La Thailandia ha proposto la tradizionale danza in maschera Khon, conosciuta per i suoi eleganti costumi e i dialoghi in versi, per l'inclusione nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell'Unesco.
Nel definire il Patrimonio immateriale dell’Umanità
l’UNESCO parte dal concetto che il termine 'Patrimonio culturale' è cambiato
nel suo contenuto in modo notevole negli ultimi decenni, in parte proprio a
causa degli strumenti sviluppati dall'UNESCO. Il patrimonio culturale non si
ferma a monumenti e collezioni di oggetti. Esso comprende anche le tradizioni o
le espressioni di vita ereditate dai nostri antenati e trasmessi ai nostri
discendenti, come le tradizioni orali, arti dello spettacolo, pratiche sociali,
riti, feste, conoscenze e pratiche concernenti la natura e l'universo o le
conoscenze e le competenze per la produzione tradizionale dell’artigianato.
La notizia è di ieri, il khon sarà la prima
di cinque icone culturali nazionali che il governo thailandese suggerirà all’Unesco
una ogni ogni anno fino ad arrivare al 2021.
Al khon presentato quest’anno seguiranno la muay thai kickboxing, il massaggio tradizionale, il dramma danzato
Nora e un set da pasto tradizionale tailandese.
Il khon rappresentata la danza classica
thailandese. è una forma di dramma basato sul poema epico indù Ramayana che narra la battaglia tra Rama, un avatar di dio indù Vishnu, e Ravana, che
rapisce la moglie di Rama.
Il Ramayana arrivo' con ogni probabilita' in Thailandia durante il periodo
dell'indianizzazione, inizio primo millennio, portato da commercianti e
studiosi che commerciavano con l'impero khmer.
I thai, elaborarono una propria versione di questa
epopea, che fu scritta per la prima volta volta da Rama I, in una versione che
contiene 80,000 stanze ed e’ di ¼ piu’ lunga dell’originale in sanscrito. Anche
se la trama rimane sostanzialmente la stessa i thai introdussero arriccimenti
al Ramayana fornendo un maggior numero di dettagli biografici sul demone Ravana,
Dasakantha, chiamato Thotsakan o 10 colli nel Ramayana, e di sua moglie Montho.
. Hanuman, il dio scimmia differisce fortemente nelle due versioni, nel
Ramayana segue stretti voti di castita’ si puo’ quasi definire, per natura, un
dongiovanni.
Re Rama 2 (1766–1824) compose un’altra versione del Ramakien perche’ fosse usata nelle
rappresentazioni classiche del khon, una forma di teatro interpretata da
danzatori thai vestiti con elaborati costumi e maschere. La narrazione era data
da un coro che si trovava a un lato del palco. Questa storia differisce in
parte da quella narrata da Rama I, essa da un piu' ampio ruolo ad Hanuman, il
re delle scimmie e aggiunge un lieto fine.
Il Ramakien e’ l’opera
letteraria che piu’ ha influenzato la cultura thailandese. Presente in tutti i
settori artistici trova una delle sue massime espressioni nella danza classica thailandese che e’ rappresentata dal khon, un dramma
mascherato di estrema bellezza ritualistica, derivato dalle danze nei templi
indiani, attraverso la corte di Angkor. Si crede che abbia avuto origini nel
sud del paese, in Nakhon Si Tammarat, che ebbe i primi contatti con la cultura
indiana, e da li si sia diffuso in Cambogia. Nessuna prova rimane di come
avvenivano queste rappresentazioni in Sukhothai ma in Ayutthaya il dramma
mascherato era certamente rappresentato nelle sale e nelle corti del palazzo,
alla luce delle torce e senza scenario.
Il khon e’ quindi lo spettacolo artistico
rappresentato per la corte reale, durante cerimonie regali. Era allora
rappresentato da migliaia di ballerini, solo i ballerini che componevano la
corte di Ravana, il personaggio terribile del Ramakien, il re dei demoni, erano
un centinaio, ognuno con una distinta maschera. Oggi qualcosa del genere e’
impossibile da rappresentare, visto quali sarebbero le spese, il numero di
ballerini e’ stato quindi ridotto. La storia riguarda un viaggio epico, si
potrebbe paragonare all’Odissea di Omero o al mito di Giassone e gli Argonauti.
E’ un misto di ballo in musica, canzoni e
testo recitato, il tutto accompagnato da orchestra e coro. I movimenti sono
piu’ per i piedi che per le mani e ogni gesto e ogni passo della danza ha un
distinto significato.
I veri spettacoli di khon sono raramente
rappresentati al giorno d’oggi. Nonostante questo vi puo’ capitare di essere
invitati da amici a godervi una rappresntazione di khon. Se questo accade i
luoghi tradizionali per queste rappresentazioni sono il Teatro Nazionale, il
Chalerm Krung Royal Theatre e certi ristoranti. Cio’ che si puo’ vedere nei
ristoranti non e’ una reale produzione del dramma danzato e mascherato del
teatro thailandese ma ne puo’ dare una seppur pallida idea. Un buon posto per
un approccio piu’ leggero e’ il tempio di Lak Muang, a Bangkok, dove vengono
rappresentate danze offerte per grazia ricevuta. Qui si puo’ intervallare alla
danza lo spettacolo offerto dai fedeli in preghiera, delle bancarelle, del via
vai della gente, qui il tutto diventa avvincente. In tutti i casi se vi riesce
di essere spettatore di una rappresentazione di khon, ricordate che come molti
farang all’opera non sarete capaci di seguire tutti i dialoghi che sono cantati
e salmodiati in arcaico, troppo formale e poetico thai, ma in fondo ci si puo’
sempre informare prima su cio’ che accade sul palcoscenico.
"Uno dei
motivi per cui è scelto di Khon tradizionale per primo è che esso mostra
perfettamente la saggezza culturale thailandese", ha detto il ministro
della Cultura Vira Rojpojchanarat. Sua Maestà la Regina è uno dei principali
sostenitori di Khon e delle forme d’arte associaciate che comprendono il disegno dei costumi.
Il governo ha reagito alla
chiamata di Unesco per la conservazione culturale, dando pieno appoggio ad una
nuova legge relativa al patrimonio culturale. Il Ministero degli Affari Esteri
sta anche preparando per fare della Thailandia un membro della Convenzione
Unesco-sponsorizzato per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale,
che ha circa 150 membri.
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