Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

giovedì 6 marzo 2014

Giappone, Germania e il “pentimento” (Un articolo di Francesco Tortora).

Un articolo di Francesco Tortora in data 05/03/2014.

Visita cinese
Giappone, Germania e il “pentimento”
I fantasmi della Storia: 
i tedeschi hanno ammesso i crimini commessi in passato. 
I nipponici no

Bangkok - Il fatto che una delegazione cinese abbia compiuto una visita a Berlino nell’egida dei buoni propositi del Presidente Xi Jinping, una volta scoperto dall’uditorio più generale, ha svelato più di un aspetto controverso, soprattutto alla luce della risonanza che tale incontro diplomatico può avere nell’intero scacchiere asiatico. In realtà, l’elemento dominante di tale visita è stato macroscopicamente evidente ai più: conoscere la “via tedesca” al pentimento post Seconda Guerra Mondiale, per poi portare a casa una specie di “feticcio” diplomatico, una specie di trofeo da mostrare successivamente in Asia agitandolo davanti al volto del Giappone che quel pentimento non l'ha voluto compiere al cospetto delle atrocità commesse in buona parte d’Asia durante la Seconda guerra Mondiale. Per tutti questi motivi, Xi Jinping e il gruppo dei suoi collaboratori diplomatici, avevano considerato in secondo piano tutta la sequela di eventi pubblici che erano stati previsti, già distribuendo, come petali sparsi sul tappeto rosso, elogi verso la Germania che aveva compiuto nella sua Storia quei passi dolorosi lungo il cammino della contrizione mondiale.


Ebbene, mentre la delegazione cinese s’era immaginata già la scena e la possibilità di conseguire un certo tornaconto, almeno in termini d’immagine sul versante asiatico, la cruda realtà s’è dipinta di ben altri colori. La Germania e la Cancelliera Angela Merkel si sono mostrate tutt’altro che accondiscendenti verso questo progetto diplomatico ed hanno chiaramente confermato di non volersi fare in alcun modo sponda per il punto di vista cinese e di non voler essere coinvolte nel modus operandi cinese volto a costringere il Giappone nell’angolo della diplomazia internazionale, quasi fosse un Paese reietto e da abbandonarsi al suo destino fatto di isolazionismo e solitudine. Molto probabilmente i cinesi hanno compiuto un marchiano errore di valutazione, soprattutto equiparando la Germania al Giappone nel manifestare rimorsi vero il proprio operato in quei frangenti storici drammatici.

Il caso certamente finirà presto nel dimenticatoio generale ma per la Cina si tratta di un test importante e che dovrà far parecchio meditare nei tempi a venire. Secondo gli osservatori asiatici, ma anche del resto del Pianeta, il primo passo sbagliato che si può compiere in Asia, soprattutto da parte della Cina, è quello di utilizzare le stesse categorie interpretative per definire e analizzare il “caso” tedesco e quello giapponese, quasi fondendoli. Si tratta di un punto di vista di parte che fa perdere per strada elementi valutativi importanti. La Germania non è arrivata presto alla sua pubblica contrizione verso il male procurato a numerosi altri popoli negli anni della Seconda Guerra Mondiale. In effetti, si deve attendere di vedere la famosa foto che ritrae Willy Brandt inginocchiato al Mausoleo di Varsavia davanti al monumento ai caduti per mano nazista (“Genuflessione di Varsavia” 7 Settembre 1970), quindi circa trent’anni dopo i fatti dolorosi della Guerra Mondiale e dell’Olocausto. In precedenza, non vi sono state molte parole spese sui tremendi accadimenti degli Anni Quaranta caratterizzati in Europa dalla Germania nazista. C’è quasi un vuoto apparente, fatto di rimozione collettiva. Quando, però, si diffuse la foto dell’allora Cancelliere tedesco inginocchiato davanti al Monumento ai Caduti di Varsavia, gran parte del Continente (che all’epoca dei fatti storici era stato devastato e così profondamente ferito e soggiogato dai nazisti) hanno intuito che si trattava di qualcosa di importante, quello che stava accadendo non era solo un fatto di immagine, una celebrazione esteriore fatta per incassare successivamente il plauso mondiale, nella commozione, ci si rese conto che la Germania aveva compiuto un lungo cammino di riconquista interiore, una riconquista del Sé collettivo lunga, penosa e dolorosa.(Per la notizia completa di Francesco Tortora vedi l'articolo sull'Indro).

Francesco Tortora e' l'autore di "Da Thaksin a Yingluck: la Saga dei Shinawatra", il suo ultimo libro  e dei precedenti "Note asiatiche", "Asian Diary. Storie di popoli e di individui nei Paesi dove sorge il sole", "Livin' in BKK. Everyday Life in Bangkok between Modernism and Tradition". per una sua breve biografia vedi: "Il mio diario - Francesco Tortora". Francesco Tortora e' il corrispondente asiatico dell'Indro.




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