Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

mercoledì 26 ottobre 2011

I monaci della foresta.

Chi sono?
Da sinistra: Ven. Ajahn Mun Bhuridatta, Ven. Luangpu Khao Analayo,
Ven. Luangpu Louis Chandasaro and Ven.Luangta Maha Bua.
I monaci della foresta praticano una forma piu' austera di Buddhismo rispetto agli altri monaci, per esempio mangiano un solo pasto al giorno, cuciono i loro propri abiti, e non toccano e usano soldi, inoltre non sono disposti a celebrare la gamma di cerimonie richieste dai laici. Se studiano le scritture buddhiste concentrano l'attenzione sugli insegnamenti del Buddha piuttosto che sulle storie delle sue precedenti vite. I loro sermoni e insegnamenti sono per la maggior parte estemporanei e riguardono lo sviluppo di buone norme di comportamento nella vita di ogni giorno. L'insegnamento e' usualmente espresso in un linguaggio molto franco e leale pieno di riferimenti a situazioni in cui gli ascoltatori si possono identificare.
Non prestano molta attenzione nel predicare di ottenere meriti tramite donazioni, anche perche' alcuni monaci della foresta sono diventati famosi negli ultimi 50 anni e a questa fama si e' accompagnata a una discreta ricchezza per i monasteri da loro fondati.
Un monastero nella foresta e' idealmente situato un po' distante da citta' o villaggi cosi' che i monaci possano praticare meditazione in un ambiente calmo e sereno, libero dalle costanti interazioni a cui i monaci dei villaggi e dei centri urbani devono sottostare. Oggi questa caratteristica dei monaci della foresta puo' anche rappresentare un problema, citta' e villaggi si sono diffusi ovunque e vaste aree forestali sono scomparse, addirittura anche i monasteri nelle foreste di alte montagne sono ora facilmente accessibili con strade e questi monaci devono ritirarsi sempre piu' lontano.
I monaci della foresta spesso passano molto tempo lontano da un monastero sia da soli che col loro maestro o in gruppo come seguaci di altri monaci. Al di fuori del periodo della Quaresima buddhista e' comune vederli da soli o in piccoli gruppi camminare da soli o in gruppo ai lati delle strade portando una grande ombrella, la ciotola delle offerte e una borsa sulla spalla. Essi camminano costantemente e di proposito in una singola fila, a testa bassa. Spesso questi monaci camminano a piedi nudi e quasi sempre indossano vesti di colore scuro. Non e' che si muovano a caso essi si spostano da un wat all'altro principalmente per ascoltare l'insegnamento di diversi monaci famosi. Questi monaci quindi non vivono in un solo tempio, a volte dormono nei santuari buddisti a volte nelle caverne. Come tutti i monaci stanno in un tempio durante il ritiro per la stagione delle piogge. Quando camminano devono spesso far fronte al maltempo, tempeste e grandi piogge. Quando vagano per le foreste o giungle dormono nei templi e utilizzano la loro rete per proteggere se stessi contro le zanzare. Quando camminano a lungo, a volte hanno male ai piedi e cio' rende molto difficile il cammino attraverso la giungla. Nonostante il caldo e l'umidità all'interno della giungla e delle foreste thailandesi questi monaci riescono ancora a concentrarsi e meditare. Essi devono inoltre confrontarsi con malattie come la malaria.
Parlano il meno possibile e di notte pongono i loro campi un po' distanti gli uni dagli altri cosi' che possono meditare in solitudine. I monaci della foresta passano anche il loro tempo meditando in posti remoti o posti come i cimiteri che le altre persone evitano, questi posti sono designati come "luoghi buddhisti" e percio' possono essere usati in certi periodi dell'anno come basi temporanee.
Questi monaci sono quasi sempre impegnati nei tudong un tipo di pellegrinaggio a piedi che effettuano nella stagione secca ma che a volte puo' essere anche di breve durata. I monaci della foresta che sono specializzati nella pratica della meditazione possono passare il loro tempo da soli o in gruppi, in luoghi isolati come foreste, grotte e montagne o possono essere accompagnati da monaci che sono loro maestri. Anche questi monaci devono fare il loro giro mattutino per le offerte e puo' darsi che debbano camminare per diverse ore per andare e tornare ogni giorno dal piu' vicino villaggio. Uno dei 227 precetti che devono seguire i monaci dice che e' un'offesa per un monaco mangiare cibo che e' stato offerto il giorno precedente e conservato.
