Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 19 agosto 2012

Guelfo Zamboni (1897–1994. Diplomatico, Italiano).



Guelfo Zamboni nacque a Santa Sofia, un paese oggi in Romagna ma che allora faceva parte della Toscana nel 1897. Era l'ultimo di otto figli di una famiglia dedicata all'artigianato. I suoi genitori volevano che diventasse un prete, ma morirono presto e lo lasciò orfano. Deciso di frequentare la scuola che aveva gia' una certa eta' e affronto' il disagio di lavorare e studiare, guadagnandosi da vivere durante gli studi. A 19 anni ha combattuto come fante nella prima guerra mondiale, dal 1916 al 1918, ed è stato onorato con una medaglia di bronzo al valor militare e da una Croce al Merito di Guerra quando rimase gravemente ferito.

Dopo la guerra si laureo' in Economia e Commercio. Nel 1925 ha sostenuto la sua tesi e ha iniziato la sua carriera diplomatica. Avrebbe collaborato con Bernardo Attolico a Berlino, e qui imparo' e divenne fluente in tedesco.
Nel 1942 Zamboni è stato nominato Console Generale per l'Italia a Salonicco, città occupata dalla Germania nazista.
A quel tempo, Salonicco ha ospitato la più grande comunità del mondo (56.000) di ebrei sefarditi, molti di origine italiana. Qui giunto per alcuni mesi riesce ad evitare che gli alleati trattino gli ebrei della città come nei mesi precedenti avevano trattato gli ebrei polacchi e ucraini. Ma nel giugno 1942, Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg inizio' la confisca sistematica degli archivi della città, le biblioteche, e manoscritti, i quali furono inviati all'Istituto di Studi ebraici a Francoforte sul Meno. Dagli inizi del 1943 è costretto a limitarsi alla protezione degli ebrei italiani, dopo che Eichmann ha mandato il suo vicario ad Atene per la deportazione della comunità di Salonicco. Tra marzo e agosto 1943 i tedeschi deportarono la quasi totalità della popolazione ebraica di Salonicco nei campi di concentramento e di morte.
Zamboni organizza una tradotta che parte da Salonicco nella notte del 15 luglio, consentendo la fuga degli ebrei italiani verso Atene. E fa carte false - letteralmente - affinché sul treno della salvezza salgano anche varie decine di ebrei che italiani non erano affatto, ma a cui il console aveva riconosciuto la cittadinanza con il pretesto di chissà quali legami familiari. Rilasciava questi certificati con scritto a mano "provvisorio". Questi certificati di nazionalità italiana, con scritto a mano "provvisorio", furono consegnati a molte persone che non parlavano e non capivano neppure l'italiano, essi si richiamavano in modo quasi-legale, a parenti lontani. Più tardi Zamboni disse:
"So' che erano documenti falsi, ma li contrassegnavo con la scritta «provvisoria» in attesa di una conferma!"
Per strapparli alla deportazione, Zamboni scrive numerosissimi telegrammi al Ministero degli Esteri, sveglia nel pieno della notte il capo della rappresentanza italiana e riesce a procurare documenti di identità falsi a 280 ebrei per raggiungere Atene, situata nella zona d'occupazione italiana, permettendo loro di sfuggire al controllo tedesco e quindi alla deportazione. Il loro numero raggiunse alla fine i 350.
Zamboni lasciò Salonicco il 18 giugno 1943 per tornare a Roma ma il suo lavoro per salvare gli ebrei fu continuato dal suo successore, Giuseppe Castruccio. Castruccio in seguito organizzare un treno di soccorso che trasportava gli ebrei con passaporto italiano ad Atene, che a quel tempo era sotto l'occupazione italiana.
Il comportamento di Zamboni fu osservato da uno dei suoi collaboratori, il Capitano Lucillo Merci, ufficiale di collegamento con le forze tedesche e l'autore di un diario dettagliato di tali eventi.
Dopo la fine della guerra Zamboni fu incaricato di missioni diplomatiche a Baghdad e in Thailandia. Fu ambasciatore italiano in Thailandia fino al 1961.
Per lungo tempo, decenni nessuno sembra preoccuparsi di quanto aveva fatto e lui non aveva mai chiesto il riconoscimento del suo aiuto, rimanendo per quasi cinquant'anni del tutto sconosciuto in Italia. E' solo verso la fine della sua vita che cominciano, grazie a un suo collaboratoratore, Lucillo Merci, e a uno storico, Daniel Carpi, iniziano ricerche nell'Archivio del Consiglio generale d'Italia a Salonicco della Farnesina e l'intera storia del coraggio di Guelfo Zamboni, rimasta nascosta per anni nel nostro paese salta fuori.
Cosi' nel 1992, due anni prima della sua morte, lo Stato di Israele ha premiato Guelfo Zamboni con il titolo di Giusto tra le Nazioni e si aggiudica cosi' un posto nella Gerusalemme "Yad Vashem". Nel 2002 l'allora ambasciatore israeliano in Italia, Ehud Gol, si è recato a Santa Sofia di mettere una pietra in memoria di Zamboni.
Nel 2008 l'ambasciata italiana ad Atene ha pubblicato il libro "Ebrei di Salonicco 1943, i documenti dell'umanità italiana", a cura di Antonio Ferrari, Alessandra Coppola e Jannis Chrisafis. Questo libro riporta anhe i telex inviato a Roma da Zamboni. La sua storia ha ispirato l'opera teatrale "Salonicco '43" di Ferdinando Ceriani, Gian Paolo Cavarai e Antonio Ferrari, presentata in anteprima presso l'Università di Tel Aviv il 23 settembre 2008 durante una serata celebrativa organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura.



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