Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 1 maggio 2011

La pittura.

Chakrabhand Posayakrit.

Sebbene limitata nella varieta’ dei soggetti e delle tecniche la pittura si colloca fra le piu’ eminenti realizzazioni culturali della Thailandia. Come la scultura, anche la pittura si occupava principalmente di religione e moralita’. Doveva essere decorativa e insieme istruttiva, a tal fine i suoi temi variavano dalla vita del Buddha, alle storie Jataka, al Ramakien. Inoltre veniva intesa come atto di devozione da parte dell’artista, che dalla sua creazione traeva merito, e di coloro che la guardavano dato che essa illustrava una serie di precetti morali.
I dipinti furono originariamente confinati nei templi e negli interni dei palazzi, con l’obbiettivo di arricchire la bellezza delle strutture. Tali murali erano caratterizzati dalla mancanza di prospettiva e la dimensione delle figure dipendevano dal loro stato.
La maggior parte delle pitture si trova nelle pareti interne dei bit e dei vihan. Il legno veniva dipinto, principalmente per raffigurare i guardiani del wat, sulla parte anteriore o posteriore dei battenti delle ante delle porte.
Importante e lunga quanto quella dell’architettura e della scultura la storia della pittura non e’ arrivata a noi con testimonianze altrettanto consistenti. Gli incendi da una parte e l'umidita’ dall’altra ebbero effetti deleteri su una tecnica di base non fra le piu’ felici. Se infatti il metodo di preparazione del fondo era buono, l’applicazione del colore su una superficie asciutta non garantiva un’aderenza duratura. Gli affreschi italiani si sono conservati a distanza di centinaia di anni in quanto la loro esecuzione avveniva su una base umida. Le pitture murali thailandesi non sono affreschi e sarebbe completamente sbagliato definirle in questo modo. Infiltrazioni d’acqua dal terreno e sbalzi climatici provocavano nel giro di pochi decenni la cancellazione totale dei dipinti. Quelli molto rari che sopravvivono sono tutti del periodo di Ayutthaya e di Bangkok. Fra i primi esempi quelli di Wat Ratburana in Ayutthaya, 1424; Wat Chong Nonsi in Bangkok, 1657-1707 e Wat Tai Suwannaram in Phetchaburi, XII secolo..
L’esecuzione delle pitture iniziava dalla preparazione delle pareti. Poiche’ i mattoni e il loro rivestimento in stucco erano fatti con terra contenente sali che avrebbero alterato o toni dei pigmenti era necessario applicare alla parete, tramite una spazzola, diversi strati di una soluzione speciale ricavata facendo bollire delle foglie di cassia. La parete veniva poi resa liscia con la stesura di piu’ mani di una soluzione a base d’acqua, calce, sabbia fine e linfa di diverse piante. In ultimo l’artista procedeva all’applicazione della vernice di fondo fatta di gesso bianco e semi di tamarindo macinati e bolliti. Poiche’ ciascun strato doveva essere assolutamente asciutto prima dell’applicazione di quello successivo, la durata del trattamento poteva richiedere anche alcune settimane.
I primi artisti dovettero arrangiarsi con una scelta molto limitata di colori, lavoravano con pigmenti naturali di cinque primari colori, corrispondenti a rosso scarlatto, giallo ocra, ultramarino, bianco terracotta e nero, ricavati dai materiali disponibili. L’ocra rossa e gialla, e il gesso arrivavano dai minerali locali. Il nero si ricavava dal carbon fossile macinato.  L’importazione dei colori dalla Cina permise di estendere la gamma delle tinte. Nel XV secolo arrivo’ dalla Cina il cinabro rosso vermuglio. Fu solo nel Settecento che si comincio’ ad usare la malachite cinese per ottenere un verde piu’ vivo e brillante. Alla meta’ del XIX secolo arrivarono i colori sintetici da occidente e gli artisti thai cominciarono a sperimentare con la prospettiva occidentale.