L'ombrello che portano con loro e' particolarmente interessante infatti non ha solo la normale funzione di riparare dal sole o dalla pioggia ma puo' servire come un tipo di tenda formata dall'ombrello e dai loro abiti, in thai conosciuta col nome di glot. Durante il giorno, se il monaco non cammina, siede sotto il glot con l'abito arrangiato a formare un rifugio ottenuto lasciandolo cadere dalle parti e avente come soffitto l'ombrella in modo da formare un vano.
Un monaco durante i tudong normalmente non si sdraia per dormire ma dorme seduto nella posizione della meditazione e lo spazio che utilizza per far questo e' la stanza formata dal suo glot.
Una caratteristica di spicco della tradizione della foresta è la grande venerazione tributata agli anziani, Sangha. Come tale, essa è di vitale importanza per il giusto modo di comportarsi con gli anziani, dando loro il massimo rispetto. Si deve prestare attenzione nel parlare con i monaci, che essi non devono mai essere chiamati con il solo nome che hanno ricevuto al momento dell'ordinazione. Occorre indirizzarsi loro con il titolo di "Venerabile" comunque tutti i monaci possono essere affrontati con il termine generale di "Bhante". A monaci e monache che sono stati ordinati da piu' di 10 anni o più e' riservato il titolo di Ajahn, che significa "maestro". Per gli anziani della comunità e' spesso usato il titolo di Luang Por che si puo' approssimativamente tradurre in "Venerabile Padre".
La parola tudong si riferisce anche alle tredici pratiche ascetiche:
Indossare abiti di pezze.
Usare solo tre pezze.
Fare la questua.
Non tralsciare alcuna casa durante la questua.
Mangiare solo una volta al giorno.
Mangiare solo dalla ciotola.
Mangiare senza aiuto di altri.
Mangiare nella foresta.
Mangiare ai piedi di un albero.
Vivere all'area aperta.
Vivere in un cimitero.
Essere contento di qualsiasi tipo di ospitalita' si riceve.
Dormire in posizione seduta e non sdraiarsi mai.
Tuttavia viene generalmente accettato che e' impossibile seguire tutte e queste tredici norme in un tempo solo, e' l'aderenza a queste pratiche che distingue un monaco che segue la tradizione della foresta dai piu' comuni monaci dei villaggi o dei centri urbani.
Le opinioni su questi monaci sono divise alcuni li vedono come persone che vivono un'austera vita di rinuncie che dovrebbe caratterizzare tutti i monaci, altri li vedono come egoisti che non vogliono celebrare i rituali e le cerimonie per i laici e che non vogliono costruire wat permanenti di cui la comunita' locale possa essere orgogliosa. In realta' alcuni li vedono appena un po' meglio dei vagabondi.
La posizione del governo thailandese e' che tutti i monaci devono vivere in un wat. Un monaco quando e' in tudong e' visto come residente in un wat e questo rende la pratica accettabile.

La storia.
La tradizione della foresta ha avuto inizio nel tempo del Buddha e ha avuto alti e bassi nel corso della storia buddista. In realtà, questa tradizione anticipa anche il Buddha, dato che era una pratica comune nei ricercatori spirituali dell'antica India, essi lasciavano la vita della città o del villaggio e vagavano in zone selvagge e sulle montagne. Il Buddha stesso aderi' a questa tradizione all'età di 29, dando la sua vita come principe per cercare la via oltre la nascita, l'invecchiamento, la malattia e la morte.
Il Buddha è nato in una foresta, illuminato in un bosco, ha insegnato nella foresta, e' scomparso nella foresta. Molti dei suoi discepoli più grandi, come il Venerabile Anna Kondanna e il venerabile Maha Kassapa, sono stati abitanti della foresta che hanno mantenuto un rigoroso stile di vita austero e fatto di rinuncie. Il Buddha ha permesso ad alcuni monaci di vivere nella foresta per poter seguire le tredici pratiche speciali, chiamate pratiche dhutanga, che riguardavano i loro abiti, il cibo e l'abitazione. Queste pratiche speciali di rinuncia, fornirono il contesto fondamentale per il monachesimo della foresta nel corso della storia buddista Theravada.
