Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

giovedì 21 aprile 2011

V parte, Periodo di Rattanakosin: monarchia costituzionale..

Il 26 novembre al mattino si sentirono tre esplosioni provenire dal quarto piano del Suvarnbumi, sulla parte esterna del terminal passeggeri, un’altra esplosione si senti’ un po’ piu’ tardi. Ache se era poco chiaro da dove provenissero le esplosioni di verse persone rimasero ferite. Il PAD non persmise alla polizia o agli esperti forensi di indagare.
Sempre il 26 novembre, nella notte i servizi al Don Mueang Airport furono sospesi dopo la People's Alliance for Democracy prese il controllo del terminal passeggeri nazionali.
Lo stesso giorno il Tribunale Civile emise un’ingiunzione che ordinava al PAD di lasciare il Suvarnabhumi International Airport immediatamente. Avvisi furono posti alle porte delle case dei 13 leaders del PAD. Il PAD non rispetto’ l’ingiunzione.
Il 27 novembre il governo dichiaro’ lo stato di emergenza intorno ai due aeroporti occupati e ordino’ alla polizia di far sgombrare le forze del PAD. Lo stato di emergenza permetteva di vietare i raduni publici di piu’ di 5 persone. L’esercito fu chiamato in appoggio della polizia ma il suo portavoce cosi’ si espresse: "L'esercito non è d'accordo con l'utilizzo di truppe per risolvere il problema. L'esercito non vuole farlo, e non è opportuno farlo."
Questa fu vista dal PAD come una sfida, il leader del PAD, Suriyasai Katasila annuncio’ che il PAD avrebbe combattuto anche la polizia e avebbe usato scudi umani se la polizia avesse tentato di disperdere le manifestazioni. Di fronte ai sostenitori dell’ASTV, Sondhi disse: "Se dobbiamo morire oggi, sono disposto a morire. Questa è una lotta per la dignità."
La polizia comincio’ a mettere posti di blocco presidiando le strade che conducevano all’aeroporto. A un posto di blocco la polizia sequestro’ 15 fucili, una scure e altre armi che viaggiavano in un furgone, con 20 manifestanti diretti all’aeroporto.
Una bomba esplode all’aeroporto Don Muang, in prossimita’ dell’ungresso al terminal passeggeri, prima dell’esplosione si udirono chiaramente sette colpi di pistola provenienti da un magazziono posto in una parte piu’ interna del complesso aereoportuale. Nessuno rimase ferito nell’esplosione e non e’ chiaro chi fece esplodere la bomba.
Un posto di blocco, a circa 2 km dall'aeroporto, fu attaccato obligando la polizia a ritirarsi. Il sergente anziano della polizia Maj Sompop Nathee, fu arrestato dalle forze di PAD. Fu interrogato da Samran Rodphet, leader PAD, e poi trattenuti all'interno dell'aeroporto. Giornalisti e fotografi che cercarono di seguire Sompop al suo interrogatorio, furono fermati da forze del PAD che non lo permisero loro. Sostenitori PAD furono spostati dal Palazzo del Governo all'aeroporto. Una poliziotta in borghese fu identifica all’aeroporto Don Muang, obligata a salire su un palco, qui inondata d’acqua dalla folla dei manifestanti inferociti mentre altri manifestanti vicino cercavano di colpirla. Alla fine fu rilasciata.
Con l'eccezione di un aereo nessun volo con passeggeri fu autorizzato per otto giorni. Il PAD si scuso’ con i viaggiatori per il disturbo arrecato e offri’ loro cibo.
L’assedio termino’ il 2 dicembre a causa di un verdetto della Corte Costituzionale che scioglieva il PPP e impediva ai suoi leader di accedere a qualsiasi carica politica dato che il partito era stato ritenuto colpevole di brogli elettorali. Con simili accuse la Corte Costituzionale condanno’ e sciolse altri due partiti della coalizione, il Primo Ministro Somchai rassegno’ le dimissioni. Il PAD indissse una conferenza stampa dove annuncio’ che avevano cessato tutte le manifestazioni. “abbiamo ottenuto una vittoria e raggiunto i nostri obbiettivi” disse Sondhi Limthongkul. I voli dall’aeroporto Suvarnabhumi riprendono il 4 dicembre.