I pigmenti venivano stesi su una superficie asciutta usando un pennello ricavato dalle fibre di radici di alberi e della vite. Essendo tali pennelli piuttosto rigidi i segni che lasciavano somigliavano a quelli di una matita. Cioe’ una linea di larghezza costante molto differente dalla linea ora larga ora stretta dei pittori cinesi. Per i piccoli particolari ci si affidava a un pennellino fatto con peli di animali: particolarmente pregiato era quello dei peli dell’orecchio interno della mucca.
Anche le opere pottoriche venivano realizzate su committenza in genere della corte che le consdiderava un ottimo mezzo per acquisire meriti. Ma a dispetto della sua nobile matrice e dello sviluppo di una vera e propria scuola classica la pittura svolgeva una funzione sociale poiche’ la narrazione di storie attraverso le figure era comprensibile anche agli analfabeti. Nel periodo di Bangkok qualche riga di testo venne introdotta accanto all’iconografia.
Mentre i soggetti trattati variavano la distribuzione dei singoli quadri sui muri doveva rispondere a norme abbastanza precise. L’argomento principale il Tosachat, vita del Buddha, occupava i pannelli piu’ in vista in mezzo alle finestre. Sopra di essi stavano figure di divinita’e creature celesti in atteggiamenti di venerazione e disposti in modo da guardare verso il fondo del tempio, dove era collocata la statua di Buddha. La parete di fronte alla statua era quasi sempre destinata alla rappresentazione della battaglia con Mara, avvenimento piuttosto catastrofico che strideva con le altre scene calme e tranuille.
La pittura classica thai fu caratterizzata dal trattamento bidimensionale, senza ricorso alla prospettiva di modello occidentale e a punti di fuga. L’assenza di giochi di luce e di ombre negava al quadro ogni impressione di profondita’.Da ricordare che anche alcuni dipinti famossimi nella storia della pittura italiana furono realizzati utilizzando la tecnica bidimensionale, uno per tutti "L'ultima cena".
L’artista iniziava con l’esecuzione di uno schizzo dell’opera su carta. I tratti delle figure principali venivano disegnati sulla carta stessa, perforandola poi con spilli. Successivamente la carta, cosi’ perforata, veniva fissata alla parete e percossa delicatamente con un sacchetto poroso riempito di cenere. Questa passava attraverso i pori e lasciava una traccia delle figure sulle pareti, allora si passava all’applicazione dei colori. L’aggiunta di contorni neri aveva il compito di enfatizzare le caratteristiche principali dei vari personaggi.
Piuttosto disordinata la disposizione degli episodo di una storia. Lo spettatore doveva per forza conoscerla gia’ in quanto gli elementi non venivano presentati in successione logica, tipo i moderni fumetti. Il racconto poteva cominciare dal centro per poi proseguire in senso orario o antiorario e persino a zig zag. Un palazzo, il corso di un fiume potevano fornire sfondo scemografico a diversi episodi. Occorreva quindi individuare il personaggio principale e poi seguirne le imprese. Ogni pannello costituiva una composizione completa, automa e a se stante. In quanto tale veniva sistemato dove piu’ era gradito all’artista. Se necessario la riproduzione di una siepe o di una fila di alberi forniva la separazione fra scena e scena.
Le figure rappresentate non possono essere considerate tipicamente thai e si ignora quali modelli ispirarono gli artisti. Il drappeggio e’ ricco e fastoso, ma si limita a coprire la meta’ inferiore del corpo. Il dorso, in assenza di collane, e’ nudo. Nudi o appena nascosti da veli trasparenti sono pure i seni delle donne, rotondi e sodi. Una costante caratteristica della pittura thai e’ la costante presenza di scenette di vita quotidiana. Fanno pensare a piccole oasi nelle quali l’artista si riposava, liberandosi momentaneamente dal rigido formalismo nel trattamento del personaggio principale. Anche in queste scenette pero’ il pittore manteneva precisione e cura del particolare. Sono flash di gente comune nella sua quotidianita’: bambini che giocano, tenerezze fra amanti, teatrini delle ombre, persino furti e pipate di oppio. In alcuni templi del Sud, questo aspetto della pittura e’ stato rispolverato da artisti contemporanei che lo hanno adattato alla vita di oggi. E’ curioso davvero passare dalla nobilta’ delle immagini del Buddha a scenette in cui sono raffigurati ragazzi in moto, gente che beve Coca Cola, coppie che ballano, incendi, file di automobili...
