Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

martedì 20 novembre 2012

Tam Bun, cerimonia per fare meriti.

Sono molte le domande a cui bisogna rispondere e quello che si deve fare se si desidera organizzare una cerimonia tam bun, cio' sia che essa si tenga a casa, al wat, nel luogo dove si lavora. Gli inviti saranno indirizzati prima ai monaci che, dato che e' un numero di buon auspicio, sarebbe bene invitare in numero di nove, tranne che non si tratti di un funerale, nel qual caso dovranno essere invitati in numero pari. Deve poi essere presente un esperto che si prenda cura dello svolgimento della cermonia, dovra' controllare che i precetti vengano rispettati e dovra' conoscere almeno un po' di pali, la lingua della Sangha buddhista, che rappresenta cio' che una volta rappresentava il latino per la Chiesa cattolica.
Ci si dovra' poi preoccupare degli oggetti come candele, saponi, dentifrici da offrire ai monaci, uno di ciascun tipo per ogni monaco, poi occorrera' preparare delle buste con all'interno del denaro da offrir loro, queste buste dovranno essere dieci, nove per i monaci e una per l'esperto. Occorrera' poi porre una bottiglia d'acqua e un bicchiere vicino a ciascun posto dove siedera' un monaco. Sempre per i monaci ci si dovra' preoccupare di organizzare i trasporti, sia per farli arrivare che per farli ritornare al wat.
Si dovranno affittare sedie, tavoli, coltelli, utensili e pentole per cuocere. Molto probabilmente potra' affittarvele lo stesso wat.
Occorrera' preparare l'area dove siederanno i monaci che potra' essere una piattaforma sollevata, o semplicemente un materasso o dei cuscini. La parete dietro ai monaci sara' segnata da una striscia di stoffa orizzontale. Occorrera' posizionare anche il tavolo altare su cui verranno disposti gli oggetti rituali come candele, fiammiferi, ciotole, vassoi e il sai sin, il sacro filo bianco che unira' la statua di Buddha ai monaci e designera' la zona sacra durante la cerimonia.
Qualunque sia l'occasione una cerimonia che coinvolge persone laiche segue sempre lo stesso sherma: i monaci prenderanno posto nella zona solevata. Essi saranno volti verso l'assembea e sistemati su una sola linea. Se pero' il numeo dei monaci e' grande essi potranno disporsi in una forma a L. o in alcuni casi su due o piu' linee. I monaci anziani siederanno al lato sinistro rispetto ai laici che li si sono radunati, e gli altri monaci seguono da lui in ordine discendente di anzianita' in modo che i novizi siano quelli piu' lontani. Dall'altra parte del monaco anziano, sulla sua sinistra si trova il tavolo altare per l'immagine di Buddha e gli oggetti rituali. Al suo arrivo il monaco anziano controllera' e preparera' gli oggetti rituali.
Il sacro filo dovra' essere avvolto attorno all'immagine di Buddha e anche intorno a una ciotola che conterra' dell'acqua. Una volta che il monaco anziano avra' controllato che tutto sia in ordine passera' il rotolo di filo al monaco successivo e cosi' per tutta la linea dei monaci. Ciascun monaco da questo momento terra' il sacro filo nelle sue mani fino al termine della cerimonia. Quando il filo arrivera' al novizio piu' giovane, egli deporra' il rotolo su un vassoio in modo che non resti direttamente sul pavimento. Quando il filo comincia a passare fra i monaci candele vengono sistemate sull'acqua in modo tale che la parte che verra' accesa ne resti sopra, oppure le candele possono essere poste nei bordi della ciotola. Il monaco anziano ne accendera' una.
Il padrone di casa o un'altra persona anziana della comunita' accendera' una candele utilizzando per far questo quella gia' accesa dal monaco anziano. Un laico, un uomo, ma non necessariamente, usera' questa candela per accendere le altre che si trovano sul tavolo altare, finisce poi quest'operazione ponendo la prima candela sul tavolo altare. L'accensione delle candele e' preceduta e seguita dal rendere obbedienza (grab) tre volte all'immagine di Buddha.
