Ajahn Mun Bhuridatta Thera (1870–1949) era un monaco buddista thailandese che seguiva la scuola Theravada, Dhammayutika Nikaya buddhista. A lui insieme al suo maestro, Phra Ajahn Sao Kantasilo Mahathera si attribuisce di aver istituito la tradizione tailandese della foresta, tradizione Kammatthana che si diffuse successivamente in tutta la Thailandia e in diversi paesi all'estero. Con l'esempio della sua vita egli ha insegnato a molti buddhisti, non solo thai, che la liberazione spirituale, che il Buddha ha proclamato al mondo piu' di 2,500 anni fa, e che e' stata ottenuta da molti aspiranti nei secoli successivi, e' in effetti possibile
Ajahn Mun è nato il giovedi, 20 gennaio 1870, in un borgo agricolo di nome Ban Kham Bong, Khong Jiam, sulla riva occidentale del fiume Mekong, ai giorni nostri distretto di Si Mueang Mai, provincia di Ubon Ratchathani, Thailandia nord-orientale (Isan) . Khong Jiam si trova in un triangolo di terra dove il fiume Mun si getta nel fiume Mekong, come il Mekong piega verso est e sfocia nel Laos. Nacque da famiglia di lingua lao, Nai Kamduang fu suo padre e Nang Jan sua madre, il cognome della famiglia era Kaenkaew. Era il primogenito di nove figli: otto maschi e una femmina.
Era un bambino di piccola statura, di pelle chiara, era rapido, energico, intelligente e pieno di risorse.
Fu ordinato monaco novizio all'età di 16 anni, nel monastero di Khambong nel villaggio locale. Qui studio' gli insegnamenti buddisti, storia e leggende popolari nelle lingue Khom, Khmer e Tham su fragili testi scritti su foglia di palma che si trovavano nella biblioteca del monastero. Si dedico' in modo entusiastico allo studio del Dhamma, riusciva a memorizzare i testi con notevole velocita'. Rimase un novizio per due anni, fino al 1888, giovane di affabile cartattere non creo' mai problemi ai suoi insegnanti.
Dopo due anni di vita monastica dovette lasciare il monastero, su richiesta del padre. Tuttavia cio' a cui aspirava era la vita monastica, chiese il permesso dei genitori per poter seguire la vita a cui aspirava e all'eta' di 22 anni fu ordinato monaco, il 12 giugno 1893, al monastero di Wat Liap, nella provincia di Ubon Ratchatani. Il Venerabile Phra Ariyakavi fu il suo precettore, il suo insegnante fu il Venerabile Phra Kru Prajak Ubolguna. A Mun fu dato il nome buddista di "Bhuridatta", che significa "benedetto con saggezza" durante la sua ordinazione.
Dopo l'ordinazione, Mun ando' a praticare la meditazione con Ajahn Sao del Wat Liap a Ubon, dove imparo' le tradizioni monastiche del Laos. Ajahn Sao Mun gli insegno' un metodo di meditazione per calmare la mente, la ripetizione mentale della parola, "Buddho". Ajahn Sao prendeva spesso Ajahn Mun a vagabondare e campeggiare in fitte foreste lungo il fiume Mekong, dove essi praticavano meditazione insieme. Questo è noto come "thudong" in thailandese, un nome che deriva dal termine "dhutanga", che descrive una serie di pratiche ascetiche specializzate. Una prima di queste esperienze fu un pellegrinaggio a Wat Aranyawaksi nel distretto di Thabor, nella provincia di Nong Khai. A quel tempo, Wat Aranyawaksi era in rovina, un tempio abbandonato nella giungla. Ajahn Mun trascorse un anno cercando l'illuminazione nella foresta di tek intorno al tempio.
Nel 1899, Ajahn Mun fu ri-ordinato nella Nikaya Thammayut, una setta riformata tailandese che sottolinea la disciplina monastica e lo studio delle scritture. Dopo aver praticato per diversi anni sotto la guida del suo maestro e con la sua benedizione Ajahn Mun ando' da solo alla ricerca di insegnanti di meditazione avanzata. Negli anni successivi, vagò estesamente in Laos, Thailandia e Birmania, praticando la meditazione nelle foreste. Ajahn Mun e Ajahn Sao si recarono in pellegrinaggio insieme nel 1905 al santuario di Phra That Phanom, un centro del buddhismo theravada, per secoli luogo sacro per il popolo.
