Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 15 maggio 2011

Costumi tradizionali.

“Sono ben poco vestiti” scriveva Simon de la Loubere a proposito dei thailandesi incontrati ad Ayutthaya nel XVII secolo, uomini e donne indossavano allora una semplice pezza di cotone a guisa di pantaloni o gonna, la seta era riservata alla famiglia reale. Fino alla fine del XIX secolo uomini e donne andavano a dorso nudo nonostante la crescente popolarita’ degli abiti occidemtali i contadini continuano a preferire il loro abito tradizionale piu’ adatto al loro modo di vivere. La componente di questo costume tradionale dei contadini di ambo i sessi e’ il mor hom, un camicione di cotone chiuso sul davanti mediante fettucce annodate o bottoni e tinto d’azzurro o di indaco. Per riparsi dal sole si coprono la testa con un cappello a larghe tese fatto con foglie di palma.
I vestiti tradizionali thaulandesi variano comunque sia per differenze dovute allo status, alla classe che per esigenze regionali. Il vestito piu’ comunemente portato dalle donne e’ la gonna a tuba. I costumi classici tradizionali tuttavia sono derivati da quelli di corte e da come questi si sono evoluti durante differenti periodi della storia thai. E dato che questa nazione e’ stata influenzata dalle popolazione vicine khmer, lao, birmani e malesi non sorprende che anche per gli abiti e i costumi sia stato lo stesso. Queste differenze si possono notare confrontando due costumi, uno del nord e uno del nordest. nel nord i sarong femminili, che prendono il nome di pasin, hanno il bordo inferiore riccamente decorato quelli in seta vengono spesso fermati con una spilla d’oro, prassi tipica della regione. I colori vivi sono riservati alle giovani donne nubili mentre le donne di una certa eta’ indossano colori pou’ sobri. Questi pasin che arrivanp alla caviglia sono serrati in vita e spesso fermati da una cintura. Nel nordest della Thailandia invece la maggior parte della popolazione che e’ di origine lao, continua a usare il sontuoso costume tradizionale in occasione di feste, i ricami lao, frutto di un artigianato raffinatissimo, ornano sarong e sabai, pezze di stoffa larghe una trentina di centimetri , sono drappeggiate a bandoliera al di sopra felle spalle.
Nel periodo di Sukhothai si comincio’ a intravede un distintivo stile siamese e fu in questo periodo che si svulippo’ uno dei piu’ tradizionali abiti thailandesi, il jokrabane, un unico pezzo di stoffa arrotolato in vita, passato fra le gambe e passato sulla schiena a formare un tipo di gonna che copriva come un lungo pantalone tre quarti della gamba. Il jokrabane sembra in verita’ sia stato influenzato dal khmer yok rung ma si e' saldamente ancorato alla tradizione tai. La tradizione del jokrabane continuo’ a persistere nel periodo di Ayutthaya anche se si cominciarono a distinguere abiti per uomini e per donne dato che in questo periodo queste ultime sempre piu’ frequentemente indossavano una gonna a tubo che aveva un lungo risvolto frontale del tessuto. Da questo mpmento per distinguerli l’indumento portato dagli uomini prese il nome di pannung. Nella parte superiore le donne indossavano una blusa e drappeggiavano un sabai su una spalla.
Un’innovazione del periodo di Ayutthaya fu quella fu quella di prescrivere un costume di un particolare colore per ciascun giorno della settimana: giallo il lunedi’, rosa il martedi, verde il mercoledi, arancione il giovedi’, azzurro il venerdi, malva il sabato e rosso la domenica.
Alla fine dell’epoca di Ayutthaya e all’inizio del periodo di Bangkok certe stoffe usate dall’aristocreazia venivano stampate in India. I loro motivi di ispirazione thailandese, indicavano il rango di chi le indossava. Le stoffe piu’ pregiate, chiamate pha lai-yang, vale a dire “tessuti a disegni”, dovevano rispondere a precisi criteri estetici. Tessuti di minor valore erano le stoffe chiamarte phai lainok-yang, “tessuti non corrispondenti ai disegni e quelle pha liang-yang, cioe’ “disegni copiati