A parte le dichiarazioni incredibili di alcuni membri del PAD, ne basti una per tutte la piu’ ecclattante: “Il Pad poteva sequestrare l’aeroporto e fare questo non era neppure eccessivo. Il mondo intero capisce che questo e’ un fatto normale in una lotta per la democrazia”. Aveva cosi’ tanta ragione che queste furono le reazioni della comunita’ internazionale. I governi di Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Nuova Zelanda, Singapore, Stati Uniti, Australia e Giappone consigliarono i loro cittadini di evitare la Thailandia vista la situazione all’aeroporto. L’Unione Europea invito’ i manifestanti a lasciar in pace gli aereoporti. Gli ambasciatori dei paesi EU in Thailandia redassero un comunicato congiunto dichiarando che i manifestanti stavano danneggiando l’immagine e l’economia della Thailandia e continuavano “Pur rispettando il diritto di protestare e senza interferire in alcun modo col dibattito politico interno in Thailandia l’Unione Europea ritiene che tali azioni siano totalmente inappropriate. Il portavoce del Dipartimento di stato americano disse che gli aeroporti non erano un mezzo appropriato di protesta e che il PAD avrebbe dovuto allontanarsi dagli aeroporti pacificamente.
Nel dicembre 2008 la Corte Costituzionale doveva prendere la decisione se sciogliere o meno il PPP e altri due partiti della coalizione per brogli elettorali. Se questi partiti venivano sciolti i dirigenti dei partiti si vedevano escludere dai diritti politici per 5 anni, gli altri membri del Parlamento non leader avevano un certo periodo di tempo per confluire in un nuovo o in un’altro partito prima della decisione della Corte. Essendo 447 i membri del Parlamento anche se nessuno degli altri partiti della coalizione si fosse alleato col PPP questo anche se per poco avrebbe avuto la maggioranza assoluta 228 parlamentari, superando la maggioranza richiesta di 224 per 4 voti.
La Corte Costituzionale emise il suo giudizio in base al quale il Primo ministro Somchai Wongsawat doveva rassegnare le dimissioni ed essere sostituito dal suo vice Chaovarat Chanweerakul.
Il PPP emise un comunicato chiamando il giudizio un “colpo di stato politico” e si addentro’ a criticare le procedure della corte: ai testimoni a difesa era stato concesso un tempo totale di due ore per esprimersi, la moglie di uno dei sei giudici era un membro attivo del PAD e parlo’ di altre irregolarita’. A questo punto i parlamentari e i membri del PPP fondarono il For Thais Party per preparasi all’evento che il PPP dovesse essere sciolto. I membri del PPP immediatamente cominciarono a confluire nel nuovo partito.
Le elezioni per i 26 membri dell’esecutivo allontanati dai tre partiti si tennero l’11 dicembre 2008.
E’ a questo punto che grossi personaggi dell’esercito, con alla guida il generale Anupong Paochinda, convincono con la forza un’ala del PPP, il Gruppo dei Fratelli di Newin e membri dei partiti che formavano la coalizione col PPP a formare una coalizione col Partito Democratico il cui leader era Abhisit Vejjajiva. Dopo giorni di negoziazioni Abhisit ottenne 235 voti a favore e 198 contrari.
Il 6 dicembre 2008 il partito d’opposizione, Democrat Party, disse di aver sufficiente supporto da parte dei partner della precedente coalizione da poter formare un nuovo governo, il For Thais Party dichiaro’ la stessa cosa aggiungendo che a lui si erano ormai uniti piu’ di un terzo dei parlamentari.
Il 15 dicembre 2008 Abhisit Vejjajiva fu eletto Primo ministro. Un importante leader e senatore del PAD, Khamnoon Sitthisamarn defini’ la premiership di Abhisit Vejjajiva: “Una genuina vittoria del PAD” e “un colpo di stato in stile Anupong”, come chiaramente scrisse The Nation Politics nell'articolo del 17 dicembre 2008 dal titolo: "Question loom over new Prime Minister's legitimacy", facilmente rintracciabile su internet. Le circostanze della sua ascesa al potere legano strettamente Abhisit con l'elite di Bangkok, l'esercito, e il Palazzo reale.
