Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

giovedì 24 febbraio 2011

Ambienti e vita selvatica.

La Thailandia come e’ tipico dei paesi con alta densita’ di popolazione, ha fatto gravi danni sui ecosistemi. I tagli e l’agricoltura hanno ridotto le foreste che, 50 anni fa, la coprivano per quasi il 50% a corrente 29%, in base a quanto dichiara il World Resources Institute. Questa percentuale e’ in media con la media globale ma sopra la media dell’Asia. La perdita di foreste e’ stata accompagnata dalla diminuzione di vita selvatica. Specie animali che una volta abitavano in abbondanza nella zona si sono estinte compreso il kouprey (un tipo di bovino selvatico), il cervo di Scomburk e il rinoceronte di Giava ma innumerovoli altre specie sono in via di estinzione. 
In risposta al degrado dell’ambiente il governo thailandese ha creato un gran numero di aree protette, riserve e santuari, parchi naturale ed emanato leggi per progeggere animali e piante specifici, cio’ fin dagli anni ’70. Il governo spera di far tornare la copertura delle foreste al 40% per la meta’ di questo secolo. I rapporti del World Conservation Centre confermati da quelli del Unite Nation Enviroment Programme (UNEP) dichiarano che la Thailandia ha creato e sta ricreando piu’ zone protette da foreste che qualsiasi altro paese del Sudest asiatico, questo sia proporzionali che in termini di chilometri quadri.
Nel 1989 tutti i tagli sono stati banditi su tutto il territorio nazionale in seguito a un disastro che un anno prima si era abbattuto su alcuni villaggi e ucciso un centinaio di persone. Centinaia di tonnellate di tronchi tagliati erano rotolati giu’ dalle zone deforestate nella provincia di Surat Thami. Oggi e’ illegalmente proibito vendere legno di piante tagliate nel paese e teoricamente tutto il legname importato e’ contato prima di andare sul mercato.
La Thailandia ha firmato la Convenzione sul traffico internazionale delle specie in via di estinzione (Cites) proposta dalle Nazioni Unite e sebbene la Thailandia abbia raggiunto migliori traguardi dei suoi vicini la corruzione ostacola i tentativi del governo tesi ad impedire che specie esotiche finiscano sul mercato illegale globale. La chiusura dei ristoranti che servivano piatti con carne di animali della foresta anche in via di estinzione come il cervo che abbaia, l’orso, il pangolino, la civetta e il gaur, ha invece fatto scomparire questi piatti.
In ogni caso tutti gli esperti sono d’accordo che i maggiori pericoli per gli animali non dipendono dalla caccia o dal commercio illegale ma dalla perdita dell’ambiente. Se le foreste, le mangrovie, le paludi, le pianure sono protette esse proteggeranno gli animali.
Il Royal Forest Department e’ continuamente sotto pressione perche’ prenda azioni immediate nelle aree dove leggi di preservazione non sono applicate, specialmente in zone costiere dove sono fiorite illegali sistemazioni per turisti. Le lente risposte per quanto riguarda Ko Phi Phi e Ko Samet indicano che nell’area sono coinvolti intertessi economici.
Gli sforzi del Dipartimento forestale sono anche frenati da una mancanza di personale e di fondi. La paga media di un ranger e’ meno di 175 baht al giorno (a seconda dei cambi, ma se prendiamo 42 che e’ una media, circa 4 € al giorno. Alcuni non sono pagati per niente ma ricevono vitto e alloggio.cosa si puo' pensare che possa succedere se queste persone si trovano di fronte a un ricco padrino cinese che controlla il taglio illegale o affari che riguardano animali selvatici e ben disposto ad aprire i cordoni della borsa..
Le risorse marine sono anche minacciate dalla mancanza di programmi di lunga conservazione. La parte superiore del Golfo di Thailandia, fra Rayong e Phrachuap Khiri Khan era una volta fra le piu’ feruli aree marine al mondo. Ora c’e’ una significativa mancanza di vita marina dovuta alla sovrapesca. Gli esperti dicono che non e’ troppo tardi per riabilitare la parte alta del golfo riducendo l’inquinamento e eliminando i peschereggi con grandi reti da pesca e riducendo la pesca commerciale a certe zone. Un bando effettivo della pesca al macarello tentato in un primo tempo ha salvato questo pesce da una quasi totale estinzione.



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