Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

venerdì 15 aprile 2011

Periodo di Ayutthaya: 1551-1674.

Nel XVI le potenze europee sviluppano le loro potenze marinare e possono navigare attraverso il capo di Buona Speranza per entrare e interferire in Asia.
I portoghesi guidati da Alfonso de Albuquerque conquistarono la Malacca nel 1511 e subito spedirono un’ambasceria a re Ramathibodi di Ayutthaya, gli uomini di questa ambasceria tornarono in Malacca con un’ambascieria siamese che portavano doni e una lettera per il re di Portogallo. Si puo’ affermare, senza paura di sbagliare, che quelli furono i primi uomini a visitare il paese. Cinque anni dopo quell’iniziale contatto il Siam e il Portogallo conclusero un contratto che permetteva ai portoghesi di commerciare nel regno. I portoghesi arrivano per primi in Siam nel 1551, gli spagnoli nel 1598, entrambi si proponevano anche lo scopo di promuovere il cattolicesimo. Poi vennero gli olandesi 1602, nel 1612 i britannici che riornavano in Europa diffondendo favole sulle sue meraviglie. E’ questo il periodo in cui si aprono vie di comunicazione, vengono eretti fastosi templi, creati centri urbani. Sopratutto Ayutthaya si apre all’Europa per favorire il commercio e l’Europa ne e’ affascinata, dalle terre del sud a quelle del nord in tutte le corti rimbalzano strane parole: gli elefanti bianchi, le barche reale, il re-dio, il devaraja. Tutto questo splendore e il vigore commerciale della citta’ e’ ben catturato negli annali sopravvissuti dei visitatori stranieri, si diffusero racconti e diari di viaggi Voyage de Siam des Peres Jésuites di Guy Tachard, Journal du Voyage de Siam Fait par M. L’Abbe’ de Choisy di Abbe’ de Choisy, Du Royaume de Siam di Simon de La Laubère e tanti altri. La curiosita’ fu incrementata dall’arrivo a Versailles, per una ambasceria a Luigi XIV degli ambasciatori siamesi. I doni che avevano portato dal loro paese erano sontuosi e favolosi, i loro costumi deliziosamente esotici che in Francia si diffuse una vera e propria mania per le stoffe a motivi orientali. Quei costumi divennero il soggetto di migliaia di incisioni. “Ci sono barche ancorate da Francia, Inghilterra, Olanda, Cina e Giappone mentre battelli e barche dorate guidate da 60 uomini vanno avanti e indietro” osservava il prete gesuita francese Abbe de Chouse nel 1685.
Gli anni che vanno fra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII furono anche gli anni di uno dei piu’ grandi re di tutta la storia thailandese, Naresuan (r. 1590–1605). Dopo aver liberato il paese dai birmani Naresuan si dedico’ alle riforme. Con lo scopo di evitare tradimenti come era sucesso al padre, Naresuan unifico’ l’amministrazione del paese ponendone tutte le parti direttamente sotto il controllo della corona e pose fine alla pratica di porre principi reali a governare le provincie vi assegno’ invece udiciali di corte che si aspettava mettessero in vigore le politiche emanate dal sovrano. I principi reali furono confinati nella capitale, le liti per il potere continuarono, ma avvenivano a corte, sotto gli occhi vigili del re. Per assicurarsi la fedelta’ della nuova classe di governatori Naresuan stabili’ che tutti gli uomini liberi soggetti a curvẻe dovevano rispondere direttamente al re che ne distribuiva l’uso fra i suoi ufficiali. Questa misura diede al re il completo monopolio di tutta la manopera e l’idea si sviluppo fino al punto che si arrivo’ ad affermare che dato che il re era proprietario dei servizi di tutta la popolazione egli era anche proprietario di tutta la terra della nazione. Anche con queste riforme di re Naresuan il governo reale nei successivi 150 anni rimase instabile tanto che quando nel tardo XIX secolo i birmani invasero nuovamente e definitivamente le provincie abbandonarono definitivamente la capitale e le sole truppe costituite dai phrai non erano sufficientemente addestrate per difendere la capitale e la citta’ di Ayutthaya non pote’ resistere contro l’invasore birmano.
