Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

sabato 23 aprile 2011

Il Buddha.

Anche chiamato dal nome originale Siddharta Gautama, nacque a Kapilavastu Republica Shakya, regno di Kosala, verso la meta’ del VI secolo avanti Cristo; mori’ a Kusina, republica Malla, regno Magadha nel 453 a.C.. E' un leader spirituale indiano e il fondatore del buddhismo.
Il termine buddha, dal sanscrito “uno illuminato” e’ un titolo piuttosto che un nome e i buddhisti credono che ci siano un numero infinito di buddha passati e futuri. Gautama infatti sarebbe il terzo buddha sceso sulla terra.. Il nome ha anche assunto un significato generale e i thailandesi si riferiscono ai monaci chiamandoli buddha. Il Buddha storico, riferendosi con questo termine al Buddha Gautama, conosciuto semplimente come Buddha nacque come principe dei Shakyas, al confine indiano-nepalese, oggi Nepal. Egli fu il quarto dei cinque grandi Buddha cui fa riferimento la religione buddhista.
La sua futura grandezza venne preannunciata in sogno alla madre che fu portata nelle foreste dellHimalaya da creature celesti. Qui un elefante bianco giro’ tre volte intorno al suo letto ed entro’ nel suo fianco sinistro per diventare l’embrione del Buddha.
Figlio di re ricevette un’educazione guerriera, imparo’ a tirare con l’arco e il maneggio dei cavalli. Visse inizialmente una vita lussuriosa e all’eta’ di 16 anni sposo’ col sistema dei matrimoni attangiati una sua cugina, una principessa dalla quale ebbe un figlio. Sembrava destinato a essere il piu’ felice degli uomini. La sua vita fastosa continuo’ fino a 21 anni, quando si imbatte’ in un vecchio, un lebbroso, un conteo funebre e un santo e prese coscienza della miseria della condizione umana.
C’e’ un capitolo nelle Suttanta Pitaka, una delle tre divisioni delle Trupitaka, che racconta di una sua escursione fuori le mura del palazzo, lui e il conducente del carro passarono vcino a una folla raccolta attorno a una pira funebre, Gautama chiese al suo conducente di cosa si trattava e questi gli parlo' della morte e di come nessuno puo’ evitarla.
Durante un’altra escursione fuori delle mura del palazzo vide un uomo malato di lebbra e orripilante, lungo un lato della strada, e in un’altra occasione vide un anziano uomo invalido, cosi’ imparo delle malattie e delle infermita’ legate agli anni. Eta’, malattia, decadenza, morte questi sono i quattro elementi della vita che Siddharta trovo’ produttivi di dukkha, parola pali che include qualsiasi cosa non soddisfacente – mal di denti, dispiaceri in amore, postumi di una sbornia. Penso' che non e’ il fatto esterno che produce dukkha ma piuttosto il nostro sentire su di esso.
Ancora in un’altra visita fuori del palazzo egli vide un uomo camminare a grandi passi, apparentemente pieno di forza e di energia, con il volto che irradiava contentezza.
Siddharta chiese:
“Chi e’ quell’uomo? Cos’e’?”
Il conducente del carro, come tutte le volte precedenti, diede la sua spiegazione e rispose che:
“Quell’uomo vagabonda di casa in casa, e’ un mendicante religioso.”
Egli spiego’ che l’uomo aveva trovato risposte soddisfacenti sulla vita che e’ sofferenza nella nascita, malattia, vecchiaia e la prospettiva della morte.
Questo fatto impressiono' il principe fortemente. L’idea di questo bhikku, cosi sono chiamati i vagabondi religiosi in India, tormentava i pensieri del principe.
Rattristato, torno’ a palazzo e comincio’ a riflettere sul perche’ l’uomo fosse condannato a sopportare questi tormenti. Neppure i saggi di corte riuscirono a trovare una risposta soddisfacente. Fin da giovane eta’ Siddharta aveva capito che la vita presa nel suo intero non era facile o piacevole. La nascita non e’ piacevole, anzi e’ un’esperienza pericolosa. Venire estratto dal protettivo, buio e caldo ventre della madre e uscire in un mondo ostile e spaventoso non era per niente gradevole. Le cronache raccontano che la madre di Siddharta mori’ che egli aveva solo una settimana e il bambino fu cresciuto da una zia.
