pinzati nel momento in cui, per sottolineare la battuta musicale, i bambu’ vengono a contatto in maniera piuttosto decisa,
La differenza che c’e’ fra la musica classica occidentale e il rock moderno e’ la stessa che c’e’ fra la musica classica thai e la propria musica rock. E’ generazionale e geografica. I thai sono divisi nei loro gusti musicali fra musica e cantanti folk o rock e quelli che eseguono e cantano musica luuk tung, come dire musica country. Pochi farang si muovono in questa scena , fra i moderni musicisti thai da ricordare il gruppo degli Ad Carabao e Bird Thongchai McIntyre, fra i cantanti occidentali di lingua inglese sono famosi i nomi piu’ importanti: Rod Steward, Tina Turner, Michael e Janet Jackson, Madonna, e altri della stessa fama, fra gli italiani: Boccelli e Pavarotti, i cui cd si trovano normalmente in qualsiasi grosso negozio di musica. (Boccelli l'ho trovato anche in Udon Thani). Tuttavia resta il fatto che una sera passata sotto le palme in compagnia dei suoni di un  gruppo phiphat sia esperienza piacevole: la prima volta si rimane affascinati, la seconda piace, la terza si puo’ ancora sentire, ma ascoltata in abbondanza diventa autentica noia.

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