L'esperto chiamera' allora tutti i laici a prostarsi di fronte ai monaci. Quando questo sara' fatto egli chiedera' ai monaci di guidare i laici a rifugiarsi nei tre rifugi e nei cinque precetti. Cosi' il monaco che e' stato delegato ad amminsitrare i tre rifugi e i cinque precetti, normalmente il secondo monaco piu' anziano, cominciera' a salmodiare e sara'seguito dalla gente. Questa prima parte delle preghiere finira' con i laici che chineranno le teste uniranno le loro mani all'altezza della testa nel gesto dell'anjali e diranno "Sathu", una parola pali che significa: "E' buono". Lo faranno con un'acclamazione che significa accettanza, gradimento e appovazione. I laici poi si inchineranno (grab) tre volote verso i monaci.
Si capisce che unendo le mani nel gesto dell'anjali durante il rito le persone hanno preso i precetti e di conseguenza non facendo l'ankali i precetti non sono stati presi. Tuttavia i thai fanno l'accettazione ma pongono un riserva mentale, ade esempio: "a lungo quanto e' possibile" o "per le prossime due ore" o anche la riserva riguarda un particolare precetto che in quel momento non e' gradito. Che queste pratiche esistono e' certo, fino a che punto siano diffuse lo e' meno. Certo e' che c'entra poco con i precetti l'alcol che e' presente in queste cerimonie e gli uomini che aspettano solo il momento giusto per berlo.
Il momento successivo della cerimonia e' quello in cui ai monaci e' richiesto nuovamente di salmodiare. Si richiede ancora l'aiuto dell'esperto laico, un anziano che conosca il pali, perche' in tale lingua deve fare la sua richiesta. Nella maggior parte dei casi il salmo richiesto sara' il Suat Mongkhon che dice come evitare la sofferennza (dhuka), la malattia (phaya) e il male (rhoka).
Mentre i monaci continuano a salmodiare molte delle persone presenti faranno il gesto dell'anjali con le mani, ma altre saranno indaffarate nella preparazione del cibo da offrire ai monaci e altre staranno intrattenendo conversazioni, normalmente a una qualche distanza dai monaci, la maggior parte partecipera' alla cerimonia.
Il canto finale e' conosciuto come Ratana Sutta e quando esso comincia il monaco piu' anziano prendera' la candela accesa che si trova sulla ciotola d'cqua la porra' in un piatto che si trova li vicino e fara' in modo che un po' di cera finisca nell'acqua. Quandi il salmo sara' alle sue ultime parole egli immergera' completamente la candela nell'acqua, spegnendola. In questo modo viene prodotta acqua lustrale chiamata "nam mon" che viene utilizzata per benedire le persone laiche presenti.
Quando si organizza una cerimonia in casa o al wat normalmente vi e' incluso un banchetto per i monaci e alcune donazioni come candele, saponette, dentifricio e cosi' via. E' tradizione inoltre offrire a ciascun monaco del denaro, posto dentro una busta bianca. Tutte queste offerte sono conosciute come dhana e questa forma di generosita' e' il principale modo per fare meriti.
Qualche volta il cibo e' portato al wat dei monaci per essere consumato in seguito ma piu' spesso i monaci mangiano di fronte alle persone laiche. Prima che le offerte siano fatte l'esperto laico deve intervenire e pregare i monaci in pali di accettare le offerte. Fara' questo traducendo in thai e isan quello che dice. I monaci accetteranno i dono salmodiando. E' in questi momenti che una persona laica, generalmente il padrone di casa o il membro piu' anziano della famiglia versa dell'acqua da un piccolo contenitore in una ciotola posta su un piccolo vassoio. Persone della famiglia siedono molto vicine al famigliare che maneggia l'acqua e lo toccheranno negli avambranci, gomiti, spalle, partecipando a quello che lui sta facendo. Cio' che succede in questo momento e' un trasferimento, tramite il rito dell'acqua lustrale, che ha accumulato i meriti, questi vengono passati da un membro della famiglia all'altro e da questi agli antenati.
