Ciotole dei monaci.
Ogni giorno, prima dell’alba in ogni villaggio e citta’ della Thailandia processioni di monaci a piedi lasciano il recinto del monastero. Possono essere formate da due o tre monaci per i monasteri piu’ npiccoli, a lunghe blinee per quelli piu’ grandi. I monaci camminano in silenzio, lungo un lato dela strada e si fermano a turno davanti all’entrata di negozi e case. Aspettando per il cibo. Qualcuno corre con una bacinella di riso ed un cucchiaio. Il monaco rimuove il coperchio dalla sua ciotola delle offerte e riceve l’offerta con entrambe le mani, sempre in silenzio. Se nessuno appare essi aspettano pochi secondi prima di spostarsi in un altro luogo.
Nel compiere queste azioni quotidiane i monaci continuano a seguire la tradizione dello stesso Buddha. Nel dare offerte di cibo la comunita’ laica gioca la sua parte nel sostenere il locale monastero e d’altra parte accumula meriti in ritorno.
A un certo punto della sua vita il Buddha torno’ a far visita a suo padre, Re Suthothana, prima che l’anziano uomo morisse. L’ultima volta che il Buddha era stato in quella citta’ era un giovane e ricco principe, l’erede al trono ma ora egli tornava come l’Illuminato. Testa rasata e abito arancione e chiedendo per il suo cibo. Il re era meravigliato:
“Perche’ vuoi mancarmi di rispetto? Perche’ vuoi elemosinare per il tuo cibo? Non posso dare cibo a tutti questi monaci?”
“Questa e’ la pratica della nostra discendenza, o grande re” replico’ suo figlio.
“Non e’ forse nella tua discendenza il grande clan di Maha Samaras? Nessuno di questo liniaggio ha elemosinato per cibo.”
Il Buddha gentilmente rimprovero’ il padre:
“Il tuo liniaggio e’ quello, o grande re, che e’ liniaggio reale. Il nostro e’ il liniaggio dei Buddha. Tutti i Buddha usano chiedere per il loro cibo sulla strada.”
La pratica di chiedere per cibo, invero l’intera idea di rinuncia alle cose terrene, predata il buddhismo. Gautama fu, in molti aspetti della vita di ogni giorno, un seguace delle tradizioni acquisite. I testi canonici descrivono come, quando egli rinuncio’ alla sua vita lussuosa come principe e fuggi’dal palazzo e dalla citta’ un vecchio amico gli porto’ gli otto oggetti necessari alla vita monastica : i tre pezzi d’abito, la ciotola delle offerte, il rasoi, l’ago , la cintura. Il colino per l’acqua. Anche oggi, in accordo col codice monastico dei Vinaya, questi sono i soli possedimenti permessi a un monaco.
In accordo con la tradizione la ciotola delle offerte del Buddha era fatta in argilla ed era semplice nella forma. Anche oggi queste ciotole sono semplici ma dato che esse sono un oggetto appropriato da offrire a un monaco le persone tentano dove possibile di renderle fini ed eleganti.
Le piu’ belle ciotole per monaci si trovano a Ban Bat, in Bangkok.
Ventagli dei monaci.
Neille occasioni cerimoniali a cui i9 monaci buddhisti devono attendere , uno dei piu’ notevoli oggetti religiosi e’ l’elaborato e decorativo ventaglio dei monaci. Alle origini il ventaglio dei monaci chiamato talapatrera un oggetto semplice fatto di foglie di palma e aveva un manico corto. Ci sono un certo numero di teorie sulle loro origini, du cui una delle piu’ pratiche dice che essi erano la difesa dei monaci dall’odore di putrefazione. Il puzzo era dovuto all’antico costume di fare l’abito dei monaci dal sudario con cui il corpo dei monaci era avvolto, un simbolico atto di rinuncia al comfort. I monaci dovevano rimuovere il sudario e usavano un piccolo ventaglio di palma per coprire il naso. La tradizione piu’ tardi si evolse e i ventagli furono usati per le cerimonie, specie per i funerali.
Un’altra raccontava che i ventagli nascondevano la faccia dei monaci ai laici cosi’ che questi si potevano concentrare si potevano concentrare sul dharma piuttosto che sull’apparenza dei monaci..
Una leggenda in Thailandia riguarda un discepolo di Buddha, Sangkachai, che era cosi’ affascinante che molte donne membri della congregazione si innamorarono di lui. Visto l’effetto che aveva su di loro Sangkachai chiese di essere reso non attraente. Cosi’ i monaci nascosero la sua faccia quando dava sermoni o ufficiava cerimonie.
A parte tutto questo il Buddha stesso portava un ventaglio quando’ ando’ a trovare suo padre, Re Suthonthana, cisi’ l’oggetto divenne un nsimbolo di autorita’ religiosa. Era probabilmente inevitabile che questo simbolo si evolvesse da semplici foglie di palma in bei ventagli cerimoniali ora chiamati pad rong.
All;inizio i ventagli erano oggetti che le persone ordinarie potevano fare da sole per offrirli ai monaci del locale monastero. Queste offerte erano naturalmente un mezzi per aumentare i meriti. Iscrizioni trovate a Wat Chang Long e che datano dal 1384 parlano della presenza di ventagli da cerimonia negli alti ranghi dei monaci.
I ventagli dati come offerte venivano intessuti con bamboo o piume ma piu’ era la bellezza dell’oggetto piu’ aumentavano i meriti. Si cominciarono cosi’ a utilizzare materiali come l’avorio scolpito, il satin. La seta arricchendo questi tessuti di ricami e gemme in accordo con i mezzi e la devozione della persona che li noffriva e che voleva incrementare i propri meriti. L’ordinario ventaglio di foglie di palma declino’ nell’uso e ad apparire sempre meno di frequente.
Armadietti delle scritture.
I manoscrirri su foglie di palma su cui sobno incise scritture buddhiste sono fra I principali tesori dei monasteri. Le foglie di palma che misurano normalente 35-45 cm. per 4-7.5 cm. erano prima trasormate in foglio e poi iscritte. Le lettere erano graffate sui fogli utilizzando un ago e dell;’inchioszyto rosso. L’unicita’ del contenuto, il lavoro quai a disegno e l’unicita’ del tutto faceva della conservazione un problema della massima importanza. Le termiti e il caldo e l’umidita’ d el clima tropicale thailandese erano i peggiori nemici di questi lavori. Cosi’ i manoscritti erano conservati in armadietti e cesti in piccole librerie all’interno dell’area del monastero. Le librerie erano costruite per dare un massimo di protezione, esse erano sollevate in alto rispetto al pavimento, spesso su una sorta di palafitta , spesso nel mezzo di uno stagno. I contenitori erano quando possivile gatti da maestri artigiani che eseguivano vere opere devozionali. L’avvento della stampa e la possivilita’ di riprodurre infinite volte le scritture videro il declino di molte arti buddiste e la produzione di questi armadietti si interruppe. Oggi essi vengono per lo piu’ usati per la decorazione di interni.
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