Nel marzo 2009 Thaksin Shinawatra dichiaro in un programma che il Presidente del Privato concilio, Prem Tinsulanonda, era la mente che si nascondeva dietro il colpo di stato del 2006 e che Prem e altri membri del Privato Concilio come Surayud Chulanont e Chanchai Likhitjittha avevano cospirato con i militari per assicurare ad Abhisit la carica di premier.
Sebbene Abhisit negasse le accuse centinaia di miglia di protestanti si riunirono in Bangkok i primi di aprile chiedendo che Abhisit desse le dimissioni da Primo ministro e che Prem, Surayud e Chanchai si dimettessero dal Privato consiglio. Thaksin chiamava apertamente per una rivoluzione del popolo al grido di "Khon Ammat' “Giu’ i nobili”, con questo intendendo la burocrazia politica o il governo gestito da un’elite tradizionale o nobile o da consiglieri reali che influenzavano il governo di Abhisit.
I primi segni che ci sarebbero state ancora nuove violenze questa volta contro il nuovo governo si intravidero fin dagli inizi di aprile. Il 7 aprile mentre era di ritorno dal luogo dove si era tenuto il vertice dell’ASEAN un gruppo di sostenitori di Thaksin cerco’ di fermare lui e la sua scorta. La drammatica scena avvenne quando la vettura del premier fu fermata dalla polizia che chiese al premier di cambiare la sua auto. Improvvisamente sopraggiunsero le camice rosse che raggiunsero e colpirono la sua auto, rompendo il vetro sul retro. Tuttavia sia il premier che la sua scorta riuscirono a fuggire in tutta sicurezza.
L’UDD e i sostenitori di Thaksin cominciarono le loro proteste l’8 di aprile alla sera con 100,000 manifestanti presso il Palazzo del governo e la vicina Piazza Reale. Thaksin Shinawatra giuro’ per telefono di sostenere I manifestanti. L’obbiettivo dei manifestanti era far cadere l’elite o i nobili del regime o Amatyathipatai accusati di ingerenza politica, una questione controversa per i monarchici, in particolare i sostenitori del PAD, ma fortemente sostenuta da movimenti anti-monarchici, i membri dell’ex-partito comunista, i lavoratori vicini all’UDD e i sostenitori di Thaksin. E’ per questo che il movimento UDD e’ visto come anti-monarchico da alcuni critici.
I protestanti chiedevano inoltre la revoca della costituzione del 1997, lo scioglimento del Parlamento e immediate elezioni. Il palazzo del governo fu di nuovo sotto assedio e le strade principali, le intersezioni e le entrate agli ospedali furono bloccati in Bangkok.
Proteste avvennero anche in Pattaya il luogo dove era stato pianificato il Quarto Summit del Sudest Asiatico. Barricate bloccarono il trasporto dei leaders stranieri, il leader cinese non pote’ lasciare il suo hotel a causa dei taxisti fedeli a Thaksin che manifestavano.
Nel pomeriggio, mentre i sostenitori di Thaksin cercavano di raggiungere l’albergo dove si teneva il summit, essi ebbero violenti scontri con le forze di sicurezza e i sostenitori del governo, chiamati collettivamente Camice Blu, lo Straits Times riferi’ che entrambe le parti avevano usato bastoni, randelli, pietre, bottiglie molotov e piccole bombe. Poi le forze dei fedeli a Thaksin confluirono all’albergo dove si tenevano le riunioni, presero d’assalto l’edificio e disturbarono il summit causandone la cancellazione.
I leaders dell’ASEAN in visita furono allontanati dal luogo in elicottero e portati in una base militare vicina.
Fu dichiarato lo stato di emergenza in Pattaya ma le proteste diventarono piu’ violente in Bangkok.
