Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

lunedì 3 marzo 2014

Scuole d'arte in Thailandia: Dvaravati.

La scuola Dvaravati si sviluppa fra il VI e l’XI secolo, un periodo in cui il territorio thailandese era diviso in vari principati, prima dell'arrivo dei Khmer e più tardi dei Thai.  Essendo da poco finito il periodo dell'indianizzazione che era durato al I al VI secolo l'arte Dvaravati ne e' ancora influenzata e svolge un’importante ruolo nella propagazione della cultura indiana nella regione.
Il regno Dvaravati era situato nella bassa valle del fiume Chao Phraya, e si dirigeva verso ovest alla montagna Tenasserim Yoma e verso sud all'istmo di Kra.  Questo regno era costituito da persone che parlavano una lingua comune, il mon. Da piccolo regno a poco a poco si espanse fino a comprendere una ventina di citta di cui tre furono le principali e prevalsero come centri di insegnamento: U Thong, Lop Buri e Nakhon Phanom. 
A differenza dei regni pre-angkoriani del delta del Mekong, che erano legati a Cina e India da una rete commerciale internazionale, la Thailandia centrale era rimasta relativamente isolata, da questo emerse un caratteristico stile mon-Dvaravati altamente sofisticato  Anche se il Buddismo himayana sembra sia stata la piu' importante religione, la presenza dell’induismo è ben attestata da lingam monumentali presenti in tutta la regione e immagini dedicato a Vishnu. Gli oggetti artistici compresero sculture in pietra, stucchi, terracotte e bronzi.

