Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

lunedì 7 marzo 2011

Un uomo poco riconoscente.

C’era una volta un uomo povero che amava viaggiare da una citta’ all’altra. Un giorno entro’ in una piccola citta’ dove incontro’ un mendicante che gli chiese del cibo. Preso da simpatia gli diede una parte del cibo e dell’acqua che portava con lui.
Mentre si preparava a ripartire il mendicante gli prese la mano e disse con voce ferma e convincente: “Giovane uomo, tu sei molto gentile, sebbene tu sia povero mi hai dato parte del tuo cibo. Per ricambiare la tua generosita’ ti voglio regalare una parola magica. Imparala e tienila nel tuo cuore, qualche giorno potrebbe tornarti utile”.
Grazie al potere della parola magica la persona che la recitava poteva stimolare la crescita di qualsiasi tipo di frutta fuori di stagione. La persona che recitava la parola doveva portare con se una ciotola d’acqua, recitare la parola, soffiare e versare l’acqua sulle radici della pianta.
Il povero mendicante chiese in cambio della parola un’unica condizione. Il giovane uomo avrebbe dovuto rispettarlo e ricordarlo dal piu’ profondo del cuore per il resto della sua vita altrimenti la parola magica avrebbe perso il suo potere. Il giovane uomo acconsenti incondizionatamente e dopo aver pagato un tributo al mendicante riprese la sua strada verso altre citta’.
Un giorno arrivo’ in una grande citta’ dove un araldo stava annunciando che chiunque avesse un mango in quel periodo dell’anno e lo avesse portato alla regina, che era in cinta, avrebbe ricevuto una forte ricompensa. Quel periodo era fuori stagioni per i manghi, cosi nessuno poteva portare un mango alla regina.
Sentito l’annuncio il giovane uomo penso’ che intendeva soddisfare la regina. Fece come gli aveva insegnato il mendicante, chiese poi ai soldati di accompagnarlo al giardino reale dove verso’ lacqua accuratamente preparata sulle radici di un albero di mango. Fatto questo chiese a tutti di tornare in quel luogo il giorno dopo.
Il giorno dopo, con grande sorpresa, l’abero di mango era pieno di frutti. La regina riusci’ a mangiare il suo mango e ne fu deliziata. Chiese al giovane uomo di vivere nella sua citta’ e lo riempi’ di doni. Questi divenne ricco e visse una vita felice in quella citta, non desiderava piu’ vagabondare da una citta’ all’altra. Un giorno preso da curiosita il re gli chiese chi era il suo maestro e come poteva acquisire la parola magica. Egli si vergognava a rispondere a queste domande, come poteva dire a un re che il suo maestro era un povero mendicante? Rispose cosi’ che era un uomo santo che viveva lontano nella foresta.
Pochi giorni dopo la regina di nuovo ebbe voglia di mango, cosi’ il re chiese al giovane uomo di esaudire il desiderio della moglie e di portare manghi. Questi esegui lo stesso rituale precdente, ma questa volta la pianta di mango non diede un solo frutto. Il re si arrabbio’ e chiese all’uomo di rivelare la ragione di quell’insuccesso. Saputa la verita’ il re condanno’ quell’uomo poco riconoscente e lo espulse dalla citta’. Tutte le sue proprieta’ furono confiscate, il giovane uomo divenne di nuovo povero. Egli capi’ che la parola magica aveva perso il suo potere perche’ lui non aveva mantenuto la parola data al maestro. Si rammarico’ ma era troppo tardi.
La morale? “Non disonorare l’onore”.

< Racconti thailandesi. 

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