Il 12 aprile 2009 Abhisit dichiara lo stato di emergenza per Bangkok e i protestanti nemici dello stato. altro decreto di Abhisit riguardo’ la censura dei media. Thaksin che ogni giorno era in onda in un programma televisivo della D-Station mostrando sostegno ai suoi fedeli chiedendo loro di rovesciare il governo comncio’ a chiedere e sollecitare re Bhumibol a intervenire per porre fine a quella che poteva essere la resa dei conti.
Lo stesso giorno vengono arrestati i leaders delle proteste di Pattaya provocando disordini presso la Corte suprema e il ministero dell'Interno e la Corte Penale sperando di liberate i propri leaders. Nel pomeriggio, dopo la dichiarazione dello stato di emergenza al Ministero degli Interni centinai di manifestanti ne bloccarono i cancelli che alla fine si ruppero. Inizio’ una caccia all’uomo con Abhisit e i membri del suo gabinetto inseguiti dai manifestanti, con la macchina di Abhisit e quella del suo segretario poste sotto assedio e danneggiate. Abhisit scappo’ e si mise al sicuro mentre il suo segretario e il suo autista furono feriti e i finistrinio delle loro auto tutti rotti. Anche alcune guardie furono ferite e
Una di esse fu esibita alle camice rosse sul loro palco.
La situazione divenne piu’ esplosiva in serata quando il governo chiamo’ l’esercito per rendere sicura la capitale. L’esercito comincio’ a cercare i manifestanti nelle strade principali. Si ebbero violenti scontri, furono bruciati autobus e copertoni per barricate si videro nel centro citta’. Scontri fra Camice rosse e 'Bangkokians' si ebbero in diverse aree, furono bruciate macchine e bloccata la ferrovia. I protestanti dichiararono che almeno due Bangkokians erano stati uccisi, il fatto fu confermato dai giornalisti della BBC ma negato dalle autorita’ dato che non c‘erano prove evidenti che i due partecipassero alle manifestazioni.
A dispetto dello stato di emergenza una gran folla di manifestanti continuava a riversarsi nelle strade. Una gran folla afflui’ all’esterno del Palazzo del Primo ministro e barricate furono costruite nel tentativo di bloccare l’accesso ai militari.
Il lunedi’ 13 aprile, prima dell’alba, i soldarti thailandesi in tenuta completa da combattimento usarono gas lacrimogeni e spararono proiettili e colpi di armi automatiche sulla formazione di manifestanti che emergeva dalla intersezione di Din Daeng, vicino al monumento alla Vittoria nel centro di Bangkok, ferendo almeno 70 persone. L’esercito disse poi che i proiettili erano stati sparati in area, cosa certo non vera se ci furono i feriti, e che le pallottole con cui erano stati colpiti i feriti di un M-16, il fucile standard dell’esercito. Comunque anche Human Rights Watch ha confermato che in alcuni casi l’esercito ha sparato proiettili veri direttamente contro i manifestanti, ma ha anche confermato che questo accadeva solo quando i militari si avvicinavano ai manifestanti e questi rispondevano con laci di bombe molotov e varie, lanciando sassi con fionde e usavano armi da fuoco contro i soldati.
Comunque semprte di lunedi’ il governo ordino’ il blocco della stazione satellitare di notizie D Station, un’affiliata della UDD che in quel tempo stava trasmettendo gli scontri. Diverse stazioni radio comunitarie furono chiuse non appena si aveva notizia che potessero sostenere l’UDD.
Violenti scontri continuarono in numerose localita’ di Bangkok non appena si ebbe notizia che mandati di cattura erano stati emessi per Thaksin e altri 13 leaders dei protestanti.
Il 14 aprile 2009 molti leaders dei protestanti si consegnarono volontariamente alla polizia. I dimostranti vicino al Palazzo del governo, che erano la maggior parte, furono d’accordo nel sospendere le loro attivita’ essi furono identificati, furono prese le loro foto e furono fatti tornare alle loro provincie con autobus messi a disposizione dal governo. Subito dopo questo Abhisit revoco’ il passaporto ordinario di Thaksin ed emise decine di ordini di cattura per altri leaders della protesta.