A 29 anni Siddharta decise di rinunciare al mondo e cercare il senso del destino e della vita. Con l’aiuto del suo domestico si taglio’ i capelli e scambio’ gli abiti con quelli di un asceta. Uno dei dipinti murali che si ritrova frequentemente nei templi rappresenta Siddharta che, nottetempo, dice un quieto addio alla moglie dormiente e al figlio, abbandonando il suo palazzo, lasciando famiglia, ricchezze e potere. Poi esce dal palazzo, guidando il suo cavallo preferito verso i confini che delimitavano il regno di suo padre. Qui diede i suoi pesanti gioielli a un compagno, disse addio al suo cavallo, che normalmente nei dipinti e’ mostrato con grosse lacrime, e vestito di abiti logori e armato della sola ciotola per le elemosina si diresse verso la spaventosa, buia foresta. Questa scena e’ chiamala la “Grande Rinuncia”.
La storia va avanti col principe alla ricerca di insegnanti, eremiti e filosofi con cui egli studio’ e pratico’ esercizi religiosi. La religione indiana di 2,500 anni fa aveva due grandi divisioni. I praticanti di una sopportavano austerita’ fisiche per reprimere i desideri della carne e si sottonevano a fustigazioni e altri tormenti. Questo tipo di pratica religiosa e’ praticato ancora oggi in tutta l’India e alcuni chiamano la scuola che ne consegue “letto di chiodi”. Divenuto discepolo di alcuni di questi eremiti condusse una vita ascetica, mortificando il proprio corpo per trovare la verita’ e guadagnare l’Illuminazione. Il risultato fu solo che alla fine era ridotto come un sacco di ossa. Giunto a questo punto penso’ che il tutto lo avrebbe portato solo a debolezza, malattia e morte. Smise di digiunare, lo aveva fatto per sei anni, e incontro’ Sujata, figlia di un nobile. La donna gli preparo un sontuoso pasto che gli offri’ in una ciotola d’oro. Alla fine del pasto gli regalo’ la ciotola. Siddharta la affido’ alla corrente di un ruscello chiedendo che risalisse la corrente affinche’ fosse prova del suo destino di Buddha. Cosi’ la ciotola fece.
Lascio’ i suoi maestri e si uni’ a quelli che praticavano l’altra grande corrente religiosa indiana e cercavano la salvezza attraverso la meditazione. Erano questi uomini e donne che tentavano di liberare le loro menti con lunghi periodi di introspezione interna, alcuni chiamano questa religione “studio del loro ombellico”.
Il principe la pratico’ fino ad ottenerre lo stesso livello dei suoi maestri, a questo punto diede loro il suo addio e continuo’ la ricerca da solo. Anche questa ricerca non aveva portato alcun frutto.
Cosi decise che invece di inseguire obbiettivi estremi avrebbe dovuto cercare la “Via di Mezzo”.
Insoddisfatto dai risultati a trentasei anni Siddharta giunse a Bodhgaya dove medito’ a lungo, giorno e notte, sotto un albero bodhi. Mara , principe dei demoni, mando’ prima un esercito e poi le sue piu’ belle figlie per interrompere questa meditazione ma Gautama impassibile prese la terra a testimone dei meriti che aveva acquistato nelle sue vite anteriori e pervenne alla conoscenza perfetta, bodhi, e allo stato di Risvegliato. Ad aiutarlo intervenne la dea Torani che fece uscire gigantesce onde dai suoi capelli che spazzarono via Mara e tutto il suo gruppo. Scopri’ quello che i buddhisti oggi chiamano la “Grande Illuminazione”, la conoscenza della vera natura della vita divenne chiara per lui e divenne la base di cio’ che penso’, organizzo’ e scrisse, girando attraverso l’India, per il resto della sua lunga vita.
L’uomo soffre a causa dello scontento, della lussuria, dei desideri verso cose o oggetti che in fondo sono effimere e materiali. La temporarieta’ della vita e’ legata indissolubilmente al destino finale: la morte. Ma la vita ci promette anche una rinascita. Solo spegnendo l’attaccamento alla materia, qualunque essa sia gli uomini possono trovare pace. Buddha si mise allora a riflettere su quella che rappresenta oggi la maggiore distinzione fra corrente theravada e mahayana: accedere subito al Nirvana o rimanere sulla terra e predicare la saggezza appena trovata, in alte parole aiutare gli altri o fare in modo che questi trovino la salvezza da soli?. Brahma e le altre divinita’ scesero dal cielo per chiedergli di diffondere il suo insegnamento.
Allora il Buddha immagino’ un piccolo lago paludoso. In esso alcuni fiori di loto giacevano sommersi nel fango, altri galleggiavano in superficie, altri sembravano elevarsi sopra il livello delle acque. I primi potevano essere paragonati alle persone che vivono la loro vita nel male, per loro nessun aiuto era possibile. I fiori sopra il livello dell’acqua potevano essere paragonati a persone che di aiuto non avevano alcun bisogno. Restavano i fiori che galleggiavano in superficie paragonabili alle persone in lotta con la possibilita’ di sottrarsi al male ma incerte su come conseguire questo fine. Questi fiori e di conseguenza queste persone chiedevano aiuto per raggiungere la salvezza. Per loro Buddha decise di rimanere sulla terra.
