Un articolo di Francesco Tortora in data 20/03/2014.
Diritti Umani
L’ASEAN, i rifugiati, la Cina
Il Sud Est Asia si chiede se ora è il tempo di chiedere alla Cina il rispetto delle minoranze.
L’ASEAN, i rifugiati, la Cina
Il Sud Est Asia si chiede se ora è il tempo di chiedere alla Cina il rispetto delle minoranze.
Bangkok - Migrazione e
rifugiati: compassione e rispetto dei diritti umani o diplomatica
accondiscendenza nel nome delle buone relazioni? Le minoranze etniche sono da
rispettarsi, come tutte le Convenzioni internazionali e le organizzazioni
non-governative raccomandano oppure sono solo un fastidio, della polvere da
nascondere sotto il tappeto dell’ipocrisia? Il dubbio è tornato prepotentemente
in auge, negli ultimi giorni, questa volta nel nome di un’etnia forse solo
artatamente circondata di critiche, gli Uighuri.
Non si tratta del primo caso in cui un gruppo di rifugiati si sposti nell’area ASEAN negli ultimi anni. Ma
generalmente, i Paesi Membri della Associazione degli Stati del Sud Est Asia
hanno avuto comportamenti ruvidi nei loro confronti, scarsamente umani o
sensibili verso di loro, deportandoli letteralmente in Cina dove la
persecuzione nei loro confronti è già aspra ed inumana. Certamente tutto questo
non può non far piacere ai cinesi ma oggi nell’ASEAN ci si chiede –nei media e
tra gli opinion makers- se non sia giunto il momento di contribuire a definire
la propria identità comunitaria ribadendo un fronte comune dotato di forza e
dignità nei confronti del vicino “ingombrante” denominato Cina.
Alcuni cittadini uighuri
sono stati trovati –come è noto- in una piantagione di alberi da gomma nella Provincia
di Songkhla in Thailandia, martedì scorso. In base alle evidenze,
parrebbe si tratti di persone provenienti dalla Regione
Autonoma Uighura della Cina Occidentale Xinjiang dove altrettanto
notoriamente è in atto un aspro conflitto di natura etnica. Li si è
rintracciati in Thailandia un paio di settimane dopo il brutale attacco nella
regione Sud Occidentale della Cina, nella città di Kunming, dove la
Cina immediatamente ha lanciato l’accusa verso la Comunità Uighura bollata come
la vera autrice dell’attentato di natura terroristica. In realtà, prove
alla mano, ancor oggi è difficile affermare con certezza che sia stata la
Comunità Uighura a determinare la morte di 29 persone ed il ferimento di altre
130. Ciò che è certo è che gli Uighuri, una comunità etnica di estrazione
islamica, sono stati marchiati come separatisti terroristi. E così, le tensioni
che già duravano da lungo tempo tra gli uighuri e la Cina oggi sono in una
condizione persino peggiore, esacerbata dalla politica di Pechino basata
sull’incoraggiare l’immigrazione di massa degli Han cinesi verso lo Xinjiang.
Perché i 220 uighiri
abbiano preferito insediarsi, almeno temporaneamente, nella Provincia
thailandese Songkhla rimane un vero mistero. Oltretutto vi sono numerose donne
e bambini tra di loro. In quanto tali, potrebbero aver abbandonato la loro idea
di un’autonomia dello Xinjiang oppure potrebbero avere un qualche
coinvolgimento in attività anti-governative oppure avere situazioni di
conflitto con i cinesi di etnia han nella propria terra. Oppure si
tratta più semplicemente di persone normalissime che stiano solo cercando
migliori condizioni di vita e lavorative. Infine, potrebbero essere vittime di
traffici umani. In ogni caso, si tratterebbe di un gesto davvero disumano
rimandarli a casa quando questa casa oggi è nelle mani dei cinesi i quali
potrebbero sottoporli a forme aspramente punitive o restrittive non foss’altro
che per il fatto che hanno abbandonato la propria terra senza permessi. A rigor
di legge, sulla carta, secondo gli ordinamenti thailandesi, come per qualsiasi
altro immigrato irregolare, essi dovrebbero essere sottoposti a processo,
condannati per immigrazione irregolare e quindi rispediti alla Nazione di
origine secondo stretta osservanza della propria legislazione in materia. Il
che è quello che normalmente e puntualmente la Thailandia fa in questi casi.
(Per la notizia completa di Francesco Tortora vedi l'articolo sull'Indro).
(Per la notizia completa di Francesco Tortora vedi l'articolo sull'Indro).
Francesco Tortora e' l'autore di "Da Thaksin a Yingluck: la Saga dei Shinawatra",
il suo ultimo libro e dei precedenti "Note asiatiche", "Asian Diary.
Storie di popoli e di individui nei Paesi dove sorge il sole", "Livin'
in BKK. Everyday Life in Bangkok between Modernism and Tradition". per
una sua breve biografia vedi: "Il mio diario - Francesco Tortora". Francesco Tortora e' il corrispondente asiatico dell'Indro.
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