Il 21 aprile Abhisit scateno’ una guerra di media contro le richieste dell’UDD. Il governo annuncio’ anche la distribuzione di milioni di VCDs che documentavano il punto di vista del governo sui disordini.
Il 24 aprile fu tolto lo stato di emergenza ma non la censura.
Il tratamento che Abhisit riservo’ all’UDD porto a molte critiche e si disse che il Primo ministro applicava uno standard per i suoi critici e un’altro per i suoi sostenitori. L'Asian Human Rights Commission osservo’ che "le evidenti differenze nel modo in cui le camicie gialle e camicie rosse sono stati trattati servira’ solo a incoraggerà gli oppositori del governo a ricorrere sempre di più a mezzi non legali per ottenere il loro cammino." Il fatto era che quando il PAD aveva creato disordini, mesi prima, i mandati di cattura non erano stati emessi per loro mentre erano stati emessi per membri dell’UDD e ore dopo che l’esercito aveva cominciato il suo giro di vite.
Secondo i dati del governo oltre 120 npersone rimasero ferite nei disordini, la maggior parte manifestanti UDD. Almeno 1 manifestante UDD rimase ferito da un colpo di arma da fuoco, il che accadde durante l’attacco dell’esercito nel Din Daeng cio’ anche se l’esercito sostenne che la ferita non era stata causata da una loro arma standard. L’UDD ha affermato che almeno sei manifestanti sono stati uccisi nei disordini e i loro corpi portati via dai militari, l’esercito ha negato questo fatto. Sono stati ntrovati i cadaveri di due manifestanti UDD galleggianti nel fiume Chao Phraya, le loro mani legate dietro la schiena e i loro corpi malmenati. La polizia non e’ mai arrivata a concludere se le due morti fossero politicamente motivate. Nonostante tutte questi fatti il capo dell’esercito, Anupong Paochinda, giuro’ sulla sua vita che nessuna vita era stata persa a causa delle operazioni di sicurezza.
L’aiutante di Abhisit, Satit Wongnontaey, ha sostenuto che due abitanti di Bangkok furono uccisi dalle camicie rosse durante gli scontri al Din Daeng.
L’Amministrazione Metropitana di Bangkok stima di aver subito danni per 10 milioni di baht, 238,000 euro, fra cui 31 autobus danneggiati e bruciati.
Standard & Poor’s ha ridotto il rating della Thailandia da A- a A, anche se il Ministro delle finanze ha detto che questo avrebbe aumentato di poco il costo dei prestiti per il governo.
Sondhi Limthongkul, leader del People's Alliance for Democracy, fu colpito al mattino presto del 17 aprile 2009, uomini ar5mati di M-16 e AK-47 colpirono la sua macchina con oltre 100 proiettili, ferirono Sondhi e ferirono gravemente il suo autista. Gli aggressori fuggirono quando i seguaci di Sondhi in un'altra macchina aprirono il fuoco su di loro. Sondhi era ferito alla testa ma era cosciente. Fu portato in ospedale per un intervento chirurgico. Il figlio di Sondhi accuso’ fazioni dell’esercito e Abhisit di essere dietro l’attentato.
Altro attentato anche questo fallito fu contro Charnchai Likitjitta, membro del Privato consiglio, la Corte penale per questo emise un mandato di cattura contro un leader del Chart Thai Pattana Party, partner nella coalizione dei democratici. Il ministro degli esteri, Kasit Piromya, e ex leader del PAD disse che si era a conoscenza di piani per assassinare lui, Abhisit, il vice primo ministro e il ministro delle Finanze. Kasit pensava che Thaksin era dietro a tutti questi tentativi di omicidio.
Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si dichiaro’ dispiaciuto per il rinvio del 14◦ ASEAN Summit. Human Rights Watch condanno’ le violenze, secondo quest’organizzazione: “I soldati e I poliziotti che hanno usato la violenza al di la’ del necessario non dovevano sfuggire alle indagini e all’azione giudiziaria. Il governo non puo’ perseguire solo i leader della protesta o essi si faranno beffe della legge thailandese.”