A questo punto della cerimonia, il cibo viene offerto su vassoi individuali a ognuno dei monaci, cominciando dal monaco piu' anziano e concludendo col piu' giovane, fino a che tutti i monaci hanno un vassoio davanti. Una variazione di questo puo' essere puo' essere un piccolo gruppo di monaci che siedono davanti a un gran numero di vassoi da cui essi prendono il cibo. Mentre mangiano i monaci non parlano, se non e' assolutamente necessario, e non mostrano alcun apprezamento o rigetto per il cibo.
 Il cibo puo' essere preparato sia da uomini che da donne, occasionamente anche da ragazzi, differente e' il modo di offrirlo ai monaci se chi lo porta e' uomo o donna. I maschi possono offrire cibo ai monaci direttamente, mettendolo anche nelle loro mani, mai questo accade se ad offrire il cibo e' una donna, quando una donna vuole dare una qualsiasi cosa a un monaco non puo' semplicemente porla nelle sue mani. Meglio sarebbe a dire che una donna non puo' toccare un monaco.  Un monaco ha sempre con se un pezzo di stoffa, dello stesso colore dell'abito, che pone sul pavimento di fronte a lui, la donna porra' l'offerta sul pezzo di stoffa. Da li il monaco potra' raccoglierla.
Se viene chiesto a un farang di offrire cibo a un monaco a una cerimonia come questi dovrebbe considerarlo un grande onore. Se capita a voi non vi preoccupate se commetterete un errore vi accorgerete che i monaci vi sorrideranno gentilmente se questo accade. Dopo che i monaci hanno accettato il cibo da voi dovrete rivolgere loro un wai.
Per tradizione i laici non mangiano fino a che i monaci non abbiano mangiato e se ne siano andati. Se la cerimonia pero' avviene in una casa dato che e' piu' semplice dare da mangiare a un gran numero di persone allo stesso tempo monaci e laici mangeranno allo stesso tempo. Ma poiche' un laico non puo' mangiare di fronte a un monaco, i laici mangeranno fuori.
Poiche come per tutte le persone di alto rango ci si deve avvicinare ai monaci facendo in modo che la nostra testa sia piu' bassa della loro e' piu' facile servire i monaci quando essi sono su di una piattaforma che quando sono seduti in basso, nelle case tuttavia e' tradizione servire il cibo ai monaci in ginocchio, abbassando la testa il piu' possibile. Ma i thai non pretendono che i farang seguano le regole allo stesso modo, quindi quando vedranno che avete fatto del vostro meglio per adattarvi a loro si riterranno ampiamente soddisfatti e un errore ricevera' un sorriso.
Dopo aver mangiato i monaci salmodieranno una benedizione e uno di loro, generalmente quello che aveva invitato i laici a seguire i precetti benedira' con l'acqua santa ogni persona utilizzando un fascio di ya phraek, un tipo d'erba con foglie forti e spesse. Dopo la benedizione la cerimonia finisce e sara' a questo punto che quando la cerimonia e' tenuta per benedire una casa, una macchina o un negozio il monaco anziano offrira' il yan, un simbolo sacro da porre su una delle colonne principali della casa o nella parte piu' importante di un negozio.
Qualche volta lo sponsor della cerimonia puo' invitare il monaco anziano a rilasciare un sermone in thai. Potreste accorgervi a un certo punto che alcune delle persone presenti sembrano non prestare attenzione a cio' che i monaci stanno salmodiando. Questo deriva dal fatto che si crede sia sufficiente udire le sacre parole ma capirle non e' necessario. Questo anche perche' la cerimonia e' in lingua pali e sebbene la maggior parte delle persone hanno una buona idea di cio' he si sta salmodiando pochi laici conoscono veramente cio' che parole significhino. Per capirci meglio i lettori piu' anziani dovrebbero ricordare la messa in latino.
Queste cerimonie si tengono per nascite, matrimoni, compleanni, in modo particolare il sesto ciclo dei 12 anni, i 72 anni, per malattie serie o quando qualcuno e' morto, prima della cremazione, a 100 giorni dalla cremazione si tiene una cerimonia per ricordare il defunto e nel tempo semplicemente per ricordo. In ogni caso una cerimonia simile puo' essere organizzata ogni volta che se ne senta il bisogno, per un motivo o per un altro, che puo' essere il piu' vario.


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