Ovunque andiate... che i vostri piedi non inciampino, che le vostre braccia non si indeboliscano e che le vostre parole siano veritiere. Allora le vostre speranze saranno esaudite e le vostre iniziative avranno successo (Fabio, da una Preghiera tribale del nord Thailandia).

martedì 22 febbraio 2011

La risaia

L'atmosfera serena che si respira nelle risaie e’ ingannevole: essa non mostra affatto l’enorme cura e l’enorme lavoro che queste colture richiedono dall’inizio dell’anno. La risaia dove si coltiva il riso e’ per definizione una particella di terra allagata, cio’ anche se oggi il riso si puo’ coltivare in campi secchi. La definizione e’ rimasta dato che per venti secoli la risaia allagata e’ stata la forma prevalente per coltivare il riso. Risaie di questo tipo si trovano non solo in Thailandia, ma nell’est, nel sud e in altre zone del sudest asiatico. Si trovano anche in Italia, nel Piemonte, nella pianura Padana. Risaie si possono trovare adiacenti ad aree rurali, vicino a fiumi e paludi ma spesso sono costruite anche sui crinali delle colline, anche se con molto piu’ lavoro ed uso di materiali. Esse richiedono una gran quantita’ d’acqua per l’irrigazione e alluvioni possono provvedere l’acqua necessaria per la crescita del prodotto. L’acqua e’ quindi un ambiente favorevole per le varieta’ di riso coltivate e oltre a questo scoraggia la crescita di molte varieta’ di erbe infestanti.
Sei sono le operazioni che coinvolgono le risaie, al fine di ottenere il riso:
La preparazione del suolo, arando la terra intrisa d’acqua, il contadino e il suo bufalo favoriscono la redistribuzione degli elementi nutritivi contenuti nel suolo, la risaia viene poi passata al rullo in modo da creare nel fango un letto abbastanza sodo per raccogliere le pianticelle.
Il trapianto, una volta che la risaia e’ stata abbondantemente inondata e convenientemente preparata si procede al trapianto in file delle pianticelle in precedenza fatte crescere su monticelli di terra. La consistenza del letto di fango, abbastanza morbida, favorisce il rapido radicamento delle pianticelle.
La maturazione, grazie va uno scrupoloso controllo del livello d’acqua nella risaia le piante si sviluppano e le spighe si formano e si gonfiano sotto l’azione dei raggi solari. E’ questa la fase che richiede minor lavoro, benche’ occorra di continuo diserbare e sorvegliare la condizione delle piccole dighe che delimitano le risaie.
Il raccolto. Per non perdere il frutto di una stagione di fatiche minacciate dai guasti che potrebbero causare gli animali e il maltempo, il raccolto viene fatto nel minor tempo possibile. Le spighe di riso vengono tagliate con la falce e a mano a mano raccolte nel mietitore per essere quindi ammucchiate in bighe prima di sottoporle alla battitura.
La battitura, una volta raccolte le spighe vengono raccolte su un’apposita struttura che permette di separare il chicco dalla pula. Dopo la setacciatura, che elimina le ultime impurita’, i chicchi vengono stesi sul terreno perche’ si secchino prima di essere immagazzinati.
Le risaie sono anche il rifugio di numerose specie animali, fra cui primeggia il bufalo d’acqua. Quest’animale si vede frequentamente nelle campagne thailandesi, tanto che ne e’ diventata l’immagine piu’ conosciuta. Sebbene la lavorazione meccanica delle risaie sia oggi possibile i contadini thailandesi preferiscono il bufalo d’acqua come animale da tiro. La sua utilita’ si rivela comunque sotto molti altri aspetti: fornisce carne e latte, con la pelle si confezionano indumenti e il suo sterco viene raccolto e essiccato e utilizzato come concime, combustibile, detersivo.
Non utile come questo sono i ratti e i topi che si cibano dei chicchi caduti dalle spighe oltreche’ di insetti che sono vere e proprie calamita’. Essi a volte devastano i depositi in cui il riso viene immagazzinato.
Fra la fauna acquatica sono da ricordare carpe e pesci gatto che sono volontariamene immessi nelle risaie dato che eliminano le piante marciscenti, le alghe e le larve di insetti. Nella lotta agli insetti sono utilissime anche le rane. Che consentono di evitare il ricorso a pesticidi nefasti per l’equilibrio naturale. Fra gli uccelli: il cappuccino dal ventre bianco, il cappuccino a scacchi. Il cappuccino dalla testa bianca, tutti questi tipi di uccelli, essendo ghiottissimi di riso, sono un vero flagello per le risaie; airone bianco maggiore e airone cenerino sono attirati dalla ricca fauna acquatica delle risaie, di cui come tutti i tipi di ardeidi si cibano; l’anatra caruncolata che anche se vive ai bordi delle paludi spesso si avventura nelle risaie.
Le risaie, a causa delle grandi quantita’ di gas metano che generano, hanno un effetto negativo sul’ambiente. La produzione mondiale di gas metano dovuta ai campi di riso e’ stata stimata nell’ordine di 5-10 tonnellate annue. Questa generazione di gas in cosi’ grande quantita’ ha riflessi sull’effetto serra che e’ uno delle principali cause del riscaldamento globale. Studi recenti hanno tuttavia dimostrato che il gas ,metano puo’ essere notevolmente ridotto incentivando la resa delle colture, drenando le risaie e permettendo cosi’ di respirare al terreno in modo che interrompa la produzione di metano.