Occorre dire che questo fu un periodo non facile. La gente in quel periodo conosceva poco su di loro, mostrava poco interesse e la reazione normale era quella di scappare. Essi venivano visti come qualcosa di strano, di avulso al buddhismo. Se un monaco della foresta veniva visto camminare al bordo di un campo la gente spariva. Non e' d'altronde che questi monaci facessero qualcosa per eliminare questa situzione. In primis il loro aspetto era piuttosto austero e riservato, non mostravano familiarita' verso persone che da lungo tempo non conoscevano, anche il loro abito non agevolava, era color ocra, un colore che tende ad ispirare piu' paura che devozione.
Ajahn Mun ha poi vagato da solo a nord, nella provincia di Sakhon Nakhon, sull'altopiano nord-orientale, nell'entroterra del fiume Mekong, nella catena montuosa del Phu Phan. Oggi, un museo di Ajahn Mun si trova qui, nel tempio di Wat Pa Sutthavat, nella città di Nong Han Luang.
Ha poi vagato verso Udon Thani, in una regione che era, allora, una foresta selvaggia piena di grotte preistoriche. Ha continuato il suo pellegrinaggio vagando nelle terre incontaminate di Loei, una terra temibile e temuta dal popolo Thai, una landa. allora, selvaggia lungo il Mekong, costituita da montagne e con un clima inclemente.
Nel 1911, Ajahn Mun decise di recarsi in Birmania alla ricerca di un insegnante di meditazione che avesse raggiunto un alto livello nella pratica e che potesse aiutarlo nella sua lotta per l'illuminazione. Procedette per tappe dal nord-est della Thailandia fino a Bangkok, attraverso le catene montuose selvagge. Secondo Thanissaro Bhikkhu, che era studente di Ajahn Mun, "la sua ricerca prese quasi due decenni e lo sottopose a disagi innumerevoli mentre camminava nelle giungle del Laos, della Thailandia centrale, e della Birmania, ma non ha mai trovato il maestro che cercava. Gradualmente si rese conto che avrebbe dovuto seguire l'esempio del Buddha e prendere la stessa natura selvaggia come sua maestra. Mentre era in Birmania visito' la pagoda di Shwedagon e altri siti, e trascorse il periodo delle pioggie del 1911 a Moulmein nella bassa Birmania, negli stati Mon. Qui fu profondamente colpito dalla moralità e generosità, e dalla forte disciplina monastica del popolo Mon e Shan che ha incontrato in Birmania.
Ajahn Mun non cita mai i nomi dei monaci birmani che incontrava, ci sono due spiegazioni per questo. La prima spiegazione è che in Asia all'interno di gruppi di monaci buddisti non si va a dire a un'altro: "Io sono così e così, tu chi sei?". Questo è considerato irrispettoso. Si cerca di ottenere il nome da altre persone, che non siano il monaco interessato o anche da laici che si conoscono. Se non ci sono questi altri a portata di mano l'uno rimane anonimo all'altro. La seconda ragione è che in birmano le parole inglesi per "io" e "tu" in realtà non hanno lo stesso uso a loro dato nel mondo occidentale. In Birmania non esiste la minima contrapposizione "io" contro "tu", questo concetto e' ben spiegato dal poeta Moe Hein, morto nel settembre 2010. Ma propobabilmente questo fu dovuto anche al fatto che Ajahn Mun, per sua natura, evitava di socializzare con altri monaci, Egli rimaneva distaccato dalla societa' civile, preferiva senza onbra di dubbio la vita solitaria, dato che era questa che gli permetteva di concentrare tutta la sua attenzione e tutta la sua energia sul suo traguardo principale: trascendere il dukkha.
Nel 1912, Ajahn Mun trascorse la stagione delle piogge a Wat Sa Pathum, ora conosciuto come Wat Pathum Wanaram, a Bangkok, dove ricevette istruzioni e consigli da Sua Eminenza Phra Upali di Wat Boromnivasin. Dopo la stagione delle piogge viaggio' fino alla città di Lopburi e soggiorno' in varie grotte come la grotta Phaikwang, grotte del Monte Khao Phra Ngarm e la grotta Singho, dove pratico' la meditazione intensiva.