Un’ultima considerazione va fatta a proposito dei toni delle pitture. Dove ci si aspetterebbe paesaggi dal verde brillante impreziositi da piante e fiori tropicali, al contrario, i toni sono scuri come se il paesaggio non dovesse interferire o mettere in secondo piano le scene a cui fa da sfondo.
Grandissima parte di questi murales sono purtroppo andati perduti, i pochi superstiti tuttavia riescono a dare un’idea molto precisa del ruolo della pittura classica fra le forme artistiche del paese.
L’arte di Rattanakosin del XIX secolo ci ha lasciato ottimi esempi di pittura, tanto che il periodo e’ piu’ famoso per questa che per l’architettura o la scultura. Tipicamente i murali dei templi mostrano ricchi colori e amabili dettagli. Alcuni dei piu’ fini si trovano nella cappella di Vihan Buddhaisawan in Bangkok e a Wat Suwannaram in Thonburi.  E' in questo secolo comunque che gli artisti cominciarono ad essere influenzati dalla paesaggistica cinese e il paesaggio comincia ad avere una maggiore importanza nell'arte thailandese.
Pitture importante di questo periodo fu il monaco di Phetchaburi Khrua In Khong, amico intimo di re Rama IV . E' con lui che il paesaggio diventa un elemento autonomo nella pittura thailandese. Ispirato da dipinti occidentali, fra cui il Giorgione e Pier della Francesca, di cui aveva visto riproduzioni fu lui ad inserire la prospettiva nella pittura thailandese, rivelando la sua propensione per il neo-classico americano. Oltre alla prospettiva Khrua In Khong aggiunse nuovi colori con una netta predilezione per i toni cupi, il blu, il verde, il nero. 
Per quanto riguarda il nord del paese figura importante fu Jek Seng,  a lui sono attribuiti fra l'altro i dipinti che si trovano a Wat Phra Sing in Chiang Mai. Essi furono eseguiti con ogni probabilita' alla fine del XIX secolo e rappresentano scene della vita del nord come si svolgeva prima che l'influenza della cultura di Bangkok ne soffocasse l'originalita'.   
L’arte thai moderna nacque quando l’artista italiano Corrado Feroci fondo’ fondo’ la Film Art School nel 1933 che poi divenne la Silkpakorm University. Ferocci divenne cittadino thai e cambio’ il suo nome in Silpa Bhirasri. Ed e’ oggi ricordato come il padre dell’arte thai.
Fu quello del Ferocci un periodo in cui gli artisti occidentali erano affascinati dall'oriente e altri, in verita' pochi, decisero di partire, fra questi Galileo Chini (1873-1956). Chinni fu chiamato a Bangkok per decorare il soffitto della nuova sala del trono. Chinni passo due anni mezzo eseguendo questo lavoro, dipinse le pareti in modo che glorificassero la dinastia Chackri e per quanto riguarda il soffitti si ispiro' al periodo secessionista americano. Durante la sua vita l'artista si espresse in tutte le principali correnti artistiche che si manifestavano in Europa: preraffaellismo, simbolismo, pointillismo e futurismo. In Italia le sue opere piu' note sono quelle che si trovano alle terme di Montecatini ma la sua arte manifesto' senza dubbio tutto il suo splendore nei dipinti di soggetti thailandesi.
Il periodo fra la rivoluzione del 1932 fino fino alla meta’ degli anni ‘50 fu segnato dal realismo e dagli interessi degli ideali europei nell’arte. Il governo thai era autoritario e decideva su cio’ che era culturalmente appropriato. 
