Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 8 maggio 2011

I cinesi.

La presenza cinese nella Thailandia centrale e specialmente a Bangkok rappresenta una realta’ importante sotto molti aspetti. Per primo il loro numero, dato che essendo circa 8 milioni rappresentano il 15% della popolazione, il che non e’ un dato indifferente. Di essi circa la meta’ vive in Bangkok e zone limitrofe.
Diversi gruppi di cinesi migrarono in Thailandia negli ultimi 250 anni. Gli Hokkien furono i primi ad arrivare in numero significativo nel tardo XVIII secolo e si resero indispensabili alla monarchia come collettori di tasse. Essi furono seguiti dai Teochew, che arrivarono poveri ma subito usarono il loro talento per costruire una fortuna. Nel nord della Thailandia si stabilirono un cero numero di Hui, mussulmani cinesi, nel tardo XIX secolo, scappando a persecuzioni religiose durante la dinastia Ch’ing.
L’integrazione dei cinesi in Thailandia e’ totale. Si dedicano principalmente al commercio e alle attivita’ professionali, benche’ una piccola minoranza segua ancora i mestieri tradizionali della zona di origine: i taichen sono commercianti e grossisti, i cantonesi meccanici e carpentieri, gli hainanesi cuochi e gestori di ristoranti. Risulta difficile riconoscere chi e’ cinese nella Thailandia di oggi.i matrimoni misti, nella maggior parte dei quali e’ un cinese che sposa una thai erano e sono frequentissimi, fin dal periodo di Ayutthaya, dove una comunita’ di 3,000 mercanti cinesi teneva i rapporti fra il Siam e il mondo esterno e dall’illuminato regno di Re Mongkut, regno 1851-1868, che ne promosse l’immigrazione e i matrimoni misti come mezzo per installare una forte etnia lavoratrice, caratteristica famosa dei cinesi, nella popolazione in generale del paese.
Quando la capitale fu trasferita a Bangkok inizio’ una massiccia immigrazione, cio’ a causa di diversi motivi: la guerra del’oppio, la sovrappolazione e le carestie, l’interferenze delle potenze occidentali e l’instabilita’ politica che precedette la caduta del celeste impero. L’ultima ondata migratoria si ebbe nel 1949, in seguito alla rivoluzione maoista. La massima migrazione cinese coincise col momento in cui il Siam, grazie al trattato con l’Inghilterra del 1855, riapri’ le porte all’occidente. Il trattato poneva fine all’isolamento del paese ma i thai, per tradizione agricoltori non erano pronti a sfruttare i vantaggi che questo comprendeva. Inoltre il monopolio del commercio tenuto dal sovrano aveva precluso in maniera drastica la formazione di una classe borghese. I nuovi immigrati divennero intermediari fra gli imprenditori e commercianti occidentali e la popolazione locale. Come agenti di prodotti da esportazione accumularono enormi fortune.
Altro vantaggio a favore dei cinesi fu la scarsa attitudine dei thai per i lavori manuali. Essi divennero carpentieri, vasai, muratori, bottegai, minatori, scaricatori portuali; tutti lavori che i thai non volevano svolgere.
Altro motivo che spiega la crescita economica della popolazione cinese e’ il fatto che la citta’ tipo in Thailandia si raggruppa intorno a un centro commerciale, un’area di mercato gestito dai cinesi. il cinese compra e smercia il riso, fornisce ai contadini i generi di cui necessitano, vende l’oro nei momenti di abbondanza e lo ricompra in quelli di crisi, funge in pratica da prestasoldi e da prestasoldi a banchiere il passo non e’ neppure lunghissimo, almeno per un cinese. Prova ne sia che oggi le banche thailandesi sono controllate nella loro quasi totalita’ da una decina di famiglie cinesi.
Naturalmente c’e’ un marginale risentimento di quasi tutta l’etnia thai verso i cinesi, a causa del loro successo negli affari ma nello spirito di tolleranza che domina questa terra questo successo economico e questo risentimento non ha mai coinciso con discriminazioni e persecuzioni come e’ avvenuto nelle vicine Malesia e Indonesia. Le ragioni di questo atteggiamento tollerante e’ che i cinesi sono da un punto di vista etnico molto affini ai thai e, inoltre, meglio si spiega se si pensa che oggi e’ molto difficile trovare un thai che non abbia nelle vene almeno un po’ di sangue cinese e cio’ cominciando dalla famiglia reale. Senza guardare a secoli precedenti, alcune regine della dinastia Cackri provenirono da ricche famiglie di mercanti cinesi, erano cinesi o avevano sangue cinese nelle vene. Cosi’ i cinesi svilupparono contatti a corte e aggiunsero una linea di sangue cinese che si estende all’attuale sovrano. Discendenti di persone di sangue misto thai-cinese sono anche presenti nella vita politica dove hanno una forte influenza.
A quanto sopra va aggiunto che i cinesi hanno un grande spirito di adattamento alle singole situazioni locali. Essi sono riusciti a mantenere tradizioni culturali e religiose proprie adattandovi, allo stesso tempo, quelle thai.
E’ per questo che fra i cinesi certe cerimonie e celebrazioni possono discostare da quelle tai. Il matrimonio cinese tende a essere un grosso affare. Rumoroso e colorato e con abbastanza di cibo da sfamare un villaggio. I funerali cinesi possono essere del tipo chiamato kong tek, che sono anche molto colorati. In questo tipo di funerali tutti i mobili di un padiglione sono di carta di tavoli, sedie, radio, teiere e simili e tutto sara’ bruciato dopo in modo che possano accompagnare il morto in paradiso. Ma se entrate in un loro negozio noterete l’altarino buddhista con le formule magiche piazzate dal monaco che ha sovrinteso all’inaugurazione insieme alla foto degli antenati e del re.
I locali cinesi si possono distinguere dall’impressionante uso di rosso: rosse le lettere, rosse le tende e rosso e oro dappertutto. I battenti dei gong, i flauti, i fischietti, i cimbali tipicamente cinesi sono presenti ovunque..
I tai considerano i cinesi molto noiosi, particolarmente quando parlano l’un l’altro e in qualsiasi posto.

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