Joost Schouten, manager di una postazione commerciale della Compagnia Olandese delle Indie, fra il 1633 e il 1737 scriveva:
“la citta’ e’ bellissima con piu’ di trecento bei templi e chiostri, tutti curiosamente costruiti e adornati con molte torri, piramidi e pitture senza numero. Il palazzo del re siede sul fiume somigliante a una piccola appartartata citta’ a parte la grandezza e magnificiernza, molti dei suoi edifici e torri sono interamente dorati.”
Ayutthaya conteneva piu’ di 50 km. di vie d’acqua ed era conosciuta come la Venezia dell’Est, prima che il titolo fosse attribuito a Bangkok.
L’Abate de Choisy nel suo “Journal du voyage de Siam fait par l’Abbẻ de Choisy cosi’ riporta:
“Non mi stanco di ammirare una citta’ cosi’ grande posta su un’isola circondata da un fiume vasto tre volte la Senna; vascelli francesi, inglesi, olandesi, cinesi, giapponesi, innumerevoli barche reali, galee dorate con cinquanta rematori... Ma cio’ che non si ammira mai abbastanza e’ il fatto che sulle due sponde di quest’isola si vedano campi o villaggi, abitati da nazioni differenti, tutte le case in legno che galleggiano e i buoi, le vacche e i maiali in liberta’. Le strade sono viali d’acqua viva e corrente, a perdita d’occhio sotto grandi alberi verdi e, in codeste casette, e’ tutto un formicolio di gente. Subito al di la’ dei villaggi ci sono vaste campagne coltivate a riso che si percorrono in battello. Il riso si leva sempre sopra il livello dell’acqua e l’orizzonte e’ limitato da grandi alberi, al di sopra dei quali emergonlo splendenti una dopo l’altra le torri e le piramidi delle pagode che hanno due o tre strati di dorature. Non so’ se riesco a presentare ai vostri occhi una bella veduta; certo e’ che io non ho mai visto niente di piu’ bello.
E ancora:
“Grandi canali scavati escono tranqullamente dal fiume e attraversano la citta’ alcuni da est a ovest, altri da nord a sud, e abbondanza di piccoli canali sono derivati da quelli piui’ grandi. Le navi possono navigare dal fiume dentro la citta’e fermarsi vicino alle principali case e palazzi... E’ un’altra Venezia, bisogna dirlo.” cosi’ scriveva Englebert Kampfer nel 1690.
Certo e’ che i siamesi ebbero sempre cibo in abbondanza. Oltre a quello necessario per il proprio consumo e per pagare le tasse una parte veniva destinata per sotenere le organizzazioni religiose e una parte era destinata all’esportazione. Nonostante tutto questo le esportazioni di riso furono proibite per qualche breve tempo, cio’ accadeva in tempo di guerra o quando accadevano grandi calamita’. Il riso era di solito barattato con beni di lusso e armamenti forniti dalle potenze occidentali. I commercianti europei commerciavano i loro beni, principalmente armi, con legni pregiati, pelli di cervo e come detto riso. Il regno aveva cosi’ abbondanza di riso, sale, pesce secco arrack e vegetali.
Il commercio con gli occidentali specialmente con gli olandesi raggiunse il suo culmine nel XVII secolo quando Ayutthaya divenne destinazione principale per commercianti da Europa, Cina e Giappone.
Gli stranieri erano i benvenuti alla corte di re Narai. In quel tempo i commerci importanti si tenevano con giapponesi, olandesi e inglesi alle cui fabbriche era permesso sistemarsi nella nazione, importanti ambascerie furono inviate in Francia, a Parigi. La corte thailandese abilmente pose gli ol;andesi contro gli inglesi e francesi evitando l’infl;uenza di un singolo potere. Nel 1664 tuttavia gli olandesi usarono la forza per far emanare un decreto che concedeva loro diritti di extraterritorialita’ e libero accesso ai traffici.



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