E' generalmente accettato che le citta' Mon-Dvaravati si espadevano tentando di connettere il Golfo del Siam ad ovest, il passo delle Tre Pagode verso la Birmania a nord, seguivano il corso del Chao Phraya, poi andavano su verso lo Yunnan, a est verso il Vietnam. Le citta' erano circondate da fossati tondi o ovali. Alcune avevano anche una forma a conchiglia tanto che l'architetto Sumet Jumsai, persona famosa che ha lasciato diverse sue firme nell'ambiente urbano di Bangkok, le definisce "centri urbanistici a conchiglia", l'esempio piu' tipico si puo' vedere ancora oggi in Lamphun. Citta' piu' tarde ebbero la forma di rettangolo, difese da bastioni di pietra interrotti da portali in legno, l'esempio in questo caso e' Nakhon Pathom.  
Grandi monumenti buddhisti sorgevano all'interno delle citta' su fodazioni di laterite su base quadrata, tonda o ottogonale fatta di mattoni.   Anche l'edificio che ricopriva queste immagini era noralmente fatto di mattoni.
Le statue di Buddha che sono arrivate a noi hanno uno stile e sono fatte in materiali che sono facilmente riconoscibili e si differenziano dalle scuole indiane e da quelle di Srivijaya e anche da quelle Khmer.  Il materiale utilizzato nelle sculture e’ un calcare, che si trova nel sud-ovest, nelle colline a est di Lopburi e di Ratchaburi. Una pietra fragile, scistosa, con linee torte. A causa di questo per superare la debolezza del materiale gli scultori furono obbligati a scolpire figure che all'apparenza apparivano troppo pesanti e rigide. La fragilita' della pietra  ha fatto si  che la maggior parte delle statue siano arrivate a noi con le mani spezzate ai polsi o  senza testa.
Due fattori sono comunque da considerare qui si e' avuta la prima espressione di una statuaria veramente tipica del Sudest asiatico, senza riferimenti a precedenti indiani, secondo le statue dvaravati devono essere considerate per "la purezza e la parsimonia dei loro allineamenti" e l'assenza di qualsiasi decorazione inutile. Esse "respirano il puro spirito del Buddismo".
Dato lo scarso numero di statue in bronzo trovate si puo' giungere alla conlusione che il bronzo era abbastanza raro in epoca Dvaravati, esse venivano dorate e avevano intarsiati con rame.  
Le sculture, che sono state trovate soprattutto in Nakhon Pathom, in Lopburi e in prossimità di Ayutthaya possono essere divise in due tipi:
- Il Buddha in piedi con la mano destra sollevata, a volte con entrambe le mani alzate. Due statue di questo tipo sono oggi nel cortile di Wat Benchamabophit in Bangkok, altre nel museo di Phra Pathom Chedi in Nakhon Pathom.
- Il Buddha seduto si ha in una grande quantita' di pose e modi di drappeggiare le vesti. lo Buddha puo' essere rappresentato seduto secondo la maniera indiana o quella eupoea. Nel primo caso la posizione assunta e' simile alla posizione yoga virasana o posizione dell'eroe, con le gambe piegate all'indietro e le palme dei piedi verso l'alto.
Sia i Buddha in piedi che quelli seduti in trono utilizzano gli stessi mutra, il vitarka mudra, con entrambe le mani alzate, ma a volte anche una sola con l'altra sui ginocchi con la palma verso l'alto, nel gesto dell'insegnamento, con il pollice e l'indice a formare un cerchio. 
Gli esempi più belli di queste statue sono in Phra Pathom Chedi in Nakhon Pathom, in Phra Men in Ayutthaya e nel Museo nazionale in Bangkok. Sono i quattro Buddha, alti 4,3 metri e trovati nelle rovine di Wat Phramane da re Rama IV che diede ordine di spostarli nelle suddette locazioni. Sono arrivati intatti fino a noi dato che durono scolpiti in un blocco di dura quarzite. 
Caratteristiche della scuola Dvaravati sono:
riccioli a spirale molto grandi tuttavia piatti
una bassa, semisferica Ushnisha, protuberanza sul capo, a volte anche cilindrica
grande viso, palpebre superiori sottolineate
occhi dalla forma ellittica, leggermente effusivi,
sopracciglia a rondine, sottolineate, strette.
corpo asessuato, come se fosse nudo sotto una tunica apparentemente trasparente, senza pieghe.
Gli stili indiani che ebbero piu' influenza furono l'Amaravati, il Gupta e il  post-Guptama senza pero’ traslasciare elementi locali. Cosi’ il Buddha che medita protetto dal naga era gia' stata realizzata in Amaravati e anche in Sri Lanka. Ma una novità per il sud-est asiatico continentale furono pose come la Virasana e la Dhyanamudra tali statue sono state introdotte qui per la prima volta. Le prime fanno riferimento alla posizione del diamante o posizione del tuono, che è un'asana di Hatha Yoga. Il secondo Dhyanamudra è un mudra della dottrina induista, nella tradizione yoga e buddhista realizzato con le mani e le dita, ed è identificato come gesto della meditazione.  Questo motivo è diventato in seguito l'oggetto preferito degli scultori di tutta la regione, in particolare dai Khmer in Angkor e nel periodo di Bayon.
Soli pochi bassorilievi sono arrivati fino a noi, essi  rappresentano immagini religiose, che sono rese in modo meno pesante, piu' legggero di quelle prodotte dalla statuaria. Questo perche' la fragile pietra a disposizione era piu' facilmente lavorabile in modo bidimensionale. Piu' portati al plasmare che allo scolpire essi si dimostrarono maestri nei bassorilievi e nelle figure in terracotta. 
Un tipo speciale di iconografia Mon, il "Buddha su Panaspati" che non si trova da nessun'altra parte, e' dato da rilievi del Buddha, che sta' con un animale mitologico con il corpo di un toro, le ali di un cigno e il becco di un'aquila. Il significato è sconosciuto, ma e' utile richiamare il parallelo con la Trinita' induista  Vishnu cavalca il Garuda, Shiva il toro Nandi, Brahma il cigno. Come si vede gli stessi animali della rappresentazione Dvarvati. La posizione di Buddha superiore rispetto all'animale potrebbe stare a significare la supremazia del Buddismo sull'induismo. nelle sue mani il garuda porta generalmente due fior di loto. A volte la figura mitologica rappresenta un leone con la testa di un'aquila.
Bassorilievi sono stati utilizzati come decorazioni sulle pareti di templi o per le pietre di confine, sema. Le rappresentazioni principali venivano dal Tosachat come quelli che si trovano in Phra Pathom Chedi.
Altri motivi molto utilizzati quello del Buddha in meditazione con la testa del re naga Muchalinda che lo protegge contro le intemperie. La scuola Dvaravati fu la prima a produrre questo tipo di bassorilievi che era pero' destinato ad essere largamente usato, se ne appropriarono anche i Khmer ad Angkor Wat e nel periodo Banyon. Altra rappresentazione  tipica dei bassorilievi il Buddha che medita sotto l'albero bodhi.
il maggior numero di pezzi ritrovati nel periodo Dvaravati e' rappresentano dalle tavolette votive. Esse sono divise in piu' modi secondo il periodo di produzione e secondo le dimensioni della tavoletta stessa. Per quanto riguarda il tempo si hanno due periodi: il primo e il secondo periodo; il primo periodo va dal IV al VII secolo e rappresenta il miracolo di Savatthi quando il Buddha confuse gli eretici, poche parole in pali, scitte in alfabeto khmer descrivono la scena. Sono divise in base alle dimensioni, la maggior parte vanno dai 5 ai 15 centimetri ma ce ne sono di piu' grandi. Le tavolette del secondo periodo rappresentano il Buddha in meditazione  a volte con la Dhammachakra a volte protetto da Mucalinda hanno forme ovali, quadrate o a bulbo di loto. Sul retro ci sono iscrizioni in pali scritte in alfabeto Mon. Queste tavolette furono sicuramente l'eccellenza di questa scuola.     
Per concludere solo due parole per ricordare un particolare contributo alla scultura Dvaravati fu dato dalla dharmacakra o Ruota della legge. Esse furono il segno distintivo della scultura Dvaravati. Questi simboli del primo sermone del Buddha furono eretti su alti pilastri e posizionati nelle aree templari. Oggi buoni esempi possono essere visti presso il Museo Nazionale di Bangkok.
Fu nel IX/X secolo che il regno Dvaravati cadde sotto l'influenza politica di Srivijaya ma mantenne l'ntegrita' della sua arte e fu nell'XI che dovette veramente soccombere ai khmer guidati da uno dei piu' importanti re di Angkor, Suriyavarman I (1002-1050 d.C.) che occupo' la parte orientale mentre la parte occidentale la parte occidentale fu occupata dai birmani guidati da re Aniruddha.

I posti migliori località per vedere Dvaravati arte sono il Museo Nazionale di Bangkok, il Museo  nella casa di Jim Thompson a Bangkok e il Museo Nazionale U Tong. 

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