Un certo numero di paesi compresi Italia, Australia, Canada, Gran Bretagna, Hong Kong, Nuova Zelanda, Filippine, e Singapore consigliarono ai loro cittadini di evitare viaggi in Thailandia.
Poco prima dei disordini di aprile, un membro del Privato Consiglio, generale Pichitr Kullavanijaya dichiaro’ ai media thailandesi che l’ex ambasciatore USA in Thailandia, Ralph Boyce, che Thaksin aveva prelevato circa 2 miliardi e 380 milioni di euro da conti bancari che deteneva nelle isole Cayman, in cui aveva versato denaro sporco, per organizzare le sommosse antigovernative. Thakin nego’ fermamente queste accuse e intento una causa legale per diffamazione contro il consulente reale in un tribunale thailandese. L’Ambasciatore Boyce dichiaro’ poi con diverse persone che egli non aveva mai affermato quento dichiarato dal Privato Consigliere Pichitr.
Il 20 aprile 2009 Thaksin annuncio’ in un’intervista al Financial Times che il re Bhumibol era stato informato dal Privy Consiglieri Prem Tinsulanonda e Surayud Chulanont circa i loro piani per mettere effettuare nel 2006 un colpo di stato. Thaksin affermo’ che il generale Panlop Pinmanee, leader di Alleanza popolare per la democrazia, aveva parlato del fatto.
L'ambasciata thailandese a Londra, smenti’ subito le affermazioni di Thaksin. Gli autori del colpo di stato dichiararono che avevano cominciato a progettarlo nel gia’ nel luglio 2006 e che ne’ Surayud ne’ Prem ne erano a conoscenza in quel momento.
Il re ebbe effettivamente un incontro con Prem nello stesso tempo in cui fu dato l’ordine di mobilitazione alle First Special Forces ma l’incontro riguardava una cerimonia per compiere buone azioni in nome della defunta madre della regina.
In un’intervista rilasciata il 23 aprile al Financial Times, anche Abhisit ha negato le affermazioni di Thaksin dichiarado che era stato indagato e che l’incontro fra il re e Prem non era senz’altro avvenuto per discutere del colpo di stato. Anche l’editore di The Nation, Thanong Khanthong, nego’ le dichiarazioni di Thaksin e era un dato di fatto il re non aveva personalmente approvato il colpo di stato del 2006.
In accordo alla tradizione politica thailandese il re ha sempre approvato la modifica di un regime causata da un colpo di stato, dopo la rivoluzione del 1932.
Nei primi mesi del 2010 si verificano eventi che portano a una escalation della situazione. Il 26 febbraio un patrimonio di 46 miliardi di baht thailandesi furono sequestrati all’ex primo ministro Thaksin Shinawatra. La sera del 27 febbraio granate M67 furono lanciate da moto in corsa contro tre filiali della Bangkok Bank. Agli inizi di marzo Camicie Rosse, manifestanti favorevoli a Thakisn, si riversarono in Bangkok per chiedere al Primo ministro, Abhisit Vejjajiva, nuove elezioni. Anche se la manifestazione si svolse pacificamente sangue umano donato dai manifestanti fu versato all’esterno sulla casa del Primo ministro Abhisit Vejjajiva e sulla sede del Parlamento.
Il 10 aprile i manifestanti prendono il controllo di una stazione televisiva rendendo ancora piu’ tesa la situazione.
L’11 aprile scontri fra manifestanti e militari portano a 18 il numero delle vittime e a oltre 800 i feriti.
Il 15 aprile e’ salito a 24 il jumero delle vittime.
Le tensioni continuano a crescere dato che alle proteste anti-governative cominciano manifestazioni a favore del governo, c’e’ la paura di uno scontro fra le due fazioni.
Il 22 aprile una serie di esplosioni in Bangkok uccidono almeno una persona e causano il ferimento di altre 85, fra cui quattro stranieri. Alcune delle esloposioni furono causate da bombe a mano che il governo dichiaro’ lanciate dall’accampamento delle Camice rosse, fatto vigorosamente negato dai leader della protesta, che pensano che si vogliano cosi’ giustificare violenze contro nanifestazioni pacifiche.
