Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 16 dicembre 2012

Boun Pravet.

E' una festa religiosa che si tiene normalmente in febbraio o in marzo ed e' particolarmente sentita nelle aree rurali. Non e' celebrata ovunque e nelle citta' e nei villaggi dove questo avviene i wat attendono nornalmente il loro turno per celebrarla, con monaci da diversi wat vicini invitati ai festeggiamenti. Gli stessi riti che si svolgono durante questa festa variano in modo onsiderevole da un luogo a un altro.
Questa festa e' incentrata sul racconto della penultima vita di Buddha, la storia jataka piu' conosciuta e famosa fra i thai, quella che viene chiamata "La grande storia", la Mahachad, che narra la storia del Principe Vessandorn (Pravet), figlio di Re Sri Sanjaya, che diede il bianco elefante che produceva pioggia a un regno vicino, che attraversava un momento di carestia. Egli non aveva mai esitato a dare via qualsiasi cosa gli fosse richiesto e non esito' ad allontanarsi dalla moglie e dai figli quando gli fu chiesto. Alla fine moglie e figli gli furono restituiti come ricompensa della sua generosita' e le persone della sua citta' andarono nella foresta a chiedergli perdono e a pregarlo di tornare a governarli. A causa della sua incessante generosita' e della completa mancanza di attaccamento egli rinacque in quella che fu la sua ultima reincarnazione. 
La sala e il wat dove si celebra questa festa sono decorati con rami, foglie, fiori e frutta. Una speciale sedia da sermoni e' decorata allo stesso modo cosi' il monaco che siede li e' parzialmente nascosto alla vista delle persone che sono raccolte di fronte a lui. E' anche tradizione erigere quattro alte canne di bambu' nell'area del wat e ad esse appendere la lunga, stretta bandiera conosciuta ome tung. Vicino, ai piedi delle canne si pongono solitamente tre piccoli canestri fatti con grosse striscie di bambu' o rattan intrecciate. Queste canne si suppone rappresentino gli alberi che si trovano nella citta' paradisiaca dove vive il Maitreya, il quarto e ultimo Buddha che scendera' sulla terra. 
Il primo giorno della festa monaci e laici si raccoglieranno in un luogo concordato, lontano dal wat, se possibile nella foresta o in un campo di riso, ma vicino a uno stagno che abbia acqua tutto l'anno. Un monaco anziano terra' un sermone per spiegare l'importanza della storia. o leggera' un estratto o un sommario della storia stessa. Egli viene poi invitato a ritornare al wat e sara' riportato indietro su una sedia, che una volta era portata a mano ma e' oggi posta sul retro di un furgoncino. Col monaco normalmente sta un'ombrello, rosso e oro, che serve a proteggerlo dal sole e un buon numero di oggetti rituali. Le persone laiche che lo accompagnano possono portare una lunga striscia di tela, circa 40-60 metri lunga e 2 metri larga che e' tenuta su bastoni di legno posti a intervalli regolari lungo la sua lunghezza. La stoffa e' dipinta ed illustra la storia completa. La processione si ferma due o tre volte e in queste pagine il monaco anziano getta piccole monete ai bambini che si sono radunati ai bordi della strada. 
Quando la processione raggiunge il wat, le persone passano tre volte attorno al sala, passando vicino ai quattro alberi e pongono fiori, candele e qualche volta piccole palle di riso nei canestri. Alla fine dei tre giri la tela e' portata nel sala e avvolta intorno alle pareti cosi' che possa essere chiaramente vista dalle persone laiche che si raccoglieranno li il giorno seguente. 
Quando le persone laiche arriveranno al mattino presto, il giorno successivo assisteranno ad un sermone che narra come Phra Malai visito' per primo l'inferno e poi il paradiso. Li racconto' di avere incontrato il futuro Buddha, Ariya Maitreya, che assicuro' a Phra Malai che chiunque avesse ascoltato tutti i 13 capitoli della storia del Principe Vessandorn in un solo giorno avrebbe senz'altro incontrato il Buddha futuro. Questo primo sermone e' seguito da altri che raccontano la rinuncia fatta dal Buddha di vivere come un sovrano e gli imbrogli organizzati dal demone Mara per impedire al Buddha di raggiungere l'illuminazione 
La lettura della grande storia comincia e continua tutto il giorno e termina tardi alla notte. I monaci si succedono e, a turno, leggono i tredici capitoli.

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