Come per il resto della Thailandia la popolazione dell'Isan e' formata quasi esclusivamente di Buddhisti Theravada, ma in questa zona il Buddhismo e' combinato con elementi animisti piu' che da altre parti. I seguaci del Buddhismo Theravada in Thailandia e nei paesi vicini credono che raggiungeranno l'illuminazione attraverso la coltivazione e la propria crescita fino a che la giusta conoscenza portera' alla giusta liberazione. Ma allo stesso tempo credono che devono costruire una casa per gli spiriti se non vorranno essere disturbati da questi nella propria casa.
Ma c'e' una corrente nel Buddhismo Therava in Thailandia che e' sicuramente rinata da queste parti, quella dei monaci della foresta. Oggi che la tradizione si e' diffusa in tutto il Sudest Asiatico, ha varcato i confini dell'Asia e si e' prima affacciata poi sviluppata nel mondo molti dimenticano che un contributo cosi' importante al Buddhismo e' stato portati dall'Isan.
L'origine dei monaci della foresta si puo' far risalire a Asoka, un imperatore buddhista indiano vissuto nel III secolo a.C. che per primo codifico' le pratiche buddhiste e sponsorizzo' i monaci che diffondevano la religione.
La principale fonte letteraria che tratta dei monaci della foresta risale alla Visuddhimagga, un'opera del V d.C., il cui nome significa "Sentiero della Purificazione" e introduce la disciplina ascetica. Questo libro indica tredici pratiche ascetiche o dhutangas che non facevano parte ai primi tempi delle pratiche buddhiste ma rappresentavano un'evoluzione del pensiero come si trovava scritto nell'insieme dei discorsi di Buddha. Queste tredici pratiche ascetiche erano: indossare abiti di pezza, utilizzando solo tre pezzi, fare la questua, non omettere nessuna casa quando si elemosina, mangiare solo una volta al giorno, mangiare solo dalla ciotola, non mangiare una seconda porzione, mangiare nel bosco, mangiare ai piedi di un albero, vivere all'aria aperta, vivere in cimiteri, accontentarsi di qualsiasi ospitalita' si riceva, dormire in posizione seduta e non sdraiata.
La principale fonte letteraria che tratta dei monaci della foresta risale alla Visuddhimagga, un'opera del V d.C., il cui nome significa "Sentiero della Purificazione" e introduce la disciplina ascetica. Questo libro indica tredici pratiche ascetiche o dhutangas che non facevano parte ai primi tempi delle pratiche buddhiste ma rappresentavano un'evoluzione del pensiero come si trovava scritto nell'insieme dei discorsi di Buddha. Queste tredici pratiche ascetiche erano: indossare abiti di pezza, utilizzando solo tre pezzi, fare la questua, non omettere nessuna casa quando si elemosina, mangiare solo una volta al giorno, mangiare solo dalla ciotola, non mangiare una seconda porzione, mangiare nel bosco, mangiare ai piedi di un albero, vivere all'aria aperta, vivere in cimiteri, accontentarsi di qualsiasi ospitalita' si riceva, dormire in posizione seduta e non sdraiata.
In Thailandia, il buddismo ha sempre avuto un ruolo centrale nella società, presso i wat una volta erano scuole, i monaci servivano da giudici e a volte potevano essere arbitri in transazioni commerciali, Intorno al 1900 i monaci di solito ricevono la loro formazione nei monasteri e guadagnavano l'equivalente di "lauree" in Pali e studi Tipitaka, senza necessariamente impegnarsi in pratiche meditative descritte nelle Scritture, cio' aveva portato a una situazione in cui l'opinione comune si era convinta che non era più possibile per nessuno raggiungere il risveglio. A un certo punto alcuni monaci pensarono che gli ideali originali della vita monastica erano stati compromessi. Fu allora che dalla folta folla dei monaci si ersero alcune persone che erano nate e avevano vissuto in Isan. Fra queste Phra Ajahn Sao Kantasilo Mahathera (1861–1941) che era nato in provincia di Ubon Ratchathani e il suo piu' illustre studente Ajahn Mun Bhuridatta Thera, dalla stessa provincia. Essi furono seguiti da altri monaci che adottarono la strada della foresta: Phra Ajaan Thate Desaransi (1902–1994) e Ajahn Maha Bua (1913-2011) di Udon Thani e Ajahn Chah (1918-1992) di Ubon Ratchani. Questi monaci furono tutte persone famose durante la loro vita. uomini in odore di santita'. Da loro, dall'Isan la tradizione della foresta si e' diffusa in tutto il mondo ha raggiunto gli stati Uniti, l'Australia, la nuova Zelanda, la Svizzera, il Regno Unito, la Germania e nel nostro paese, l'Italia, dove sono stati riconosciuti dal Presidente della Republica.