Il 3 maggio Abhisit dichiara che e’ pronto a tenere elezioni entro il giorno seguente le camicie rosse devono dire se accettano o meno l’offerta.
Il 14 maggio i leaders delle Camicie rosse accettano la proposta di lasciare parti occupate di Bangkok in cambio di nuove elezioni. Il problema nasce quando viene loro comunicato che i leaders del Governo di Abhisit che si sonop resi responsabili di uccisioni illegali sarebbero esenti da procedimenti legali. Le manifestazioni continuano.
Lo stesso giono polizia e truppe dell’esercito tentano di circondare e tagliar fuori il campo principale dei dimostranti, che e’ quello che e’ quello che ha provocato scontri con le camice rosse, la morte di dieci persone e il il ferimento di 125, fra cui alcuni giornalisti e il generale ribelle, Khattiya Sawasdipol, colpito dal proiettile di un cecchino durante un’intervista con la stampa estera.
Il 15 maggio il numero dei morti assomma in totale a a 24 con 175 feriti. I leader della protesta avvertono che una guerra civile e’ sempre piu’ probabile. Le truppe istituiscono zone di fuoco vicino ai manifestanti e chiunque cerchi d’entrare nell’area e’ colpito a vista.
16 maggio il numero delle vittime sale ancora, ora sono 35. Solo uno di questi 35 fa parte dei militari. Lo stato di emergenza viene esteso a cinque provincie per impedire che altri manifestanti entrino in Bangkok.
Il 19 maggio l’esercito sostenuto da mezzi blindati attacca il campo dei protestanti il bilancio del giorno e’ di 12 morti e un giornalista italiano. Tutti leaders delle Camice rosse si arrendono o tentano di fuggire. Scontri rabbiosi avvengono in Bangkok mentre le Camice rosse sono obligate a uscire dal loro campo. Incendi dolosi vengono appiccati a diversi edifici e alcuni di questi portano alla distruzione del Central World.
Il 22 di maggio il conteggio delle vittime e’ pari a 85 morti e 1,378 feriti.
Le conseguenze a lungo termine della crisi non sono ancora chiare. La crisi, e in particolare l'assedio al Suvarnabhumi Airport, ha visto un aumento della copertura della stampa internazionale sulla Thailandia, con numerosi articoli di alto profilo che possono servire a rompere alcuni tabù Thai nelle discussioni pubbliche e che riguardano principalmente il ruolo della monarchia nei momenti di crisi, nonché la successione.
Con l’escalation della crisi che sempre piu’ ha colpito l’economia c’e stato un calo della popolarita’ del PAD fra l’elite di Bangkok. C’e’ stata una crescente polarizzazione del pensiero politico thai e la tanto decantata unita’ ricorrente in tanti manifesti publicitari e’ diventata quello che veramente era un mito.
La magistratura e’ sempre piu’ visto come strumento di elite che ha fermato una parte anche per la piu’ piccola infrazione mentre poi ha aperto le porte alla violenza aggressiva dell’altra. Questo modo di fare ha cominciato veramente a preoccupare in quanto e’ stato usato un doppio standard su come sono state trattate le proteste dell’UDD e quelle del PPP. Il contrasto e’ sotto gli occhi di tutti e consiste nel tocco leggero usato dalle forze di sicurezza nel 2008 per i dimostranti monarchici e e le migliaia di truppe che, con la forza, hanno fatto sloggiare, nel 2009, l’UDD dalle strade di Bangkok. Il governo Abhisit censuro’ diversi siti internet legati all’UDD e una stazione televisiva satellitare che trasmetteva le proteste. Per contrasto l’ASTV, una stazione satellitare gestita dal PAD non fu mai chiusa.
Il 2009 ha anche visto emergere due distinti rami di protesta all’interno dell’UDD, un ramo che apertamente sostiene Thaksin e uno che si concentra principalmente sulla protesta contro il governo di Abhisit e la burocrazia politica che lo sostiene. 

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