Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

martedì 20 novembre 2012

L'abito dei monaci thailandesi.

Un monaco e' immediatamente riconoscibile perche' indossa l'abito. Indossarlo e' cio' che lo rende un monaco. In Italia, come da altre parti si crede che l'abito di un monaco buddhista sia di un solo colore, zafferano, quando poi i si reca in vacanza in un paese come la Thailandia si e' sorpresi nel vedere che i colori possono variare e anche considerevolmente. Il colore dell'abito dei monaci puo' variare da monastero a monastero e anche all'interno dello stesso monastero. Alcuni abiti possono essere marroni rossicci, altri marrone scuro fino al giallo brillante. In effetti non c'e' nessun significato nei colori, se si accettuano i monaci della piu' piccola e ristretta setta Thammayut e per i monaci della foresta che preferiscono colori piu' scuri.
L'abito dei monaci e' formato da due parti una parte esterna chiamata jivorn e una che sta' sotto questa, il sabong, questa parte e' indossata attorno alla vita, copre l'ombellico e cade sotto il ginocchio. Il sabon e' tenuto insieme utilizzando le pieghe e da un cordone. Sulla parte alta del corpo, sotto il jivoen e' indossata l'ungsa, un gilet con una spalla senza maniche. E' tenuto insieme dalla parte sinistra da lacci che vengono legati.
Quando compie servizi religiosi all'interno del monastero il monaco puo' indossare un ulteriore capo, il sanghat, che e' piegato in un modo molto particoloare in un lungo rettangolo e appeso alla spalla sinistra. Il sanghati puo' anche essere utilizzato quando necessario per tenere il monaco caldo. Un monaco puo' indossare o meno sandali, dipende dalla tradizione del suo monastero, la maggior parte dei monaci li portano.
Un monaco puo' portare una leggera borsetta chiamata yarm, che e' simile a una borsa da appendere al collo ma che' portata piegata nelle mani e non indossata sulla spalla, ne' mai portata sul retro. 
Gli abiti sono ovviamente di diverse taglie e sono normalmente fatti di cotone, seta, nylon, e di altri tessuti fatti dall'uomo, cio' he li accomuna e' che sono tagliati tutti allo stesso modo e hanno tutti la stessa forma e disegno.
Anche al giorno d'oggi sono fatti di diversi pezzi di stoffa cuciti insieme, in questo c'e' un motivo storico, il fatto che continuano ad essere composti da piu' pezzi serve a ricordare i giorni in cui i monaci facevano i propri abiti utilizzando pezzi di stoffa che trovavano nei cimiteri, nei luoghi in cui venivano radunati i corpi dei morti. Le misure e il modo di indossare l'abito esterno e' cambiato dai tempi di Buddha e puo' variare da Paese a Paese. 
In Thailandia ci sono piccole differenze fra due sette che coesistono nella zona. Comunque qualsiasi sia l'abito indossato il monaco deve sempre apparire pulito e ben coperto. Il jivorn e' generalmente drappeggiato attorno al corpo con le due parti finali arrotolate insieme. Questo rotolo e' passato sopra la spalla destra e sotto lo stesso braccio cosi' che la sua fine puo' essere tenuta nella mano sinistra o pressata fermamente fra il braccio e il corpo. All'interno del tempio l'abito e' indossato in modo tale che la spalla destra e esposta ma fuori dal tempio entrambe le spalle vengono coperte. 
I novizi che non sono stati pienamente ordinati, si possono distinguere dai monaci oridinari perche' essi lasciano scoperta la loro spalla destra anche quando sono fuori dal tempio. 


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