Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

sabato 3 settembre 2011

Il monaco felice (Gioie della Vita Spirituale).

C'era una volta un re, un uomo molto ricco quando divento' vecchio si accorse che i mali e gli acciacchi che comportano il nuovo status erano suppergiu' uguali per tutti e non facevano distinzione se uno era ricco o povero. Così regalo' tutta la sua ricchezza e con essa anche la sua posizione sociale, e se ne andò a vivere nella foresta come un povero monaco. Qui pratico' la meditazione e sviluppo' la sua mente. Si liberò dai pensieri malsani, e divenne contento e felice. La sua tranquillità e la cordialità gradualmente attirarono 500 seguaci al suo fianco. 
A quel tempo si riteneva che la classe dei monaci dovesse dare una sensione di continua serieta' e la maggior parte dei monaci di solito aveva un'aria abbastanza burbera e seria. Ma c'era un monaco che, anche se era molto dignitoso aveva sul proprio volto sempre un piccolo sorriso. Non importa quello che succedeva, questo monaco non perdeva mai il suo senso di felicità interiore e nelle occasioni felici, aveva il sorriso più ampio, e la più calda risata di tutti. 
A volte sia gli altri monaci che le persone comuni gli chiedevano perché fosse cosi' felice da portare sul volto un eterno sorriso. Lui rideva e rispondeva: "Se ve lo dicessi, non mi credereste! Pensereste che vi racconto una bugia e sarebbe un disonore per il mio maestro". Il vecchio e saggio maestro conosceva la fonte della felicità che non poteva essere cancellato dal volto di quel monaco ed era per quello che lui aveva fatto di questo monaco felice il suo assistente numero uno. 
Molto tempo dopo la stagione delle piogge, il vecchio monaco e i suoi 500 seguaci andarono in città. Il re aveva permesso loro di vivere nel suo giardino di delizie durante la primavera. Questo re era un uomo buono, che prendeva le sue responsabilità di governo molto seriamente, egli cercava di proteggere il suo popolo dai pericoli e di aumentare la loro prosperità e il loro benessere. Si preoccupava sempre dei re vicini, alcuni dei quali erano ostili e minacciosi. Spesso egli dovette portare la pace tra i suoi ministri che erano rivali per quanto riguardava l'accaparrarsi il potere all'interno dello stato. 
A volte le mogli di questi ministri si disputavano l'attenzione del sovrano per agevolare i propri figli. Occasionalmente poteva anche esserci qualche insoddisfatto che minacciava la vita dello stesso re. Come se cio' non bastasse egli doveva continuamente preoccuparsi delle finanze del regno. In realta' e a guardar bene, egli aveva cosi' tante cose di cui preoccuparsi che non aveva neanche un minuto per se, un minuto in cui essere felice. 
Con l'avvicinarsi dell'estate il re imparo' che i monaci si stavano preparando a tornare nella foresta. Considerando la salute e il benessere del vecchio leader il re ando' da lui e disse: "Reverendo, siete ormai vecchio e debole, a che serve per voi tornare nella foresta? Mandate indietro i vostri seguaci e voi rimanete qui". 
Il monaco anziano mando' allora a chiamare il suo assistente numero uno e gli disse: "Dovrai essere da oggi in poi il leader degli altri monaci che vivono nella foresta, cio' perche' io sono vecchio e debole. Rimarro' qui come mi e' stato richiesto dal re". Cosi' l'assistente torno' nella foresta e il vecchio monaco saggio rimase col re. 
L'assistente continuo' la pratica della meditazione nella foresta, guadagno' tanta saggezza e pace che divenne ancora piu' felice di prima. Era addolorato per la mancanza del maestro, desiderava condividere la sua felicita' con lui, cosi' torno' in citta' per una visita. 
Quando arrivò, si sedette su un tappeto ai piedi del vecchio monaco. Non parlavano molto, ma ogni tanto l'assistente direbbe: "Che felicità! Oh, che felicità!"
Anche il re venne a visitarlo, egli rese omaggio al capo dei frati. Tuttavia, il monaco della foresta continuava dicendo: "Che felicità! Oh, che felicità!" Non si fermo' neppure per salutare il re e mostrare rispetto. Questo dispiacque molto al re che,pensò: "Con tutte le mie preoccupazioni, occupato come sono a cercare il bene del regno, prendo tempo per una visita e questo monaco che non rispetta abbastanza da riconoscermi. Che insulto" Disse il re  rivolgendosi al piu' anziano dei due monaci. "Venerabile signore, questo monaco deve essere stato reso stupido da eccesso di cibo. Questo deve essere il motivo per cui è così piena di felicità. Se cio' non fosse non deambulerebbe sempre da queste parti, sempre pigro tutto il tempo?"
Il monaco capo rispose: "Oh re abbiate pazienza e vi dirò la fonte della sua felicità. Molti la sanno. Lui era una volta un re, così ricco e potente come voi! Poi fu ordinato monaco e ha rinunciato la sua vita regale. Ora egli pensa che la sua felicità passata era nulla in confronto alla sua gioia presente! Aveva l'abitudine di essere circondato da uomini armati, che lo custodivano e lo proteggevano. Ora, seduto da solo nella foresta con nulla da temere, non ha bisogno di guardie armate. Egli ha lascito le preoccupazioni di interessarsi della ricchezza e non ha piu' nessun bisogno di essere protetto. Invece, senza la preoccupazione di ricchezza e la paura del potere, con la sua saggezza protegge se stesso e gli altri. Avanza nella meditazione a arriva a una tale pace interiore, che non può trattenersi dal dire: "Che felicità! Oh, che felicità!"
Il re comprese una volta per sempre, aveva udito il racconto del monaco felice e quanto aveva udito lo faceva sentire in pace. Rimase per un po 'e ricevuto consigli da parte di entrambi, poi rese loro onore e tornò a palazzo.
Successivamente il monaco felice, che una volta era stato un re, rese omaggio al suo maestro e tornò nella foresta. Il monaco vecchio capo visse il resto della sua vita, morì e fu fatto rinascere in un mondo dei cieli.

La morale è:
Non attaccarti alla ricchezza e alla potenza, abbandonati alla felicità.




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