I vestiti della famiglia reale e dell’aristocrazia divennero sempre piu’ elaborati, abbelliti con gioielli e diversi disegni di corone a piu’ livelli. Ritenuto il pilastro del regno il monarca aveva l’obligo di apparire nelle cerimonie ufficiali in tutto lo splendore della sua persona. Nonostante qualche apparve qualche piccolo particolate di derivazione occidentale, l’abito da cerimonia del re ha subito comunque poche trasformazioni nel corso della storia. Nelle sue apparizioni publiche  il sovrano sfoggia la coroma della Vittoria, a vari piani e munita di alette, una tunica attillata e ricamata d’oro, pantaloni della stessa stoffa, scarpe e mantello ricamati e incrostati di pietre preziose. Gli stessi accessori che si ritrovano nelle statue dei Buddha in costume reale della fine del periodo di Ayutthaya e all’inizio del periodo Rattanakosin.
I principi indossavano anch’essi vesti preziose durante le cerimonie importanti. Nella seconda meta’ del XIX secolo i principi indossavano vesti elaborate e sarong di seta i cui motivi erano esclusivi e vietati alle persone di rango inferiore. Le stoffe rare, importate dalla Cina e dal Giappone erano particolarmente apprezzate, come pure le sete della Cambogia e del Laos. Ancora oggi i principi erediatari, durante cerimonie importanti devono indossare vesti simili a quelle dei loro antenati. I costumi e i motivi delle stoffe dei personaggi di alto rango variavano in funzione del grado e ogni abbigliamento era codificato da una rigida etichetta.
L’abbigliamento occidentale che gia’ era arrivato a corte al tempo del Re Rama IV, ci sono sue foto antiche che lo ritraggono con questi abiti, si diffusero ancora di piu’ al tempo di Re Chulalongkorn, il primo monarca thyai a recarsi in Euripa. Gli uomini della corte adottarono con entusiasmo armi e uniformi europee e i costumi tradizionali ben presto scomparvero dagli ambienti di corte. Le donne di corte dal canto loro seguirono la moda e si rifecero a quella vittoriana. Adottarono corsetti con maniche a sbuffo , a volte indossate con ingombranti gonne a crinoline, altre volte con piu’ eleganti e comidi pasin locali. Sembro’ in questo momento che tutto un mondo dovesse scomparire: gli abiti siamesi che colpirono gli occidentali che visitarono il paese nel XVII e XVIII secolo, le uniformi dei soldati, gli abiti da cerimonia le stravaganti tenute degli ambasciatori che avevano meravigliato, sorpreso e incantato i francesi quando una messaggeria siamese venne mandata alla corte di Versailles e fu ricevuta da Luigi XIV e creato una vera e propria mania per le stoffe siamesi tutto sembrava finito in questo XIX secolo.
Per quanto riguarda i monaci entrando nella vita religiosa essi rinunciano agli indumenti quotidiani, il loro abbigliamento consiste di tre pezze di color zafferano ; una viene portata intorno alla vita come un sarong, la seconda a sciarpa gettata sulla spalla, la terza, la piu’ lunga avvolge completamente il corpo. Soltanto le prime due sono indossate all’;interno del monastero. Il colore giallo arancione era un tempo di origine vegetale, oggi e’ nottenuto con sostanze chimiche.
Oggi Sua Maesta’ la Regina Sirikit prederisce indossare costumi classici thai in occasione di cerimonie e in tutte le occasioni formali. Si sono venute cosi’ a creare moderne interpretazioni di stili antichi che hanno nomi come Thai Reuan Thon, Thai Chacki, Thai Boromphiman e Thai Chitlada. In questi nomi c’e’ ovvoamente un sentimemto di orgoglio nazionale sia una celebrazione di come rivive e con successo l’industria thailandese dei tessuti e della seta.


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