In base a resoconti storici Sriprach e’ una storia vera che si svolse sotto il regno di re Narai il Grande(1656-1688) . Si dice che inj quel periodo la corte sia diventata un centro culturale dove i poeti si riunivano a comporre versi e poemi. Il re stesso scrisse un lavoro poetico sulla storia della letteratura thailandese e gioi’ e godette dei lavori letterari che producevano altri poeti come Phra Maharajkru, Phra Horatibodi e Sriprach.
Si pesa che Sriprach sia nato nel 1653 o tre anni prima che Narai nsalisse al trono al posto dello zio, Re Srisuthammaraja. Sriprach non fu il suo vero nome ma un titolo reale dato a lui dal re. Il suo nome non fu mai menzionato . Egli era figlio di Phra Horathibodi che scrisse il primo testo per lo studio della lingua thai intitolato “Chindamani”. Scrisse il libro per ordine del re per controbilanciare l’influenza culturale francese.
Sotto l’influenza dell’abilita’ poetica del padre , Sriprach mostro’ i segni della sua ispirazione poetica fin da bambino . Una volta il re aveva composto un bellissimo poema e non era capace di concluderlo cosi’ diede ordine a Phra Horathibodi di completarlo per lui e di riportarglielo il giorno dopo. Phra Horathibodi fece del suo meglio per finire il poema ma non riusciva a capire come poteva finirlo lo lascio’ quindi stare per il momento e ando’ a fare colazione. Quando ritorno’ la parte finale era gia’ li bella e scritta. Egli ne fu sorpreso e chiese chi era la persona che aveva trovato la fine del poema e per di piu’ in un modo cosi’ meraviglioso.
Dopo aver saputo la verita’ egli segretamente ammiro’ l’intelligenza di suo figlio e penso’ che avrebbe avuto un brillante futuro. Dopo aver ricevuto il poema da Phra Horathibodi, il re fu molto contento ma capi’ immediatamente che era impossibile che le ultime due righe fossero state scritte da un uomo anziano come Phra Horathibodi. Chiese di sapere la verita’. Chiese all’amico poeta l’eta’ del figlio e rimase sorpreso nell’apprendere che questi aveva solo nove anni. Volle incontrarlo e lo chiamo’ a lavorare a corte, come gia’ lavorava il padre.
Sebbene Phra Horathibodi fosse orgoglioso del brillante futuro che aspettava il figlio era preoccupato che in futuro Sriprach potesse far arrabbiare il re o gli ufficiali anziani diventando troppo orgoglioso della sua intelligenza e comportandosi in modo arrogante. Cosi’ chiese al re di agire nel migliore dei modi, il re acconsenti’ e da quel momento comincio’ a trattare Sriprach come un figlio. Dopo averlo tenuto al proprio servizio per un qualche tempo il re gli diede il titolo di Sriprach e lo compenso’ per i suoi eccellenti contributi poetici. In poco tempo la reputazione di Sriprach come grande poeta si estese in tutto il regno.
Dato che era un uomo giovane era assai tentato dalle donne e all’interno della corte interna c’erano molte donne che servivano la famiglia reale e alcune di esse erano attratte da Sriprach. Benvoluto ne avendo conquistato la fiducia del re Sriprach poteva entrare a palazzo in qualsiasi momento a suo piacere e cosi’ ebbe l;a possibilita’ di intrattenere una relazione conm la principale delle concubine del re, Tao Srichulalak.
Era una donna bellissima e il re l’amava moltissimo, Sriprach l’adocchio e sebbene sapesse che la pena di morte era la condanna per chiunque avesse una relazione intima con le concubine del re compose un poema amoroso per lei senza sapere che la donna aveva una relazione segreta con il fratello piu’ giovane del re. Dopo un po’ di tempo alla donna nacque un bel bambino. Il re si arrabbio’ moltissimo con lei e, secondo la legge di paslazzo, la condanno’ a morte.
Sebbene Sriprach non avesse una relazione amorosa con lei egli aveva mostrato modi non corretti verso la concubina reale scrivendo il poema. Saputo del poema il re sospetto’ che il figlio di Phra Horathibodi doveva avere una relazione segreta con quella donna. Penso’ che il modo di fare di quel giovane poeta aveva violato la legge di palazzo che proibiva tali pratiche e che quell’uomo era passibile della pena di morte. Ma Horathibodi chiese perdono per il figlio e supplico’ il re di trasformare la pena di morte in esilio. Il re acconsenti’ alla richiesta e cosi’ Sriprach si salvo’ dalla pena capitale. Fu mandato in esilio a Nakhon Si Thammarat e dovette lasciare la citta’ di Ayutthaya. Nella nuova citta’ pote’ mostrare la sua abilita’ poetica al governatore che ne gioi’ e lo prese nel suo palazzo, colpito da tanta intelligenza. Sfortunatamente, Sriprach ricambio’ la sua generosita’ avendo una relazione con una delle sue mogli minori. Il governatore si arrabbio’ moltissimo, divenne geloso di lui e ordino’ che Sriprach fosse messo a morte. Sebbene questi protestasse per una condanna cosi’ forte il re non l’ascolto’. Prima dell’esecuzione Sriprach chiese il permesso di scrivere un ultimo poema e la parte finale del poema diceva:
Possa la terra essere a testimone.
Io sono uno di quelli che hanno avuto un nmaestro.
Ho commesso un grave errore e tu hai ordinato la mia esecuzione, acconsento.
Ma non ho fatto un grande sbaglio tuttavia tu mi condanni a morte.
Anche tu dovrai morire colpito dalla stessa spada.
Al tempo dell’esecuzione Sriprach aveva circa 30 o 35 anni. La notizia dell’esecuzione raggiunse il re di Ayutthaya che aveva chiesto il ritorno di Sriprach al suo servizio, a corte. Il re si arrabbio’ moltissimo col governatore che aveva emesso la condanna senza la sua approvazione e lui non avrebbe mai concesso una simile punizione. Quando il re seppe dell’ultimo poema di Sriprach ordino’ che il governatore fosse messo a morte dalla stessa spada usata per Sriprach, quella spada era chiamata Dabneekuensanong.
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