I discepoli del Buddha che scelsero di intraprendere queste pratiche dhutanga e vivere austeramente nella foresta lo fecero per molte ragioni: perche' vivere in zone selvagge e isolate con la loro crudezza e il pericolo, come tigri e serpenti, e' un'arena eccellente per la formazione spirituale e per superare la paura, perche' é la natura selvaggia con la sua semplicita', tranquillita' e bellezza naturale fornisce un luogo di piacevole dimora pacifica e gioiosa per la concentrazione meditativa, e perche' vivere nella foresta consentiva a questi monaci di diventare un esempio per le generazioni future.
Le pratiche di questi primi abitanti della foresta riassumevano gli insegnamenti del Buddha ed esemplificavano il suo cammino verso la liberazione. Fin dai tempi del Buddha, la disciplina dell'ordine monastico nel suo insieme e la vitalità e l'integrità degli insegnamenti del Buddha hanno sperimentato cicli di crescita e di declino, di degrado e rinascita. Nel corso di questi cicli, l'ethos originario degli insegnamenti del Buddha è stato conservato e rivitalizzato attraverso l'esempio di questi primi discepoli che abitavano nella foresta, discepoli e monaci che hanno cercanto di vivere una vita incentrata sulla pratica della meditazione, la semplicità, e la rinuncia.
La pratica, gli insegnamenti e i codici di condotta monastica che il Buddha espose 2500 anni contrastavano pesantemente contro le preoccupazioni mondane, il successo materiale, le acquisizioni di ricchezza, potere, fama, piacere e stato. La presenza di un ordine monastico era un grande vantaggio per una società, dato che forniva una fonte di saggezza, di pace e di chiarezza che trascende queste preoccupazioni mondane. In alternativa, però, le preoccupazioni mondane potevano entrare nella vita monastica e distorcerla. Senza pietà e in modo costante, le idee del mondo potevano entrare nella religione, generando istituzioni monastiche corrotte e grasse. In questi tempi, la pratica del monachesimo della foresta da parte degli insegnanti interessati, saggi e carismatici con forte vita spirituale, disciplinati nella meditazione, gioca un ruolo cruciale nel rivitalizzare l'ethos originario degli insegnamenti del Buddha.
La tradizione della foresta thailandese trae la sua ispirazione dai Canoni Pali e dagli insegnamenti contenuti nelle Sutta e nelle Vinaya pitaka, in cui il Buddha viene spesso descritto con dimora nelle foreste. Nei discorsi Pali, il Buddha insegna frequentemente ai suoi discepoli di cercare una casa isolata in un bosco, sotto l'ombra di un albero, montagna, valle, caverna, collina, cimitero, giungla, boschetto, all'aperto, o su un mucchio di paglia. lo stesso Buddha raggiunse l'Illuminazione in un bosco, ai piedi di un albero della Bodhi. Nella Bhaya-bherava Sutta, il Budda spiega che la sfida mentale che aveva affrontato durante la sua permanenza nella foresta l'aveva aiutato nella sua ricerca del risveglio. Ci sono molte sutta nel Canone Pali in cui il Buddha istruisce i monaci a praticare meditazione nelle remote foreste.
In Thailandia, il buddismo ha un ruolo centrale nella vita sociale. Agli inizi del 1900, i monasteri urbani spesso servivano come centri di apprendimento scolastico. I monaci di solito ricevevano la loro formazione nei monasteri e guadagnavano l'equivalente approssimativo di "lauree" in pali e studi Tipitaka, senza necessariamente impegnarsi in pratiche meditative descritte nelle Scritture. In quel periodo, era anche opinione comune che non era più possibile raggiungere il risveglio, l'Illuminazione. A causa delle tendenze in ambito urbano la vita monastica era avviata verso il conseguimento di borse di studio, titoli, dibattiti, attività sociale e così via, alcuni monaci credevano che gli ideali originali della vita monastica, sangha, erano stati compromessi. Il problema principale che tutto questo non era nuovo durava dalla meta' del XIX secolo.