Nel 1913, Ajahn Mun soggiorno' nella grotta Sarika in Khao Yai provincia di Nakhon Nayok. E 'stato durante questo periodo, a 43 anni, che ha raggiunto l'anagami, qualcosa di simiole a una mezza illuminazione, secondo la biografia scritta dal suo discepolo Luang Ta Bua Maha. La vita in questa grotta rappresenta un momento importante nella vita di Ajahn Mun. Egli arrivo' prima al villaggio di Ban Gluay dove chiese agli abitanti dove si trovasse la grotta. Essi lo avvisarono che stava chiedendo di una grotta molto speciale in cui si rivelavano poteri soprannaturali, un luogo dove nessun monaco poteva vivere a lungo per quante pure fossero le sue virtu'. Monaci che avevano provato a vivere li si erano ammalati e diversi erano morti. Inoltre la grotta era dominata da uno spirito immenso che possedeva poteri straordinari. In tutti i modi gli abitanti del villaggio cercarono di convincerlo a rinunciare. Non volevano che lui andasse. Non ci fu niente da fare, vivo o morto, Ajahn Mun voleva abitare in quella grotta. Cosi' dopo diversi giorni, dopo essere stato male, incontro' lo spirito e gli parlo' soavemente di Buddha. Lo spirito che era una creatura divina giuro' che da quel giorno sarebbe stato fedele al Buddha, al Dhamma e al Sangha; accordo' la sua piena protezione a Ajahn Mun e gli disse che lui sarebbe potuto vivere li anche tutta la vita. Ajahn Mun, trascorse nella zona, abitata da deva che erano sottoposti allo spirito, due o tre anni. Un sacrario cappella dedicato a Ajahn Mun si trova in questa grotta che e' oggi un luogo di pellegrinaggio importante.
Nel 1915, Ajahn Mun trascorse la stagione delle pioggie a Wat Sapathum in Bangkok, e si reco' spesso in un tempio vicino per ascoltare i sermoni di Ajahn Jan, un importante monaco di alto rango.
Da qui, Ajahn Mun ritorno ai distretti rurali del nord-est della Thailandia. Nel 1918, trascorse il ritiro della stagione delle piogge in Wat Burapha, alla periferia della città di Ubon. Rimase nello stesso monastero per la stagione delle piogge fino al 1920. Nei successivi cinque anni vago' in tutti i distretti della regione settentrionale superiore dell'Isan: Sakhon Nakhon, Udon Thani, Nong Khai e Loei.
Ajahn Mun è stato sempre più riconosciuto come un maestro di grande talento in questi anni, e ha attirato un numero crescente di discepoli, tra monaci e laici. Nel 1926 fu accompagnato da un gruppo di 70 monaci in un "thudong" a sud del villaggio di Daeng Kokchang, nel distretto di Tha Uthen, in direzione di Ubon.
Una polemica colpi' Ajahn Mun e i suoi discepoli in questo periodo. Le autorità monastico a Bangkok erano in procinto di imporre riforme per uniformare e centralizzare il Sangha, e c'erano forti pressioni sui monaci erranti delle foreste perche' si stabilisseo nei templi e diventassero "produttivi" membri della società. Gli amministratori monastici erano sospettosi di questi apparentemente monaci vagabondi, monaci che vivevano nelle foreste e giungle selvagge, oltre la civiltà. Ajahn Jan, l'amministratore monastico della provincia, ordinò al popolo di non dare supporto ai monaci erranti. Molti dei discepoli di Ajahn Mun furono presi in custodia dalle autorità civili con l'accusa di vagabondaggio.
Ajahn Mun divenne sempre più preoccupato per le ingerenze dei metodi moderni che minacciavano i costumi monastici tradizionali a cui era stato addestrato. Cominciò a pensare di lasciare la sua patria per cercare regioni più remote oltre la portata della modernizzazione voluta dalle autorità di Bangkok.
Nel 1927, Mun insegnava ai monaci in Ubon e ai laici in Wat Suthat, Wat Liap, e Wat Burapha. Prese accordi per sua madre che era anziana madre, e poi si congedo' dai suoi familiari e si diresse verso la regione delle Pianure Centrali della Thailandia, ancora non certo, pero' della sua destinazione. Vago' a tappe attraverso terre aride e terre scarsamente popolate dell'Isan centrale, dormendo sotto l'ombra di qualche albero, ricevendo offerte di cibo da poveri coltivatori di riso lungo la strada. Quando giunse alle aspre, selvagge montagne e giungle di Dong Yen Phaya fra le provincie di Sara Buri e Nakhon Ratchasima, si godette la flora e la fauna della natura.
Nel 1928 trascorse il periodo di ritiro per le piogge a Wat Burpha in Ubon. Finita la stagione lascio' il nord-est della Thailandia, e non torno' di nuovo fino agli ultimi anni della sua vita. Andò prima a Bangkok, e poi viaggio' verso nord, nelle provincie di Chiang Mai e Chiang Rai, dove si ritiro' in meditazione per i successivi 12 anni.
Fu eletto abate di Wat Chedi Luang a Chiang Mai nel 1929, la nomina veniva da autorita' di Bangkok. Quando il suo superiore, Phra Upali mori' quello stesso anno, Ajahn Mun fuggi' dal tempio senza avvisare né i suoi monaci ne' le autorità monastiche di Bangkok.