Cio’ che il Buddha insegno’ e’ cio’ che noi oggi chiamiamo buddhismo. Il Buddha o, come venne ancha da allora conosciuto, l'"Uno Illominato" divenne un tipo di santo vivente che mostro’ agli indiani come studiare le proprie menti e insegno’ loro le strade per fare in modo che le loro menti fossero calme, in modo che dall’interno emergesse in loro stessi la verita’ universale.
Dopo aver scoperto le Quattro Verita’ nel parco dei Cervi, a Sarnath, tenne il primo sermone ai primi discepoli delineando l’Ottuplice Sentiero che offre una via di mezzo fra l’indulgenza e la mortificazione e porta alla liberazione del Nirvana. I cinque ascetici che ascoltarono questo sermone furono quelli che lo avevano accompagnato nella sua ascesa e furono i primi ad essere ammessi come bhiksus, monaci, nella sangha o ordine buddhista. Ad essi il Buddha spiego' la sua dottrina utilizzando un paragone, essa doveva essere vista materializzata nel mondo come una ruota.
Come detto in precedenza, la madre del Buddha mori’ sette giorni dopo la nascita e Sali’ in paradiso come dea. Buddha si reco’ a trovarla e trascorse con lei la stagione dei monsoni predicando la sua parola a lei e alle altre creature. La sua discesa in terra su tre ordini di scale e’ il soggetto di numerosi rilievi in stucco che si trovano nei wat di Sukhothai.
La sua missione ebbe successo, dopo aver convertito molte persone, fra cui il figlio Rahula, raggiunta l’eta’ di 80 anni senti’ il desiderio di entrare nel Nirvana. Un giorno un maniscalco, di nome Chunda, gli servi’ un pezzo di maiale. Pur rendendosi conto che la carne era avariata ne mangio’ una parte, poi chiese a Chunda di seppellire la parte rimasta. Ai discepoli, adirati contro Chunda, spiego’ che come il pasto di Sujata gli aveva permesso ndi arrivare all’Illuminazione, la carne di Chunda gli dava accesso al Nirvana.
Sebbene malato viaggio’ fino a Kusinara. Qui chiese ad Ananda, capo spirituale dei suoi discepoli di preparargli un letto fra due alberi. Dopo aver risposto a molti quesiti sulla sua dottrina e dopo un ultimo sermone si distese su un fianco, la parte superiore del corpo sostenuta dal gomito e la testa appoggiata alla mano. Cosi’ usci’ serenamente dalla vita di questo mondo, dove oggi interi paesi professano cio’ che lui ha insegnato.
Il suo corpo fu cremato e stupa furono costruiti sopra le reliquie.
Cosi’ il Buddha che aveva rinunciato a essere principe ed erede di un piccolo regno, marito, padre e figlio in un piccolo regno senza importanza divenne un insegnante pellegrino che insegnava un modo di guardare alla vita e raduno’ una schiera di uomini che lo seguivano prima e piu’ tardi di donne che ascoltavano i suoi insegnamenti e provavano a praticarli. Buddha, l’insegnante, il dhamma, l’insegnamento, la sangha, i discepoli. Questi sono i suoi seguaci allora e ora. I buddhisti chiamano questi uomini bikkhu, nei tempi antichi, quando esisteva anche un ordine delle donne le suore erano chiamate collettivamente bikkhuni.
Lo stato di risvegliato e’ cosi’ descritto dal Buddha:
“E’ una sfera che non e’ ne’ di terra ne’ di acqua, ne’ di fuoco, ne’ di aria, e non e’ la sfera dello spazio infinito, ne’ quella di un’infinita conoscienza, ma neppure quella del nulla; non e' la sfera delle percezioni ne’ quella dell’assenza di percezioni, non appartiene a questo mondo ne’ a un altro, non e’ del sole ne’ della luna. Essa non e’ piu’ sottoposta al cambiamento ne’ nal movimento. Nessuna morte, nessuna nascita. E’ soltanto la cessazione delle sofferenze”.
Tutto cio’ avvenne 26 secoli fa nel nord dell’India, un una paese chiamato Lumpini, che fa oggi parte del Nepal. L’influenza del Buddha e l’insegnamento che egli espose si estese a tutta l’Asia centrale e dell’est, dove tese a diventare la religione di tutti. Ci furono effetti distortivi rispetto a cio’ che il Buddha aveva insegnato cosi’ che oggi molte pratiche del buddhismo delle origini sono piuttosto indiane, tibetane, khmer, cinesi e thai e non l’originale insegnamento che lui aveva lasciato.

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