In mezzo a questa tradizione in declino, un determinato numero di praticanti buddisti erano tornati di nuovo ai principi fondamentali della vita della foresta, alla disciplina morale, e alla meditazione, alla ricerca del percorso del Buddha verso l'illuminazione. La determinazione spirituale e le realizzazioni di questi professionisti della foresta porto' alla nascita della tradizione contemporanea nel nord-est della Thailandia. Il Nord-est è una delle aree più remote e povere in Thailandia, notevole sia per la sua terra aspra e per il buon umore le persone, ed ora per i suoi sapienti maestri di meditazione
All'inizio del 1900 Ajahn Sao Kantasilo Mahathera e un suo studente, Mun Bhuridatta, guidarono il movimento di rinascita del movimento in Thailandia. Erano entrambi figli di contadini nel nord-est della Thailandia. Ajahn Mun era nato nel 1870 nella provincia di Ubon vicino al confine del Laos e della Cambogia. Si era formato sotto il monaco della foresta di Ajahn Sao, dedicandosi con vigore alla pratica della meditazione, poi si era rivolto a una vita di vagabondaggio, pratica ascetica e meditazione in zone selvagge. Ajahn Mun divento' un grande maestro e un modello di elevati standard di condotta. Quasi tutti i maestri di meditazione piu' completi e riveriti del del ventesimo secolo, in Thailandia, o erano suoi discepoli diretti o erano stati influenzati da lui, alcuni di questi monaci, furono Ajahn Thate, Ajahn Maha Bua e Ajahn Chah.

Ajahn Chah e la diffusione internazionale.
Pur non sminuendo l'importanza degli altri il piu' importante di questi maestri per la diffusione della scuola della foresta fu Ajahn Chah.
Ajahn Chah era nato in una famiglia numerosa e abbastanza benestante in un villaggio rurale del nord-est della Thailandia. Nella prima giovinezza, era stato ordinato novizio e al raggiungimento dell'età di venti aveva preso la piena ordinazione come monaco. Aveva studiato gli insegnamenti buddhisti e le scritture, ma desiderava una guida per la meditazione ed era insoddisfatto con lo standard educativo del suo monastero, intraprese la vita di monaco errante. Come tale visse austeramente in foreste, grotte, e terre di cremazione e cercò la guida di insegnanti di meditazione locali, tra cui Ajahn Mun.
Nel 1954 dopo molti anni di viaggi e pratica, fu invitato a stabilirsi in un fitto bosco vicino al suo villaggio di nascita. Nel corso del tempo, nella zona nacque un grande monastero chiamato Wat Pah Pong. Intorno a Ajahn Chah, si riunirono monaci, suore e laici venuti per ascoltare i suoi insegnamenti e stare con lui. Gli insegnamenti di Ajahn Chah contenevano elementi della tradizione della foresta, si concentravano ad esempio sulla disciplina, la condotta morale, la meditazione e l'esperienza interiore, piuttosto che la conoscenza scientifica. Ajahn Chah aggiunse a questo aggiunse e mise l'enfasi sulla vita comunitaria, sul giusto modo di osservare le cose e sugli aspetti essenziali del percorso che porta alla liberazione.
Lo stile di insegnamento e di personalità di Ajahn Chah avevano una capacità unica di raggiungere persone di altre nazionalità. Molti stranieri arrivarono per imparare, e meditare sotto Ajahn Chah. Il primo di questi fu un monaco nato in America, Ajahn Sumedho. Nel 1975, a un gruppo di discepoli stranieri di Ajahn Chah fu chiesto dagli abitanti di un villaggio non lontano dal monastero di iniziare un nuovo ramo del wat.
Ajahn Chah acconsenti' e fondo' Wat Pa Nanachat, come dire Monastero Internazionale della Foresta, vicino al villaggio di Bung Wai come centro di formazione monastica per monaci internazionali. Da quel momento, Wat Pa Nanachat è diventato un monastero della foresta, furono poi aperti ulteriori centri di ritiro monastico, alcuni in foreste remote altri in località di montagna. In tutto il monastero principale e questi centri aggiuntivi, Wat Pa Nanachat comprende attualmente oltre cinquanta monaci che rappresentano 23 nazionalità.