Tutto questo nacque come una reazione contro il lassismo percepito nel Buddhismo che porto' i primi maestri ad opporsi e a voler seguire una vita semplice e associata alla tradizione.
Il monaco della foresta doveva vestirsi utilizzando stoffe scartate per fare le sue vesti, solo in via secondaria poteva utlizzare panni che gli erano stati lasciati presso la sua abitazione o che gli venivano offerti nel suo cammino quotidiano. Nel complesso, l'abito del monaco doveva essere formato al massimo di tre pezzi.
Essi non potevano cuocere cibo, entravano nei villaggi e dovevano chiedere per esso, e non potevano neppure scegliere dove andare, se andavano prima nelle case dei ricchi o dei generosi magari avrebbero ottenuto una maggiore e migliore qualita' di cibo, e ritirarsi piu' in fretta ma non potevano, dovevano visitare le case in successione e presentare la ciotola in silenzio. Il cibo donato doveva essere quello che le famiglie avevano in eccesso, niente doveva essere appositamente preparato per i monaci o preparato quando il monaco era stato avvistato.
La regola era he i monaci dovevano iniziare la questua a meta' mattina in modo di tornare alla loro dimora prima di mezzogiorno. Se stavano in un wat si riunivano in un edificio separato o sala da pranzo dove ridistribuivano il cibo come necessità, e mangiavano dalla loro ciotola in silenzio, senza posate e senza prendere una seconda porzione. Se il cibo era in eccesso doveva essere dato via. La loro dieta tipica era formata da riso, spesso con una salsa di peperoncino, e un po 'di verdura, frutta ma molto spesso il pasto non era cosi' ricco e cio' che ottenevano era solo riso. Per bere i monaci aveva normalmente un pozzo o una fonte di acqua vicino. Il pasto di mezzogiorno era l'unico pasto, ma un tè pomeridiano era accettabile.
In Thailandia, il rifugio individuale di un monaco è chiamato Kuti, era fatto di canna di bambù o da altro legno che non doveva esssere tagliato ma già caduto. Ma i monacci della foresta dormivano piu' frequentemente in caverne, nella giugla o nei cimiteri. In ogni caso il luogo doveva essere lontano dal villaggio o da altra abitazione visibile e non facilmente accessibili. Essi portavano una tenda chiamata klot, fatta con modesto tessuto e che serviva da zanzariera, poteva essere montata all'aria aperta, in una grotta, ai piedi di un albero, o in un cimitero.
Un programma tipico per un monaco della foresta era a dormire dalle 22:00 alle 02:00, meditare dalle 02:00 alle 06:00 del mattino, lavare, pulire, spazzare e uscire per la questua, per poi tornare a mangiare, riposare, occuparsi di altre faccende, e infine alla sera passare quattro ore in meditazione, solitamente 18:00 alle 22:00.
Questi monaci non dovevano astenersi dal contatto con la gente del villaggio quando lo scopo era un mezzo utile per esprimere compassione e gentilezza amorevole. Allo stesso tempo la foresta era un luogo naturale dove isolarsi e rimanere in solitudine e molti monaci divennero eremiti per un certo periodo di tempo. Durante il periodo delle piogge essi vivevano con gli altri monaci in un monastero. Ma essi capirono che gli insegnamenti del Buddha non dovevano essere studiati fra le pareti di un confortevole monastero ma che la vita all'aria aperta, la strada era la vera universita': il cuore della foresta, una tomba, l'ombra di un albero, un cimitero, le pendici di un monte o i suoi piedi, una pianura, le sponde vicino a un fiume, una valle, una grotta o una cascata quelli, durante la sua vita il Buddha aveva identificato come i luoghi dove vivere e dove si poteva e si puo' trovare tutto il sapere di questo mondo e oltre.
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