Durante gli anni ’50 e ’60 artisti thai cominciarono a sperimentare con l’impressionismo e il cubismo, frequente rappresentando temi rurali in modo realistico.
Intorno al 1970 gli artisti thai si sforzarono di mescolare temi tradizionali thai con tecniche occidentali. Chakrabhand Pasayakrit risprodusse dipinti da scene e caratteri dalla letteratura classica che hanno un impatto che e’ a un tempo moderno e tradizionalista. Classico esempio di questa scuola e' Arunothai Somsakul che si ispira all'eleganza della vita che si svolgeva alla corte di Bangkok all'inizio del secolo scorso. Nei suoi dipinti si intravede un clima di sensualita' a volte ovattata da particolari erotici che a un primo sguardo possono sfuggire.
Piu’ tardi pittori come Thawan Duchenee, Pichai Nirand, Prateung Emjaroen cercarono di interpretare il buddhismo in modo da formare un unico stile di arte thai. questo e’ senz’altro uno dei piu’ interessanti e importanti movimenti che si siano succeduti nella moderna Thailandia. Rhawan fu una delle piu' importanti e prime figure nel concetto della scuola Visual Dhamma. Il Dhamma generalmente si riferisce alla legge centrale del buddhismo, Thaiwan e i suoi seguaci la interpretarono come una legge naturale dell’universo e i suoi dipinti si concentrano sulla battaglia interna fra il sensuale e lo spirituale nell’uomo. Questo movimento si allargo’ rapidamente e gli artisti che ne fanno parte si muovono dalla pittura alla scultura a media misti. Attualmente gli artisti thai piu’ famosi che lavorano nella corrente neo thai – no buddhista comprendono Songdej Thipthong, Surasit Saokong, Thawatchai Somkong, Monchai Kaosamang e Montien Boonma. Tutti hanno frequentemente esposto e hanno collezionisti di loro opere al di fuori della Thailandia.
La scultura e la pittura tradizionale in Thailandia hanno goduto successo internazionale con impressionisti ispirati come Jitr Prakit Buabusaya e e Sriwan Janehuttakarnkit, fra i pochi ad avere ottenuto una vasta fama. Sul piu’ limitato palcoscenico nazionale famosi artisti comprendono nomi della scuola delle “Palle di fuoco” come Vasan Sitthiket e Manit Sirwanichpoom che si sono specializzati in installazioni di media artistici misti motivati politicamente. Questi artisti si deliziano nel rompere i codici sociali thai e i mezzi di espressione anche quando lo scopo del loro messaggio e’ il nazionalismo o l’autosufficienza la loro arte e’ considerata “anti-thai”.
Thaweesak Srithongdee e’ uno dei tanti artisti nuovi arrivati che si muove fra neo-buddhismo e movimento delle “Palle di fuoco”. Dipinge lucenti, colorati e notevoli figure di icone umane con protundenti parti del corpo. 
Araya Rasdjarmrearnsook, Vasan Sitthiket, Montien Boonma e altri hanno rappresentato la Thailandia alla Biennale di Venezia. Dal 2003 la Thailandia partecipa alla Biennale di Venezia, il Ministero della Cultura organizza questo progetto mentre il settore privato lavora per dare alla Thailandia un importante posto nel campo dell’arte proponendo i lavori e gli artisti piu’ interessanti. Lo stesso accade per l’esposizione Documenta organizzata ogni 5 anni in Kassel, Germania.
Vasan Sitthiket  e’ uno dei pochi pittori thai contemporanei i cui lavori sono esposti al Museum of Modern Art (MoMA) in New York. Chatchai Puipia ha esposto I suoi quadri alla  Triennale Asia-Pacific (1996), alla Biennale di Shanghai (2002), alla Biennale di Singapore (2006) e alla mostra Traditions/Tension Southeast Asian Art tenuta presso la Societa’ Asiatica in New York. Panya Vijinthanasarn e’ il preside della Silpakorn’s Faculty of Painting, Sculpture and Graphic Art.

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