Nel 1976 l'inglese Sangha Trust invito' Ajahn Sumedho a stabilire un monastero Theravada a Londra. Insieme ad un piccolo gruppo di monaci, Ajahn Sumedho accolse la richiesta e stabili' il primo monastero nel lignaggio di Ajahn Chah al di fuori della Thailandia. Da allora, i monasteri di Ajahn Chah all'estero sono cresciuti e oggi al di fuori della Thailandia, la tradizione della foresta tailandese esiste anche negli Stati Uniti, in Australia, in Nuova Zelanda, in Svizzera, nel Regno Unito, in Germania, e non bisogna dimenticare l'Italia con il monastero Santacittarama che è un monastero buddista Theravada italiano nel lignaggio thailandese della tradizione della foresta di Ajahn Chah che si trova nei pressi di Roma. Nella primavera del 1990 il primo italiano Bhikkhu Ajahn Thannavaro e poi Anagarika John Angelori sono stati inviati da Ajahn Sumedho a prendere residenza in una piccola casa fuori dal paese di Sezze Romano, a sud di Roma. Più tardi, con un importante contributo da parte della comunità tailandese, un luogo più adatto fu trovato a Poggio Nativo nella splendida campagna della Sabina e un monastero più grande fu fondato nel 1997 con edifici separati per i visitatori e Kuti nel bosco per residenti e Bhikkhu in visita. Dopo l'abbandono dell'abito da parte del precedente abate, il ven. Ajahn Chandapalo è stato invitato a diventare il nuovo abate, carica che ricopre a tutt'oggi.
Cosi' la pratica dei monaci della foresta fu diffusa a livello mondiale da parte di studenti di Ajahn Mun, tra cui Ajahn Thate, Ajahn Maha Bua e Ajahn Chah e molti discepoli occidentali, tra i quali il più anziano è Luang Por Ajahn Sumedho.

Per concludere.
I buddhisti Theravada considerano la foresta come parte integrante del terreno di formazione monastica. Come tale, questo metodo religioso è stato rianimato e mantenuto a beneficio delle generazioni presenti e future. Myanmar e Sri Lanka hanno le loro tradizioni della foresta.
Oggi la tradizione della foresta tailandese è una tradizione del monachesimo buddista in Thailandia dove la forma di buddhismo praticata e' quella Theravada. I praticanti abitano in remote zone selvagge e nelle foreste da cui traggono motivi spirituali di formazione pratica. Maha Nikaya e Dhammayuttika Nikaya sono i due grandi ordini monastici in Thailandia, che hanno tradizioni della foresta.
La tradizione thailandese della foresta sottolinea l'esperienza diretta attraverso la pratica della meditazione e il rispetto rigoroso delle regole monastiche, Vinaya, rispetto allo studio scolastico delle pali Tipitaka. I monaci della foresta sono considerati specialisti in meditazione e la tradizione della foresta è di solito associata con l'ottenimento di alcune situazioni prticolari. La meditazione è una componente centrale nella tradizione della foresta tailandese. I metodi di meditazione sono numerosi e diversificati. Metodi di meditazione spesso utilizzati da Ajahn Sao Kantasilo Mahathera e il suo studente, Ajahn Mun Bhuridatta, sono la meditazione camminata e la meditazione seduta. Anche Luangpor Teean Jittasubho era un monaco della foresta e un maestro di meditazione contemporanea. Ha sviluppato una tecnica di meditazione chiamata meditazione Mahasati.
I monasteri della foresta sono principalmente orientati a praticare la via del Buddha di visione contemplativa, tra una vita di disciplina, di rinunce, e la meditazione al fine di realizzare pienamente la verità interiore e la pace insegnata dal Buddha. Vivere una vita di austerità permette a questi monaci di semplificare e affinare la mente. Questo perfezionamento permette loro di esplorare in modo chiaro e diretto le cause fondamentali della sofferenza nel loro cuore e di coltivare dentro di sé il sentiero che conduce verso la libertà dalla sofferenza e felicità suprema. Vivere in modo frugale, con pochi averi
La scuola e' ampiamente nota tra i thailandesi per la sua ortodossia, il conservatorismo e l'ascesi, e' a causa di queste qualità, che ha raccolto un grande rispetto e ammirazione dalla gente Thai. Gli aderenti modellono il loro comportamernto e lo stile di vita su quello del Buddha e dei suoi primi discepoli. Essi sono indicati come 'monaci della foresta', perché mantengono viva la pratica del Buddha storico, che spesso ha abitato nelle foreste, sia durante la sua ricerca spirituale che dopo.




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