Alimento base dei thailandesi e fonte di cospicui introiti, il riso e’ simbolo di una civilta’ millenaria; una cultura che mal si presta alla meccanizzazione e che ha subito poche evoluzioni nel corso dei secoli. A essa sono ancora collegati numerosi riti e mediante sapienti calcoli si tenta di prevedere l’abbondanza delle piogge e l’entita’ dei raccolti.
La Thailandia ha una forte tradizione per quanto riguarda la produzione di riso. E’ il primo paese al mondo per quanto riguarda le esportazioni e il quinto per quanto riguarda la quantita’ di superficie investita nella coltivazione, inoltre ha in programma di aumentare ulterioramente la quantita’ di terre destinate a questa produzione, cio’ anche se ha gia’ 9.2 milioni di ettari di zone risicole. La qualita’ di riso prodotto in Thailandia e’ quello jasmine (gelsomino), che’ una delle migliori qualita’ di riso ma che ha un tasso di rendimento significativamente inferiore rispetto ad altri tipi, cio’ viene comunque ben presto recuperato dato che il suo prezzo e’ quasi il doppio rispetto a quello di altri risi sul mercato mondiale. Il riso e’ per la Thailandia un prodotto facilmente esportabile dato che e’ consumato non solo da popolazioni dell’Asia ma anche in Europa, America e Africa. Il riso e’ ampiamente venduto anche in Italia e con le ricette di cucina riguardanti questo prodotto si potrebbe scrivere un grosso libro. Per i thai pero’ il riso e’ molto di piu’ di un piatto da mangiare qualche volta, e’ il loro “pane quotidiano”, da tempi immemorabili. Ci sono infatti prove che nella zona che e’ oggi la Thailandia questo prodotto veniva coltivato fin dall’antichita’, recentemente sono stati ritrovati resti del periodo Dvaravati, VI secolo dopo Cristo, ricoperti con riso glutinoso. I thailandesi sono stati cresciuti a riso per secoli, ma prima del XIX secolo esso era usato principalmente per il consumo domestico, poiche’ il riso era considerato un bene di sussistenza in caso di guerra ne era proibita l’esportazione, eccetto che in anni di raccolti veramente eccezionali e anche in questi casi il permesso di esportazione doveva essere contenuto in un decreto reale. Ancora nel regno di Rama III, nella prima meta’ del XIX secolo, troviamo decreti contro l’esportazione di riso. Dal canto loro nel primo periodo di Rattanakosin o Bangkok, le potenze occidentali fecero forti sforzi per arrivare a un libero commercio del prodotto, richiedendo al governo thailandese di abolire il monopolio e di permerne la libera importazione ed esportazione. Cio’ accadde solo nel 1885, sotto il regno di re Mongkut, che firmo’ il trattato Bowring con la Gran Bretagna, ben presto, comunque, arrivarono le altre nazioni. Fu il riso qindi a trasformare l’economia thailandese da economia di mera sussistenza a mercato economico. Le esportazioni portarono naturalmente ad altri sviluppi: l’espansione delle aree di coltivazione fu incoraggiata attraverso esenzioni dalle tasse durante i primi anni di coltivazione, si svilupparono nuove forme di irrigazione e trasporto, si comincio’ a promuovere le migliori qualita’ attraverso fiere e feste, la prima fiera nazionale del riso si svolse nel 1907. Alla prima grande fiera mondiale del riso, tenutasi in Canada, nel 1933 il riso thailandese si fece conoscere da tutto il mondo per la prima volta, dei venti premi che venivano dati se ne aggiudico’ quattro ma tra i piu’ importanti: il primo, il secondo, il terzo e l’ottavo. Nel 1953 il governo istitui’ un ufficio responsabile per lo sviluppo del riso i suoi ruoli erano: ricercare nuove e buone qualita’ di riso, raccomandare ai consumatori di provarle, tener conto delle loro preferenze, altro obbiettivo era aumentare la produzione per soddisfare la domanda crescente.
Per i thailandesi comunque tutto questo non basta, abituati a mettere assieme sacro e profano, e’ difficile per loro guadare al solo aspetto tecnico ed economico del riso. Essi offrono omaggi alla Dea del Riso e il riso e’ sempre trattato con rispetto e maneggiato con cura ed e’ loro costume celebrare cerimonie in ogni fase della produzione: dall’aratura, alla semina, al raccolto, all’immagazzinamento. La cerimonia piu’ importante e’ pero’ quella che avviene nel periodo del raccolto ma anche importante e’ il rito di supplica per la pioggia, in cui si prega il Dio della Pioggia di mandare acqua per le piantagioni. Inoltre Sua Maesta’ il Re ha fatto rivivere l’antica cerimonia dell’aratura che opportunamente rivisitata simbolizza la base culturale legata al riso della cultura thailandese. Il giorno in cui avviene questa cerimonia e’ considerato Giorno Nazionale degli Agricoltori e i migliori agricoltori dell’anno ricevono premi da Sua Maesta’ in persona.
Gruppi di volontari o cooperative di lavoro sono una pratica tradizionale. Membri della stessa famiglia, parenti, vicini e ogni persona che vive nello stesso villaggio si raggruppano insieme e insieme vanno di campo in campo aiutandosi l’un l’altro. 


 

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