Negli anni successivi, Ajahn Mun inizialmente, vaggio' nel distretto di Mae Rim che fa parte della catena montuosa del Chiang Dao, poi soggiornando nelle montagne boscose sia nella stagione secca che in quella dei monsoni di quell'anno. Stabili' un ritiro di meditazione sul versante orientale della montagna Chiang Dao, e spesso trascorse il suo tempo meditando nelle sacre e remote grotte della zona.
Ajahn Mun fu di nuovo in Wat Chedi Luang a Chiang Mai nel 1933. Da qui si recò in Birmania vagando per tutti gli stati Shan e Karen.
Dal 1932-1938, pratico' la meditazione in una varietà di luoghi, sia in foreste che in montagne, in solitudine, con pochi contatti con la gente. Questi anni di ritiro solitario nelle aspre e inaccessibili regioni selvagge sono molto significativi nella biografia di Ajahn Mun. I suoi discepoli dicono che abbia raggiunto l'illuminazione o sia diventato un Arahant durante il tempo in cui si ritiro' qui, tra le tribù delle colline, in zone montuose che detengono una posizione unica nelle tradizioni sciamaniche della Thailandia.
Trascorse il tempo del ritiro nella stagione delle piogge del 1935 nel villaggio di Campo Makkhao nel distretto di Mae Pong, nel 1936 lo trascorse nei pressi del villaggio di Puphaya tra le tribù delle colline, poi l'anno successivo nel distretto di Mae Suai, Chiang Rai, tra le tribù Laui.
Nel 1940, all'età di 70 anni, Ajahn Mun comincio' il viaggio di ritorno in patria,in Isan nel nordest della Thailandia, in risposta ai continui solleciti dei suoi discepoli anziani. In primo luogo viaggio' fino a Bangkok, poi verso nord per Korat. Indugiò nella vasta giungla di montagna di Nakhon Ratchasima, presso Wat Pa Salawan.
Quando arrivò a Udon Thani verso la fine dell'anno del 1940, soggiorno' a Wat Boghisamphon, dove un suo discepolo Chao Khun Dhammachedi era abate del tempio. Da lì si recò a Wat Non Niwet per la stagione delle piogge.
Dopo il ritiro del 1940 andò vagando nelle campagne nei pressi del villaggio di Ban Nam Khem Nong, rivisitando i paesaggi familiari della sua giovinezza. Anche all'età di 70 anni era in grado di prendersi cura di sé e di muoversi in ambienti selvaggi.
Nel 1941 trascorse il ritiro per le piogge al monastero di Wat Nan Niwet a Udon Thani. Dopo la stagione delle piogge si recò a Sakhon Nakhon e in un primo tempo risiedette a Wat Suddhawat. Si trasferi' poi in un piccolo monastero nella foresta, l'eremo dello stagno Pheu vicino al villaggio di Ban Na Mon, un eremo in una foresta lontana, remota, una zona selvaggia, tre o quattro ore di cammino dal villaggio più vicino. Un luogo chiamato oggi Wat Pa Bhuridatta in onore di Ajahn Mun.
Ajahn Sao Kantasilo Mahathera, primo insegnante di Mun morì nel 1942. Ajahn Mun si isolo' ancora di più nella foresta. All'età di 75 anni, Ajahn Mun decise di stabilirsi in modo permanente nel suo eremo dello stagno Pheu, nel cuore della foresta, nei Monti Phu Phan, vicino a Sakhon Nakhon, ma a causa della mancanza di forza, non riusciva a vagare nella foresta. Ajahn Mun mori' nel 1949 a Wat Suddhavasa nella provincia di Sakhon Nakhon. Sia nella sua vita che dopo ha attirato un enorme seguito di studenti e, insieme al suo maestro Ajahn Sao, ha fondatato il ramo buddhista thailandese della tradizione della foresta, Kammatthana, attualmente praticata in tutta la Thailandia e in diversi paesi all'estero.
Il modo di comportarsi di Ajaan Mun era solitario e rigoroso, seguiva fedelmente la disciplina monastica, Vinaya, e osservava i 13 dhutanga, pratiche di vita ascetica, come vivere di elemosine, indossare vestiti fatti di stracci smessi, abitare nella foresta e mangiare solo un pasto al giorno. Ricercando luoghi appartati nella natura selvaggia della Thailandia e del Laos, ha evitato le responsabilità della vita monastica e ha trascorso lunghe ore del giorno e della notte in meditazione. Nonostante la sua natura solitaria, ha attirato un grande seguito di studenti disposti a sopportare le difficoltà della vita della foresta per studiare con lui.
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