Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

domenica 8 maggio 2011

I thai del sud.

I tai pak tai del sud considerano se stessi una popolazione a parte con una propria particolare cultura e un diverso modo di parlare thai, essi rappresentano l’8% del totale dell’etnia tai in Thailandia.. La Thailandia peninsulare fu la prima regione del paese ad assorbire la cultura indiana. La composizione etnica della penisola agli inizi dell’era cristiana non e’ mai stata definita con esattezza, probabilmente era in parte mon-khmer e in parte indonesiana. In seguito all’influenza mercatile indiana sorsero citta’-stato che fivennero importanti centri di comunicazione fra India, Indonesia e Cina. Alcuni di questi porti erano con buona probabilita’ colonie indiane. Le testimonianze archeologiche testimoniano culture raffinate ed evolute. Il buddhismo e’ documentato nella penisola a partire dal VI secolo. Questa regione entro’ ben presto nella sfera di potere dell’impero marittimo indobesiano di Srivijayae molti ipotizzano che Nakhon Si Thammarat ne fosse la capitale. Con il declino dell’impero indonesiano inizio’ in maniera consistente l’espansione thai nell’istmo? Re Ramkhamhaeng assogetto' tutti gli stati della penisola imponendo rapporti di vassallaggio. A partire da quel momento esiste una documentazione scritta sulla progressiva e inarrestabile affermazione dei thai nella penisola. Oggi le provincie della Thailandia pensilare sono abitate da thai del Sud, i tai paaktai, una razza composta da thai mon-khmer malesi e indiani. i thai pakthai sono simili a tutti gli altri thai ma piu’ scuri di pelle. Si esprimono in un dialetto che presenta diverse parole abbreviate e ridotte a monosillabi incomprensibili per gli altri abitanti del paese. La religione e’ quella buddhista. Le tre provincie di confine (Pattani, Yala, Narathiwat) sono invece abitate da malesi mussulmani, al 93% sunniti. Villaggi di agricoltori e pescatori malesi si trovano anche nell’isola di Phuket. E nelle provincie di Trang, Sathun e Ranong, dove invece la maggior parte della popolazione e’ costitita da thai di fede buddhista. I mussulmani godono della massima liberta’ di culto e non sono soggetti a nessun tipo di discriminazione. Il banditismo e la pirateria endemici nel sud non sono ricoducibili ai movimenti separatisti, benche' negli anni ’60-70 siano stati presentati all’opinione publica come facenti parte della guerriglia comunista un movimento a carattere politico.
Si stima che la gente di fede mussulmana in Thailandia ammonti a due milioni di individui, per o piu’ stanziati nelle tre provincie del sud che un tempo costituivano il regno malese di Pattani, porto commerciale antichissimo, che esercito’ notevole importanza. I malesi di Pattani parlano, ovviamente malese, come avviene al di la’ del confine. Tuttavia, a scuola, imparano a leggere e a scrivere in thai.
L’egemonia thai su Pattani risale agli inizi del regno di Ayutthaya. occorreva poter controllare questo porto non solo perche’ esso si trovava sulla rotta del Siam, ma anche per proteggere le spalle al Tenesserim attraverso il quale passavano le carovane dirette verso i porti siamesi della costa occidentale. Li infatti si commerciava con l’India e la Birmania. Bisogna pero’ attendere gli inizi dell’Ottocento perche’ la sovranita’ del Siam su Pattani perda il suo aspetto poco piu’ che nominale. Rama I estese il dominio del Siam agli altri stretti malesi di Kedha, Trengann e Kelantan, portando Pattani sotto il diretto controllo della corona. Nel 1831una rivolta in Kedah contro gli emissari siamesi diede inizio a una guerra da parte degli stati malesi per conquistare l’indipendenza, che si concluse con la completa distruzione di Pattani e la deportazione a Bangkok di migliaia di prigionieri. Gli stati malesi entrarono cosi’ nell’area siamese e per tutto l’Ottocento la situazione rimase relativamente sotto controllo.
Col trattato anglo-siamese del 1909 i tre porti venivano ceduti alla Gran Bretagna, mentre Pattani entrava a far parte del nuovo e moderno sistema amministrativo promosso da re Chulalongkorn.
I cinesi, come e’ ovvio sono presenti anche al Sud soprattutto a Songkla e Puket. Phuket in particolare rimase un’isola tutta cinese fino a pochi decenni orsono, quando lo sviluppo delle infrastrutture turistiche comincio’ ad attrarre lavoratori e commercianti da ogni parte del paese. A Phuket i cinesi non sono solo comercianti e bottegai ma anche contadini e minatori. Le miniere di stagno, che segnarono l’evoluzione economica dell’isola, erano gestite e sfruttate dai cinesi
Fra le minoranze etniche vanno segnalati i negritos, semang, stanziati nelle foreste ai confini con la Malesia. I negritos erano i primi abitanti dell’isola che vivevano di caccia e dei raccolti strappati alla giungla. Ne restano poche centinaia, isolati dal resto della comunita’.
Integrati, invece sono i nomadi del mare, mokens, divenuti stanziali. I loro villaggi di tipo malese si incontrano a Phuket e nelle provincie di Ranong e Kabri. I mokens, un tempo disseminati lungo le coste del golfo del Bengala, parlano una lingua di ceppo malese, sono piccoli di statura e scuri di pelle. Di religione animista, usavano trascorrere la loro esistenza sulle barche, in piccoli gruppi che si spostavano automaticamente, a assecondando le esigenze della pesca. Oggi, pur conducendo un’esistenza sedentaria, sono rimasti pescatori e costituiscono una valida manodopera per la raccolta dei nidi di rondine nelle isole di Panguga Bay e Krabi.
La storia dei mokens corre parallela a quella dei gitani del mare, badjao, che gravitano intorno alla penisola di Zamboanga e all’arcipelago delle Sufu nelle Filippine.

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